• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Le storiche tranvate di Niall Ferguson. Non ultimo l’Obamacare

Le storiche tranvate di Niall Ferguson. Non ultimo l’Obamacare

Nei giorni scorsi, negli Stati Uniti, ha tenuto banco una polemica a tratti molto aspra nei confronti dello storico britannico Niall Ferguson, docente ad Harvard. Il quale, in un editoriale-cover story di endorsement a Romney-Ryan pubblicato su Newsweek, criticava l’Obamacare affermando che non è vero che le misure in esso previste non si tradurranno in un aumento del deficit. Le cose non stanno in questi termini, ma questo è ancora nulla.

Sulla riforma sanitaria di Obama, Ferguson affermava, tra le altre cose:

«Il presidente aveva promesso che la riforma sanitaria non avrebbe aggiunto un centesimo al deficit. Ma il CBO (Congressional Budget Office, ndPh.) ed il Joint Committee on Taxation ora stimano che le disposizioni di copertura assicurativa dell’ACA (Affordable Care Act, cioè Obamacare, ndPh.) avranno un costo netto prossimo a 1.200 miliardi di dollari nel periodo 2012-2022»

Questa affermazione di Ferguson potrebbe indurre il lettore a credere che l’Obamacare aumenterà il deficit nel decennio. E non è vero, perché l’Obamacare prevede copertura piena dei sussidi assicurativi. Non solo: il CBO prevede una riduzione netta del deficit nel decennio considerato, per effetto di misure di taglio di spesa sui rimborsi al programma Medicare Advanced ed al maggiore gettito derivante dalla sovrattassa del 3,8 per cento su dividendi e redditi da capitale finalizzata al finanziamento delle nuove coperture assicurative.

Ora, si può dissentire dall’Obamacare e dalle nuove entrate che essa prevede per coprire le maggiori coperture assicurative, ma il punto è un altro: Ferguson ha detto una cosa fattualmente errata, senza possibilità neppure di farsi una bella arrampicata sui vetri. Parlare, come fa Ferguson, di costo netto delle misure dell’Obamacare è inoltre doppiamente fuorviante, perché il costo netto andrebbe riferito non solo ai nuovi oneri di spesa previsti dall’ACA (citati da Ferguson), ma anche alla copertura dei medesimi. Nella sua replica ai rilievi che gli sono piovuti addosso copiosi, Ferguson ammette di aver preso in considerazione il solo versante di spesa e non anche le coperture, confermando così di essere lievemente confuso.

Ma questa non è l’unica perla dello storico scozzese. Nel suo disperato tentativo di smontare ogni azione di Barack Obama, Ferguson arriva ad affermare con argomentazioni psichedeliche la palese inutilità dello stimolo utilizzato dall’amministrazione nel 2009. In una intervista a Bloomberg TV, Ferguson sostiene infatti:

«Il punto che ho usato nell’articolo è che lo stimolo ha avuto un effetto davvero di brevissimo termine, il che è molto chiaro se, ad esempio, si osservano i numeri dell’occupazione federale: c’è un vistoso picco ad inizio 2010 e poi ricade ai valori iniziali»

Peccato che quel “picco” di occupazione federale a inizio 2010 non sia frutto di politiche di stimolo attuate da Obama, ma di assunzioni a tempo determinato di rilevatori per il Censimento statunitense. Terminato quel compito, ed il contratto temporaneo dei rilevatori, l’occupazione federale è tornata da dove era venuta. Vedi grafico qui sotto, e vedi anche analoghi picchi dei decenni precedenti (soprattutto dell’anno 2000), per identica motivazione.

Tacendo del mancato fact checking di Newsweek sui numeri dell’Obamacare (il che è comunque già di per sé molto grave, visto che non si tratta di astratte teorie accademiche ma di dati facilmente reperibili, ed in nessun caso andrebbero derubricati ad “opinione” dell’editorialista come invece il magazine si è affrettato a sminuire), Ferguson dimostra di essere un purissimo somaro non tanto con la bizzarra nozione di costo netto che non considera la copertura e quindi netto non è (quello potrebbe essere frutto di malafede politica), ma incontrovertibilmente con le farneticazioni sull’occupazione federale.

Ma neppure questo è rilevante. La blogosfera è già surriscaldata e polarizzata al punto giusto da evitare simili pedanti riscontri fattuali. Un effetto collaterale sempre più riscontrabile nei social network, la cui validità ai fini di analisi e riscontro documentale di fatti e notizie è ormai prossima a zero, come tristemente anche noi italiani osserviamo su base quotidiana, in un tripudio di tifo da stadio e presunti “scoop” e “debunking” che semplicemente tali non sono. Basti dire che da noi c’è ancora gente convinta che, sotto Ronald Reagan, spesa e debito federali americani siano diminuiti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares