Le relazioni tra l’economia e la vita vegetale

Luigino Bruni è un professore polivalente che ha scritto il saggio "Economia vegetale", che ci spiega con parole semplici come "poteva essere il capitalismo se avesse imparato dalle piante" (Aboca, 2024, 133 pagine, euro 17).
Fino a pochi anni fa "l'economia e gli economisti non hanno guardato alle piante in cerca di idee e ispirazioni". Pur avendo preso in prestito alcuni modelli, "non hanno ritenuto che gli alberi e il mondo vegetale potessero avere qualcosa da dire per la descrizione e spiegazione del sistema economico" (p. 37). Forse oggi non ci troveremmo immersi in crisi economiche cicliche perduranti, con crisi ambientali profonde, "se la scienza economica, a partire dal suo sorgere, avesse scelto un paradigma diverso, ad esempio quello vegetale" (p. 11). Le piante vivono in un mondo trasformato dagli esseri umani, a volte stravolto dagli esseri umani, ma nel lungo termine le piante vinceranno la difficile sfida.
In ogni caso le persone "sono cercatori di senso e narratori di storie, sempre, anche in economia" (p. 11), "la più pragmatica e cinica tra le occupazioni umane". Tra le varie cose citate è giusto ricordare la metafora dell'umanista fiorentino Bernardo Davanzati, che "si occupò anche di economia, di monete e di cambi". Per l'umanista fiorentino "il denaro vivifica come il sangue tutte le attività di una società. Se esso si ferma nel capo o nei ceti più alti della società, crea delle occlusioni che portano alle malattie" (p. 44). Comunque "La metafora della moneta come "sangue" del corpo è rimasta nella vulgata degli economisti fino a ieri" (p. 47). E dovrebbe insegnarci qualcosa di fondamentale ancora oggi.
Indubbiamente le piante comunicano tra loro in vari modi. "Una modalità di comunicazione si attiva quando una pianta viene attaccata e condivide l'informazione rilasciando nell'aria dei composti chimici che vengono percepiti da altre piante che si mettono in allerta e amplificano il segnale". Le piante sono molto sensibili a vari segnali, "al tocco di piante e animali" e gustano la vita più di noi. "Fondamentale è il suolo, in particolare ciò che accade sotto terra, perché le piante hanno una vita sotterranea a noi invisibile ma fondamentale" (p. 24). E purtroppo, quasi tutti gli esseri umani, fanno sempre più fatica a trovare il tempo per riflettere su quello che succede veramente fuori di casa.
Inoltre la grande impresa capitalistica, che si è enormemente sviluppata negli Stati Uniti, "si è strutturata sul modello animale: una forte divisione del lavoro e un ordine gerarchico interno" (p. 26). Inoltre se la comunità è pianta, la grande impresa è animale, le piccole imprese sono degli ibridi, in certi aspetti più simili alle piante (radici famigliari, rapporti con la comunità ecc.) in altri più simili agli animali (delocalizzazione, gerarchia, fondatore come cuore ecc.)".
Indubbiamente la pianta arborea vive moltissimi anni, e "in ciò è superiore agli animali e agli uomini, i quali purtroppo invecchiano" (Montemartini, 1900). Ora, con l'esplosione dell'era informatica e la nascita della ragnatela quasi infinita del Web, ci ritroviamo tutti proiettati in una nuova dimensione, che non riusciamo a comprendere fino in fondo.
Luigino Bruni è nato nel 1966. Oltre a occuparsi di economia e di storia, si interessa di filosofia, di letteratura e di studi biblici. Insegna Economia Politica presso l'Università Lumsa di Roma. Scrive per "Avvenire", collabora con "Il Sole 24 ore" e ricopre la carica di Presidente della Scuola di Economia Civile (www.scuoladieconomiacivile.it). Per approfondire varie cose: www.luiginobruni.it, www.festivalnazionaleeconomi..., www.csreinnovazionesociale.it
Nota femminile - "I beni comuni sono essenzialmente una faccenda di relazioni, tra le persone e delle persone con la Terra e il cosmo. Senza un'attenzione alla dimensione relazionale della vita e dell'economia, una relazione che attraversa il tempo e le generazioni, i beni comuni prima non si vedono, poi non si comprendono e infine si distruggono. Le donne hanno un primato nell'attenzione intrinseca ai rapporti, alla cura e alla trasmissione della vita" (p. 55).
Nota finale - "Nel capitalismo europeo abbiamo conosciuto, e conosciamo, imprese organizzate secondo il paradigma vegetale: sono le Cooperative. E da qui una grande domanda: se le cooperative fossero anche il futuro, e non solo il passato dell'economia?" (p. 29). Comunque Adriano Olivetti "immaginò a Ivrea "la fabbrica di vetro", affinché i suoi operai potessero continuare a guardare la natura mentre lavoravano" (p. 14).
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