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Le geniali trovate di Cesare Romiti

Le geniali trovate di Cesare Romiti

Pochi sanno che il common rail, l’evoluzione più attuale del turbo applicato alle auto diesel, è un brevetto italiano, messo a punto dalla Fiat ai tempi in cui a viale Marconi regnava Cesare Romiti. Era tanto l’ingegno commerciale del personaggio che vendette il brevetto alla Bosch (che non perse tempo a diffonderlo a Mercedes, Audi, BMW e VW), contribuendo al gap della nostra industria automobilista rispetto a quella tedesca.

Dalla sua gestione uscì una Fiat sull’orlo del fallimento, e solo la coppia Montezemolo-Marchionne riuscì a scongiurare il pericolo dei libri in tribunale, con il rilancio aziendale a livello mondiale.

Forte di questo ed altri successi, ora Cesare Romiti presiede la fondazione Italia-Cina e dal quel pulpito sentenzia: "l’Italia gode di molto appeal per i settori tradizionali, il lusso, l’abbigliamento ed il design", settori che possono rappresentare una grande opportunità per gli investimenti nostrani nel paese comunista.

Sarà che in Cina non esistono più "compagni", ma è difficile credere che 1 miliardo e 330 milioni di abitanti con gli occhi a mandorla possano essere clienti delle Ferrari o dei maglioncini di cashmere made in Italy, soprattutto perché, come avverte il PIME

"Il 10% più ricco possiede circa il 45% dei beni privati, mentre il 10% meno abbiente ha meno del 2%. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2005 un abitante di Pechino ha avuto un reddito annuo di 17.653 yuan (2.263 dollari Usa), mentre il reddito medio nella provincia di Qinghai è stato di 8.057 yuan (1.033 dollari). Ma il reddito medio dei contadini del Qinghai di soli 2.165 yuan (277 dollari), un quarto di quello medio della provincia".

Per carità, ognuno sceglie il proprio target, il proprio mercato e quindi anche le strategie, come fu per la vendita del common rail ai tedeschi. Ma quale senso ha puntare alla Cina per produrre beni di lusso, quando questi beni sono gli unici che hanno un mercato che non conosce crisi?

Lasciamo pur stare i cinesi delle risaie, ma anche il cittadino di Pechino avrà qualche difficoltà a comperarsi un girocollo Lori Piana o un salotto di Afra e Tobia Scarpa, visto che guadagna (a spanne) 180 euro al mese. Non sarebbe più realistico pensare a qualcosa di meno roboante e più vicino - ammesso che esista - alle possibilità economiche di quella gente? Qualcosa magari legato alla qualità, questa sì ancora distante dai nostri parametri.

Possiamo pensare, però, allo sfruttamento di quella manodopera per i nostri consumi, come ha fatto Steve Jobs per fare gli iPad. Solo che anche per lui le cose non sono andate proprio liscie, visto che nella fabbrica della FoxConn in un anno ci sono stati otto suicidi e trenta tentati suicidi (meditate, fan della mela, meditate).
L’idea originale di Romiti cade in un momento molto favorevole della creatività italica, impegnata ad esportare cervelli all’estero e a cassare la cultura all’interno. Il momento è talmente favorevole che perfino la Ford ha deciso di aprire una nuova fabbrica di componenti non nello
Xinjiang, ma nel Michigan. Ma forse gli americani di auto non capiscono una biella.

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