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Le conseguenze della riforma Gelmini

Dall’esame della prima lettura della bozza di riforma degli istituti tecnici e professionali si possono trarre le seguenti considerazioni:


* A fronte della presunta centralità dei laboratori si verifica invece una drastica riduzione delle ore di lezione dedicate alle materie scientifiche e soprattutto alle attività di laboratorio, in netta contraddizione con quanto enunciato dal ministero. Un esempio tipico è rappresentato dalle ore di laboratorio dedicate a materie come Tecnologie applicate, comunicazione e design che sono più che dimezzate nel biennio; per di più la gestione di queste ore è demandata alla discrezionalità del Consiglio di Classe. Una simile gestione della materia non permette uno sviluppo organico, razionale ed efficace di un serio programma di insegnamento che risponda alle reali necessità di apprendimento degli allievi. Appare particolarmente grave la penalizzazione di una materia che fin dal biennio consentiva allo studente di acquisire competenze e conoscenze fin da subito spendibili nel mondo del lavoro. Scelte come questa sembrano essere in netta contraddizione rispetto allo spirito della riforma nel senso di avvicinare il più possibile l’istituzione scolastica alle necessità del mondo del lavoro.

* Analoghe considerazioni possono essere fatte a riguardo dei trienni di specializzazione nei quali, sebbene aumentino le ore dedicate ad alcune materie scientifiche, si verifica una significativa riduzione delle ore dedicate ai laboratori, con gravi conseguenze dal punto di vista didattico se si pensa al ruolo fondamentale che le attività laboratoriali rivestono nel processo cognitivo del discente. Nessuna scuola moderna può prescindere dal principio che per le materie tecnico-scientifiche le attività di sperimentazione costituiscono una parte fondamentale e insostituibile dell’attività didattica. A fronte delle seguenti considerazioni si auspica che la suddetta prima stesura possa essere oggetto di opportune revisioni a favore delle attività sperimentali e laboratoriali al fine di mantenere e possibilmente incrementare l’efficacia del processo formativo nel rispetto delle caratteristiche tipiche degli istituti tecnici e professionali. Nel contempo ciò consentirebbe di mettere a frutto e utilizzare razionalmente un patrimonio, oltre che di strutture e attrezzature, anche e soprattutto di esperienze, competenze e figure professionali già presenti nella scuola il cui valore e la cui efficacia sono stati ampiamente dimostrati nelle sperimentazioni messe in atto negli anni passati. Non una scelta conservatrice quindi, ma la valorizzazione di attività e discipline che sono sempre state all’avanguardia nell’innovazione tecnologica e delle metodologie didattiche. In pieno accordo con lo spirito della riforma chiediamo quindi che le attività di laboratorio non solo non vengano ridimensionate e ridotte quantitativamente, ma trovino effettivamente la giusta collocazione e uno spazio adeguato perchè possano essere efficacemente collocate al centro del processo formativo di una scuola moderna e adeguata alle richieste di una società dinamica e in rapida evoluzione.

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