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Le certezze del nucleare e la scissione dell’ameba

Sembrava che uno dei lasciti più certi del '900 fosse proprio l'incertezza; dopo Godel e Heisemberg, pareva che il nostro mondo, perse le verità dell'ottocento, si fosse fatto d'approssimazioni e probabilità.

Non lo si sarebbe detto, ascoltando i tifosi del nucleare, nei giorni scorsi; se ammettevano che qualcosa era pure andato storto, in Giappone, erano però prontissimi a ribadire che si era trattato di circostanze del tutto eccezionali che, per di più, avevano colpito delle vecchie strutture.

I nuovi reattori, dicevano, saranno ancor più sicuri di quelli esistenti; saranno, in pratica, sicuri al 100%.

Per ridere di loro basterebbe leggere un bel libro del premio Nobel per la fisica Richard Feynmann: "What Do You Care What Other People Think?" (Il suo titolo nella traduzione italiana credo sia: "Che t'importa di quel che pensa la gente?").

Feynmann, che fu messo a capo della commissione d'inchiesta che s'occupò della tragica distruzione della navetta Challanger, vi spiega, in un linguaggio accessibile a tutti, quanto siano intrinsecamente insicuri i prodotti della più raffinata tecnologia.

Ognuna delle parti che li compongono è stata testata infinite volte e minime sono le possibilità che possa malfunzionare; il problema è che queste parti sono decine o centinaia di migliaia e quelle minime probabilità, componendosi, danno luogo a margini di rischio tutt’altro che irrilevanti.

Anche le nuove centrali, a meno che si riesca a progettarle in modo da essere intrinsecamente sicure (vale a dire sicure prescindendo dall’intervento di macchinari ed apparati), comporteranno dei rischi che, per quanto bassi, considerato il numero degli impianti e gli anni del loro funzionamento, si traducono nella quasi certezza di futuri incidenti.

Si badi bene: non sono, solo per questo, a priori contro il nucleare.

Vorrei però che una simile soluzione ai nostri problemi energetici, con i rischi che comporta, venisse adottata solo se non ve ne fossero altre; se la scelta fosse tra il nucleare ed un ritorno al medioevo per fame d’ energia.

Vorrei che prima di costruire una sola centrale atomica (delle cui scorie, anche senza incidenti di sorta, non sappiamo davvero che fare) venisse compiuta una stima dell’energia che il nostro paese può ricavare, con le tecnologie esistenti ed immediatamente futuribili, dalle fonti rinnovabili, e vorrei che prima si considerassero tutte le misure di risparmio energetico possibile.

Non auspico un ritorno alle carrozze a cavallo né penso si possa chiedere ai nostri contemporanei il minimo sacrificio; esiste però la possibilità, in molti settori, di fare quel che già facciamo in modo energeticamente più razionale: si tratta di vivere tanto bene quanto ora, o meglio, sprecando meno energia.

Il sospetto è che il nucleare, specie in Italia, non sia una scelta della ragione, ma del portafoglio; non del portafoglio nazionale, intendiamoci, ma di quello degli affaristi che dal nucleare pensano di trarre lauti profitti.

Quel che è certo è che la scelta atomica non diminuirà in alcun modo la nostra dipendenza energetica dall’estero (l’uranio dobbiamo importarlo) né abbasserà minimamente il costo dell’energia; Carlo Rubbia, che non credo sia un romantico “abbracciatore d’alberi” come il sottoscritto, spiegava come il kilowattora nucleare, considerati gli ammortamenti delle centrali, i costi del loro smantellamento e quelli della gestione delle scorie, sia in realtà più caro di quello ottenuto dai combustibili fossili.

Che le centrali nucleari siano tutt’altro che necessarie al paese lo dimostrano, d’altronde, le parole di Stefania Prestigiacomo, prontissima, in nome della ricerca del consenso, a cambiare la propria posizione, unica tra i ministri dell’ambiente dell’universo, favorevole all’atomo. Pronta lei, e, a giudicare dalle cautele espresse poi dal resto dei Ministri, pronto tutto il Governo a tornare indietro su una scelta, divenuta imporvvisamente impopolare, che, ancora nei primi giorni della tragedia giapponese, veniva difesa a spada tratta come vitale per il futuro della nostra economia.

E’ l'ennesima dimostrazione di pressappochismo di una classe dirigente che, nel suo complesso, dibatte e poi decide “a naso” su argomenti di cui sa poco o nulla; che non ha neppure la preparazione per comprendere i termini dei problemi cui dovrebbe ferire soluzioni.

Esagero? Mi piacerebbe poter chiedere ai nostri politici - ingegner Castelli escluso - che cosa sia un Joule. Un dopobarba o un profumo francese, magari quelli usati da Sarkozy o dalla sua signora, temo sarebbe la risposta.

Il nostro geniale Presidente del Consiglio, d’altra parte, ha parlato di energia nucleare come della “energia ottenuta dalla divisone delle cellule”, e non possiamo pretendere che i suoi manutengoli siano migliori di lui.

La divisione delle cellule... mi ricordo un libro di scienze delle medie: c’era la foto di un ameba al microscopio e una didascalia spiegava che l’ameba è un animale unicellulare.

Non mi dite che Berlusconi vuole ottenere energia dalla scissione di Bondi?

No, sarebbe troppo crudele anche per uno come lui.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.70) 22 marzo 2011 12:32

    Concordo con l’impostazione del tuo articolo al 99,9% . Finalmente qualcuno che si pone il problema del nucleare nei termini più corretti senza scivolare nella facile demagogia e nella propanda più spicciola .

    Feynmann era un genio e lo ringrazierò per tutta la vita perchè ,soltanto grazie alle sue pubblicazioni ,ho potuto preparare un esame che non mi faceva dormire la notte . Cercherò di procurarmi il libro che citi.
    Carlo Rubbia ha ragione ,se si si considerano i costi di sistema del nucleare e lo si paragona a quello delle centrali a fossili ,certamente è più caro del petrolio ,però le centrali termoelettriche a fossili hanno sempre ,vita natural durante , un costo sociale in termini di salute dei cittadini e dell’ambiente , il nucleare solo in caso di incidenti gravi che se riesce ad evitarli ...... Però al momento ,stretti tra la necessità di ridurre i fossili e la insufficienza come "fattore di carico" delle rinnovabili , che cacchio di altre soluzioni ci sono ? O meglio una ci sarebbe ,consumare di meno tutti,accettare di regredire negli stili di vita ,perdere fette importanti di produzione industriale con conseguente perdita di posti di lavoro . Sarebbe la rivoluzione universale . Tu ci credi? Io no.
    L’altra è sperare in innovazioni tecnologiche tali da rendere le fonti rinnovabili competitive e fattibili ,oppure puntare sul nucleare a fusione . Ma quanti anni ci vorranno ancora ?
    Quello 0,1% che mi trova in disaccordo è che nessuno può pretendere la sicurezza al 100 % , nelle attività umane il rischio sarà sempre presente ,nessuno potrà mai garantire un rischio zero . Bisogna cercare di capire se i rischi sono accettabili.Sui politici stendo un velo pietoso.

    ciao Daniel 
  • Di Daniel di Schuler (---.---.---.63) 22 marzo 2011 12:54
    Daniel di Schuler

    Grazie Paolo. "La Fisica di Feynam", mettendoci un lustro o giu di lì per finire i tre volumi, è il sacro testo su cui ho imparato la poca fisica che so e concordo con te nell’ammirazione per quell’uomo. Sono assolutamente convinto che non si possa avere la sicurezza la 100% (ed è proprio quello che l’articolo sostiene) ma, vivendo in una regione quasi ergeticamente autosufficiente grazie alle sole rinnovabili, eolico i primis, sono anche convinto che prima di mettere mano a delle centrali mucleari bisognerebbe sfuttare tutto quel che si può.
    Il risparmio energetico fa perdere posti di lavoro? E perchè mai? Produrre auto che consumano meno ( a quando un limite massimo dei consumi come condizione per l’omologazione?) o case meglio isolate non vedo che impatto negativo possa avere sull’occupazione, anzi, se per caso, l’esatto contrario. La fisone nucleare? Concordo anche su quello; da quarant’anni mancano sempre trent’anni alla sua realizzazione. Temo che siamo a qualche scoperta fondamentale di distanza dal realizzarla ( dal poterla controllare per tempi indefiniti) e le scoperte fondamentali, tu m’insegni, non sono programmabili.

  • Di paolo (---.---.---.70) 22 marzo 2011 14:12

    Daniel ,non è il risparmio energetico ed il miglioramento delle efficienze energetiche , forse mi sono espresso male , a produrre il deficit industriale ,anzi è l’opposto ,semmai le tecnologie legate alle fonti rinnovabili sono una risorsa irrinunciabile che solo gli sciagurati al governo sembrano non capire , ma ho molti dubbi che questa società consumistica modifichi i suoi stili di vita . Tutti vogliono tutto ,non ci sono santi.


    ciao di nuovo 
  • Di Ettore Trozzi (---.---.---.23) 23 marzo 2011 02:41
    Ettore Trozzi

    Io non capisco come mai si parli solo della sicurezza delle centrali in se, e non dei rischi concreti sulla salute che sono stati rilevati da molte ricerche (uno tra tutti il KIKK-Studium, dove si parla di una correlazione tra centrali nucleari e leucemie infantili). E le scorie? Come possiamo parlare di costruire centrali se non abbiamo un posto sicuro (che lo deve essere per migliaia d’anni) dove mettere le scorie? Questa non è demagogia, ma sono problemi reali che mi preoccupano. 


    In questi giorni sto scrivendo un po di articoli sul nucleare, cercando di evidenziarne i rischi (io sono contrario al ritorno del nucleare in italia) reali. Cerco di portare sempre delle fonti autorevoli e non scrivere "per sentire dire" come si fa spesso in televisione. 
    Se a qualcuno può interessare li trovate sulla mia sezione No al nucleare. Nello specifico ho scritto un post sulla sicurezza delle centrali epr


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