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"Le capitane" il format di Spike TV che ci racconta le vite delle WAGS

Certamente quando William Shakespeare nell'opera “Il ratto di Lucrezia” scriveva che “la bellezza da sola basta a persuadere gli occhi degli uomini, senza bisogno d'oratori” forse faceva, in anticipo i conti con il tempo e con i mezzi di comunicazione odierni (social media in primis). Quando il drammaturgo inglese nel 1594 componeva l'opera citata considerava che la narrazione di alcune cose sarebbe anche potuta rimanere muta ma fluire comunque con efficacia (vedasi il caso della bellezza). Oggigiorno l'assunto prende connotati di complessità in quanto tendiamo a raccontare e commentare ogni cosa.

Raccontare la bellezza ai tempi di Instagram può apparire semplice ma l'essenza della semplicità è proprio l'articolata espressione della forma.

La TV (da quando esiste) ha provato a narrarci la bellezza, ora che Internet ha preso il sopravvento sul mezzo televisivo non resta che ricercare una “contaminazione” con il web e trarre spunto da ciò che sulla rete è “trending topic”.

Certamente un argomento di tendenza della rete è quello delle mogli dei calciatori, meglio conosciute come WAGS (wives and girlfriends) che hanno trovato nel web il mezzo comunicativo più efficace.

SPIKE TV neonato canale televisivo ha cercato di cogliere questa opportunità creando il programma “Le Capitane” andato in onda per dieci puntate al canale 49 del digitale terrestre e da poco conclusosi nella propria prima stagione (tutte le puntate sono ovviamente visibili in streaming sul sito del canale www.spiketv.it

Il format è semplice ma alquanto efficace e mostra la propria forza perché non è un racconto di fiction ma parla di vite reali.

L'importanza che “Le capitane” ha è quella di essere ciò che ci si aspetta da un programma di intrattenimento ma al tempo stesso si mostra come un programma non da “buco della serratura”; la funzione è quella di proseguire e completare quello che i “social media” non possono fare e cioè dare voce alle storie delle protagoniste.

“Le capitane” scelte per indossare la fascia al braccio sono Emilié Nef Naf, Erjona Sulejmani, Jessica Melena, Michela Persico e Silvia Slitti.

Le figure di donne scelte rappresentano in pieno le parole di Shakespeare citate in apertura di articolo ma vanno oltre perché le “capitane” superano il concetto maschilista del “sii bella e taci” per troppo tempo passato per scontato sopratutto nel mondo dello spettacolo.

Emilié, Erjiona, Jessica, Michela e Silvia sono donne di assoluta bellezza ma al tempo stesso sono esempi di determinazione e caparbietà che le vede donne realizzate al di là del fatto di aver sposato un calciatore.

L'importanza di un programma TV come “Le capitane” è quello di far vedere che “oltre le gambe c'è di più”. La capacità di mostrare di essere donne ma al tempo stesso imprenditrici, giornaliste ecc. diventa fondamentale per ribaltare pregiudizi e discriminazioni di genere oltre che farci capire come le protagoniste siano in grado pienamente di uscire dal cono d'ombra dei mariti e di vivere di luce propria e non riflessa.

Il passo che porta verso una piena emancipazione passa anche da questi esempi che forse non hanno la militanza dei movimenti del sessantotto ma d'altro canto nel 2018 (a 50 anni esatti di distanza) sarebbe riduttivo e forse troppo nostalgico e controproducente restare nella lotta ideologica per la pari dignità dei sessi. Molto resta ancora da fare per dare alle donne un ruolo centrale nella nostra società e forse dar loro voce (coem il programma in questione fa) è un modo per accetare il pluralismo delle identità femminili.

Certamente le cornici in cui le storie ci vengono proposte sono cornici da "favola" con merletti e lustrini annessi ma per questo non viene meno il valore delle storie proposte. Anzi il contrasto è capace di creare partecipazione nello spettatore. (partecipazione anche nel sogno)

Le “nostre” capitane hanno deciso quindi di raccontarsi e parlare di ogni aspetto delle loro relazioni e delle loro vite mostrando così carattere e sorprendendoci in positivo.

Come detto la prima stagione del format si è da poco conclusa e tutto lascia presagire ad una prosecuzione visto l'interesse generato dalla striscia televisiva.

La TV di oggi va infine detto che non può prescindere dal saper guardare l'evoluzione del mondo e raccontarlo per come esso evolve ed è chiaro che “Le capitane” è un passo verso un modo nuovo di fare “storytelling” capace di intrattenere e fare luce sulle nuove tendenze.

Per terminare l'articolo sembra inevitabile non citare (e riadattare per la circostanza) la celebre poesia di Walt Whitman “O capitano, mio capitano” e volendo giocare con le parole verrebbe da scrivere “o capitana, mia capitana... odi le campane, per te è issata la bandiera, per te squillano le trombe”.

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