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 Home page > Tribuna Libera > Landini e le domande che attendono risposta

Landini e le domande che attendono risposta

Commentando l’iniziativa di Maurizio Landini, “Contropiano” pone a chi lo sostiene le seguenti domande: 

«1) Quali sono gli avversari dichiarati contro cui la "coalizione sociale" chiama i lavoratori (e disoccupati, studenti, pensionati, esodati, ambientalisti, pacifisti, ecc)?”;

2) Sono consapevoli, quanti si apprestano a seguire la coalizione sociale, che ogni decisione economicamente rilevante del governo italiano è presa in base a "trattati costituenti" dell'Unione Europea? Che quindi ogni legge di stabilità e ogni "riforma" deve passare il vaglio critico della Commissione, dell'Eurogruppo e di altri organismi comunitari prima ancora di venire esaminata e votata dal Parlamento italiano?

3) Stanno guardando quello che accade tra la Grecia e l'Unione Europea? Si stanno rendendo conto che l'esecutivo di Syriza, […] è al momento costretto - come minimo - a una guerriglia quotidiana per non capitombolare sotto la pressione irresistibile delle "istituzioni sovranazionali" […]? Pensano che l'Italia otterrebbe un trattamento diverso? […],

4) Pensano ancora che l'Unione Europea sia "riformabile"?

5) Entro quale prospettiva pensano di collocare la proposta di "cambiare il paese in senso favorevole ai lavoratori"?».

Si può anche far finta di ignorarlo, ma il tema dei rapporti con l’Europa è il nodo centrale di ogni iniziativa politica. Landini vi accenna di sfuggita, senza mai dire chiaramente se la sua iniziativa si colloca entro o fuori lo schieramento di forze che ritengono possibile modificare la natura del mostro partorito dal capitale finanziario.

Questa ambiguità non si supera, come ritiene Cofferati, nominando un portavoce che zittisca chi teme una “discesa in politica” di Landini. Sebbene sia solo alle prime battute, l’esperienza greca lo dimostra ampiamente: nei Paesi dell’Unione Europea le elezioni politiche sono ormai un’indecente pantomima. Vinca chi vinca, infatti, tutti dovranno fare i conti col "patto di stabilità" e nessuno potrà chiedere modifiche o trattamenti di favore. Per Dagri e i suoi camerati di Bruxelles il mandato popolare non ha valore. Le risposte da usurai ricevute da Tsipras non consentono dubbi in proposito e la dottrina della banda Juncker, Schaeuble e Dijsselbloem è molto chiara: «nessun voto popolare può rimettere in discussione i trattati sottoscritti finora», Questa è la gabbia in cui ci hanno chiuso Berlusconi, Napolitano e i suoi governi di “salute pubblica”.

Dietro le richieste del giornale, del resto, ci sono fatti inoppugnabili, che “Contropiano” fa bene a ricordare:

«a) l'Unione Europea comanda in virtù di trattati non riformabili; b) […] le amministrazioni statali sono funzionalmente subordinate alle istituzioni comunitarie; c) […] i singoli progetti di riforma nazionali - sia sul fronte sociale che su quello economico, se comportano voci di spesa o limiti al libero scorazzare dei capitali - debbono essere approvati dalle "istituzioni della Troika", pena la sospensione delle linee di credito e di garanzia monetaria da parte della Bce, oppure di sanzioni penalizzanti le esportazioni o i servizi».

Può sembrare sgradevole per chi ha scelto di “sognare”, ma va detto: si tratta di problemi reali e domande legittime, sia pure di quelle a cui poi non è facile dare risposta. E inutile girarci attorno o prendersi in giro. Chi pensa di modificare l’Unione dall’interno suscita speranze destinate a cadere.

E poiché alla guerra si va come alla guerra - occorre quantomeno un "piano possibile". Aggiungerei perciò ancora due domande a quelle di “Contropiano”: si può ritenere il nostro Parlamento legittimo e legalmente costituito? Landini ritiene che lo sia? E si può ritenere legalmente costituita l'Unione Europea? Anche qui Landini dovrebbe esser chiaro.

Se ritiene che tutto sia in regola, la sua coalizione risulterà probabilmente inutile. Se la risposta, invece, è che siamo fuori dalla legittimità, perché ci sono state inaccettabili forzature, inganni, violenze ai danni delle regole democratiche e comportamenti criminali che hanno massacrato le popolazioni, allora occorre partire da qui e denunciare anzitutto questo dato di fatto: l’Europa è un grossolano imbroglio e noi non ci stiamo.

Se le cose stanno così, vincere le elezioni non può bastare. Da questa situazione non si uscirà solo con una eventuale vittoria elettorale. Per quanto riguarda il governo Renzi, per Landini e le forze che lo appoggiano, a cominciare da SEL, presente in Parlamento e negli Enti Locali, l'illegittimità del governo comporta una conseguenza immediata: l'interruzione di ogni forma di dialogo e di collaborazione e l'invito alla disobbedienza, anche fiscale. Con un governo golpista non si discute, si denunciano tutti gli accordi, si chiedono dimissioni immediate e si porta la battaglia fino alle estreme conseguenze, ovunque sia possibile. Nelle piazze e nelle Istituzioni, rifiutandosi di stare alle regole, a partire da quelle sullo sciopero. Sciopero selvaggio. quindi, disoccupati sul piede di guerra e occupazioni di luoghi di lavoro. Ci sa dà dei tempi compatibili con l’evolversi di una crisi che strangola i diritti, ci si prepara con puntiglio e decisione, poi si agisce compatti.

Per quanto riguarda l'Europa, sulla quale pesano sia i no dei referendum fatti (dove si sono tenuti c’è stato un rifiuto senz’appello) sia i referendum mai indetti. Se si pensa perciò che l’Unione sia un organismo totalmente illegittimo e sostanzialmente golpista, occorre fargli guerra all’interno e lavorare con le opposizioni dei Paesi Mediterranei all’esterno, per abbandonare assieme il Parlamento di Bruxelles – un organismo puramente ornamentale - e creare le condizioni per una uscita dall'Unione dei Paesi Mediterranei.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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