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Lanciare lavandini per hobby

Scarcerato il maggior indiziato della morte dell’ispettore di Polizia, Filippo Raciti.

Alla giustizia italiana non sono bastati diciotto mesi per trovare le prove necessarie al prolungamento della carcerazione per Speziale, il maggior indiziato per la morte dell’ispettore Raciti, tragicamente deceduto durante gli scontri nei pressi dello stadio di Catania. Non che fosse facile capire e poi trovare validi appigli in quel guazzabuglio di poliziotti e ultras travisati, per giunta pure offuscati dalla notte e dai lacrimogeni. Nell’intifada di Catania la violenza prese il sopravvento sullo Stato, e nemmeno a distanza di tanti mesi i conti si sono pareggiati. Da poche ore Speziale è tornato in libertà, nell’attesa ancora del processo per omicidio che pende sulla sua testa. Ha anche ricevuto il cosiddetto Daspo, il dispositivo che vieta l’ingresso allo stadio per i violenti. Già così basterebbe per un retrogusto molto più che amaro, ma poi le parole pronunciate da Speziale, nel corso di una conferenza stampa dopo la scarcerazione, risuonano addirittura come irridenti. Infatti il paffuto miracolato sostiene che quel lavello, prima estirpato da un bagno, l’ha lanciato "solo per levarselo dalle mani". Non era sua intenzione colpire i poliziotti, è stato Raciti a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Insomma il povero ispettore ha avuto l’impudenza di voler saggiare sul petto la forza di un lavandino lanciato da uno che passava di lì per caso.

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