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La zampata del Leone in tempo di crisi. Come le assicurazioni guadagnano mantenendo il silenzio

La zampata del Leone in tempo di crisi. Come le assicurazioni guadagnano mantenendo il silenzio

Le Assicurazioni Generali nei primi tre mesi dell’anno hanno registrato un utile netto di 527 milioni di euro (1.054 miliardi di lire, direbbe Tremonti), il 500% rispetto allo stesso periodo del 2009 (104 milioni di utile): un bel risultato per essere ancora all’interno della crisi, o comunque non ancora fuori del tutto.

Non vorrei essere al posto degli agenti della compagnia alle prese con il budget di produzione, la vera forza di vendita tanto bistrattata quanto la società vorrebbe presentarsi attenta alle persone: "Vedete? - mi par di sentire gli ispettori commerciali - pur nella crisi riusciamo a portare a casa milioni di premi che premiano (mi si passi il gioco di parole) gli azionisti, inclusi i manager. Scarpinare, ragazzi, scarpinare, e fare produzione!". Ma queste sono cose loro.

Come consumatori dobbiamo finalmente capire una cosa fondamentale: alla prima scadenza le compagnie di assicurazione, con le Generali in testa in quanto leader italiano ed europeo, non mancheranno di aumentare le tariffe RCAuto, con le solite scuse ed i soliti piagnistei sugli incidenti che sono aumentati, i costi che lievitano, le truffe, l’inflazione, il rapporto euro-yen, la carenza di castagne sul mercato bengalese e l’annata pessima della pesca delle triglie di fiume.

Ce le racconteranno in tutte le trasmissioni, incalzati dalle associazioni dei consumatori ma spalleggiati dall’Isvap (che dovrebbe controllare ma è sempre cosa loro), e saranno così convincenti che ci dimenticheremo che le tariffe sono aumentate del 15% in un anno e del 300% dall’entrata in vigore dell’euro.

Non ci dicono, però, che è il sistema dei conti che è sbagliato, e lo spieghiamo con un esempio. E’ come se una famiglia, le cui entrate sono di 10 mila euro al mese, diminuisse la busta paga del giardiniere affermando che le sementi sono aumentate.

Le compagnie di assicurazione hanno un bilancio diviso ovviamente fra entrate ed uscite; quando le prime superano le seconde (praticamente sempre) abbiamo un utile. Il trucco sta nei bilanci di ramo, cioè dei vari settori in cui opera una compagnia (vita, RcAuto, incendio, furto, Responsabilità Civile diversi, grandine, prodotti, rischi tecnologici, trasporti, e cento altri). Ogni ramo ha un suo bilancio che è dato da entrate (i premi incassati dai clienti) ed uscite (principalmente i danni pagati): quando i sinistri superano i premi aumentano i tassi di assicurazione, cioè le tariffe. Se un anno, per esempio, aumentano sensibilmente i furti negli appartamenti, l’anno dopo aumentano i premi a carico di coloro che hanno assicurato la casa, indipendentemente se hanno avuto una visita dei ladri o meno.

Il fenomeno inverso non succede mai: se un anno un ramo va bene non è che l’anno dopo le tariffe diminuiscono, un po’ come quello che succede per i carburanti. Questo in maniera molto semplicistica, perché ci sono altri trucchetti (riserve tecniche, riserve straordinarie, e via dicendo) che tralasciamo per non entrare troppo nei tecnicismi.

Il problema è che agli azionisti le compagnie presentano la paginetta finale del bilancio, con evidenziato il dividendo, ma ai propri clienti (gli assicurati, cioè tutti noi) viene presentato solo il bilancio di un ramo, quello in sofferenza, per giustificare i rincari. Non viene detto mai che, se la RcAuto va male, la vita e gli incendi vanno benissimo. Due pesi e due misure, insomma, e guardo caso con la bilancia che pende sempre a sfavore di chi paga.

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