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La storia dei rapporti tra Occidente e Islam raccontata da Franco Cardini

Estratto di un'intervista pubblicata su "Osservatorio Globalizzazione"

Franco Cardini, nato a Firenze nel 1940, è uno dei più importanti studiosi italiani del Medioevo e delle relazioni tra Occidente e Islam. Nel corso della sua lunga carriera didattica e nelle sue numerose pubblicazioni ha esplorato nel dettaglio le sue materie d’interesse e studiato approfonditamente questioni cruciali come le Crociate, gli scambi culturali tra Europa e mondo islamico nell’era Medievale, la rilevanza storica di centri come Istanbul, Gerusalemme, Samarcanda. 

 

Al tempo stesso, ha sempre dedicato un occhio di riguardo all’onda lunga della storia, capace di giungere sino ai giorni nostri, e alle dinamiche contemporanee che influenzano le regioni su cui si è principalmente concentrato il suo studio: il Medio Oriente e il bacino del Mediterraneo.

Proprio su questi temi verte, principalmente, lo scambio di idee che l’Osservatorio Globalizzazione ha avuto modo di avere assieme a Franco Cardini, le cui risposte ci ricordano, ora più che mai, la necessità di comprendere appieno la storia per potersi orientare al meglio nel presente.

Osservatorio GlobalizzazioneIslam e Occidente si sono “scoperti” e incontrati più volte nel corso della storia. In Europa e Islam – Storia di un malinteso lei tratteggia con dovizia di particolari l’alternarsi delle fasi di incontro, scontro e scoperta reciproca tra due mondi mai veramente distinti. Che lezione può darci questa storia?”

Franco Cardini: “Che mondo occidentale moderno e Islam hanno le stesse radici (la cultura ellenistico-romana e la fede abramitica), che hanno a luogo convissuto con reciproco vantaggio finché l’Occidente moderno, armato delle armi fornitegli dalla rivoluzione mentale e tecnologica dei secoli XIII-XVIII, non ha determinato e gestito a suo vantaggio l’economia-mondo impiegando sistematicamente i suoi nuovi mezzi concettuali e tecnici: antropocentrismo, eurocentrismo, individualismo, primato dell’economia e della tecnica, sviluppo dello sfruttamento capitalistico intensivo, progressiva cancellazione in ogni campo della “cultura del limite”.
Con questi princìpi si sono battute e sottomesse l’una dopo l’altra le civiltà musulmane imponendo loro il regime coloniale e la più o meno inevitabile occidentalizzazione coatta. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: terrorismo, crisi della civiltà occidentale (non “scontro fra culture”), avanzata dei fondamentalismi”.

Osservatorio Globalizzazione: Oriente e Occidente hanno più volte avuto nel Mediterraneo un punto d’incontro fondamentale. Il “grande mare” gioca ancora oggi un ruolo di prima grandezza?

Franco Cardini: Senza dubbio il Mediterraneo – nonostante il grande Fernand Braudel ne abbia dimostrato la vitalità anche in età moderna – ha subìto un’eclisse fra Cinque e Ottocento mentre il traffico nautico e l’asse della civiltà si spostava sugli oceani. Le cose sono tuttavia mutate dal 1869, l’anno dell’inaugurazione del canale di Suez, e ancor più stanno mutando adesso con il progresso della “Nuova Via della Seta” di matrice cinese, che sta reinvestendo in pieno il Mediterraneo: anche se ciò comporterà per forza di cose crisi e riallineamenti anche sui piani politico, economico, diplomatico e militare. Fino a che punto ad esempio la crescita d’importanza della presenza cinese nel Mediterraneo è compatibile con il vecchio assetto della NATO, e quando cominceranno i governi europei a prenderne atto e a comportarsi di conseguenza?

Osservatorio GlobalizzazioneQuesta mancanza di comprensione, purtroppo, prosegue da almeno due decenni. Decenni che hanno invece visto riemergere a più riprese, in Occidente, una crescente islamofobia. Come ha potuto formarsi una galassia islamofobica che ha, in maniera tanto distorsiva, propugnato l’idea di un inevitabile scontro di civiltà? Come sono state scordate le lezioni della storia?

Franco Cardini: Tutto ciò è accaduto anzitutto data la necessità, da parti di governi e di ceti dirigenti dal secondo dopoguerra ad oggi, di far dimenticare gli errori compiuti dalle potenze vittoriose dei due conflitti mondiali prima con la pace di Parigi del 1919-20, che ha posto le basi per un secolo di conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente, e quindi con la politica di scontro frontale scelta soprattutto dagli Stati Uniti d’America già nella decisione di contrastare la politica asiatica dell’URSS (la guerra di Corea).

Non dimentichiamo che il Patto di Varsavia, l’alleanza politico-militare tra URSS e i paesi suoi “satelliti”, è stata la necessaria risposta al patto NATO, a sua volta determinato dal fatto che gli statunitensi, rompendo una loro consuetudine politica che datava dalla cosiddetta “dottrina Monroe”, hanno preso a impegnarsi sempre di più come potenza egemone non solo sul Pacifico, ma anche sull’Atlantico.

Leggi l'intervista completa su "Osservatorio Globalizzazione"

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