La serie M, una efficace caricatura sul fascismo e Mussolini che non piace agli storici puritani

Premesso che le serie televisive si commentano solo quando si è vista anche l'ultima puntata, sulla serie M ad oggi sono emerse più critiche che lodi. Chi la considera opera contro il governo, chi non attendibile storicamente, chi una comica. Di certo è che è un modo diverso ed originale di raccontare la storia. Efficace. Non il solito documentario visto e rivisto da nastro rotto, una serie pensata soprattutto per le nuove generazioni e con approccio decisamente innovativo e teatrale.
L'interpretazione di Luca Marinelli è straordinaria. Sì, questa serie è una caricatura tanto di Mussolini che del fascismo. Una serie che è basata chiaramente sull'opera di Antonio Scurati, che non è la bibbia su Mussolini e dell'antifascismo, ma che pone comunque una prospettiva interessante sulla storia del fascismo e soprattutto sul Mussolini uomo su cui si arriva anche ad avere se non pietà forse compassione quando vive la sua solitudine e questa è una cosa che da storico posso dire lascia perplessi, come perplessi lascia l'esaltazione della Folgore o l'operazione finalizzata a sradicare l'esercito dal fascismo, che adempieva ai propri doveri, certo, in quanto apparato militare, come se l'esercito non fosse stato parte funzionale del regime di cui comunque alcuni crimini vengono notiziati. La Serie M racconta un Mussolini in cerca di potere.
Dell'Italia e della patria interessava poco e niente a costui. Patria e nazione, un mezzo per arrivare a soddisfare il proprio ego elevatissimo, se avesse potuto essere un dittatore comunista, lo sarebbe stato, l'importante era arrivare al potere. E questo la serie lo evidenzia in modo magistrale, come ben emerge il fatto che il fascismo non sarebbe stato possibile senza il sostegno determinante della borghesia, per opporsi al socialismo che dilagava in Italia con il biennio rosso che ha rischiato di portare la rivoluzione socialista nel Bel Paese. Il fascismo non è stato un prodotto di Mussolini, lui ne è stato l'interprete principale, ma del potere borghese che al momento giusto lo ha scaricato. Senza dimenticare le responsabilità internazionali, a partire dai poteri governativi inglesi che hanno supportato il fascismo per opporsi al socialismo. Se avessero voluto fermare l'avanza del fascismo sarebbe bastato indurre il re a firmare il decreto di stato d'assedio per fermare quel manipolo di fascisti a cui nella pagliacciata della marcia su Roma portò dal balcone anche il suo saluto militare. Il fascismo in Italia è stata responsabilità della monarchia prima di tutto questo è evidente e la Serie M lo racconta con delle importanti sfumature. Così come interessante è il ruolo anche delle donne, dalla Sarfatti, che plasmava Mussolini a Rachele prigioniera dell'uomo forte e traditore da cui sognava di potersi liberare. Così come D'Annunzio, che avrebbe sognato di essere lui il capo del fascismo e di fare lui la marcia su Roma, e probabilmente sarebbe stato forse anche più pericoloso dello stesso Mussolini. Insomma, una serie, M, che sicuramente non piace agli storici puritani, rigoristi, ma che lascerà il segno sul modo di raccontare la storia, un modo diverso ed originale e che continuerà nel tempo.
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