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La povertà aumenta e il governo interviene. Tutto bene?

Nella giornata di lotta alla povertà a Expo Caritas Italiana ha presentato il rapporto 2015 sulla povertà e l’esclusione sociale. I poveri in Italia sono il 14,2% della popolazione (il valore medio dell’Unione europea è più basso pari al 10,5%), con un incremento record del 130% in 5 anni. E la legge di stabilità, presentata dal governo, stanzia 600 milioni di euro per iniziative volte a contrastare la povertà, che saliranno a 1 miliardo nel 2016 e nel 2017.

Affinchè quelle somme siano effettivamente spese e gli interventi necessari siano definiti ed attuati occorrerà approvare una legge delega. Ci sarà un ulteriore stanziamento di 100 milioni per il cosiddetto “dopo di noi”, tendenti a favorire i portatori di handicap adulti, una volta che siano morti i familiari che si occupavano di loro. Anche per utilizzare questa somma sarà necessario approvare nel 2016 una legge.

Inoltre il fondo non autosufficienza, che con la precedente legge di stabilità ammontava a 250 milioni, passerà a 400 milioni.

Come valutano questi contenuti della legge di stabilità le associazioni che, più di altre, si occupano di contrastare la povertà?

Secondo quanto si può leggere in un articolo pubblicato su www.redattoresociale.it, tali associazioni ritengono che ci si stia muovendo nella direzione giusta, ma molto lentamente, forse troppo. E’ soprattutto positivo che sia stata abbandonata la logica del bonus una tantum e che si pianifichi una misura organica a favore di chi vive in condizioni di povertà assoluta, ma sia la platea iniziale (le famiglie con minori) sia lo stanziamento (600 milioni nel 2016) rappresentano solo un primo passo, per quanto importante e fondamentale.

Pertanto già si chiede al Parlamento di individuare ulteriori fondi per poter aiutare fin da subito un numero maggiore di poveri. Anche le associazioni che si occupano di disabilità esprimono un giudizio sostanzialmente positivo. Le principali federazioni, Fand e Fish, come anche il battagliero comitato 16 novembre protagonista negli anni passati di agguerrite manifestazioni di piazza, sottolineano come stavolta la cifra di 400 milioni di euro per il fondo non autosufficienza sia stata ottenuta fin nella prima stesura della bozza, senza costringere nessuno al ricorso a proteste plateali. Positivo viene ritenuto anche lo stanziamento per il “dopo di noi”.

Inoltre dovrebbe essere creato un fondo pari a 100 milioni all’anno, alimentato dai versamenti delle fondazioni bancarie, destinato a combattere la cosiddetta povertà educativa. E Save the Children ha espresso la sua soddisfazione, proprio per l’introduzione di misure specifiche per contrastare la povertà educativa. E’ bene ricordare che per povertà educativa si intende la mancanza delle competenze necessarie per uno sviluppo adeguato che attualmente colpisce anche molti bambini ed adolescenti italiani.

A me sembra che i diversi interventi ipotizzati possano essere valutati positivamente, anche se un giudizio definitivo potrà essere espresso solo dopo che sarà predisposto il disegno di legge delega. Però, le risorse finanziarie rese disponibili per contrastare la povertà sono senza dubbio insufficienti. Infatti se si intende ridurre considerevolmente il numero dei poveri, obiettivo necessario poiché tale numero è diventato negli ultimi anni troppo elevato, sarebbero indispensabili fondi ben più consistenti.

E io credo che sarebbe possibile utilizzare fondi più consistenti se si volesse davvero promuovere un’azione di spending review realmente efficace, volta a eliminare una parte rilevante degli sprechi che contraddistinguono da anni la spesa pubblica in Italia.

Ma anche con questa legge di stabilità non c’è traccia di un’azione di spending review come quella appena citata.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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