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 Home page > Tribuna Libera > Lega: partito pericoloso come un’organizzazione criminale?

Lega: partito pericoloso come un’organizzazione criminale?

Un’organizzazione contraria allo Stato esercita il proprio controllo su circa un terzo del territorio nazionale. In alcune zone è talmente potente che i cittadini non possono fare nulla senza venire a patti con essa; nel resto di quella vasta area, ha comunque la possibilità d’impedire a chiunque di portare a termine i propri progetti: se non può fare, insomma, può impedire di fare.

E’ una forza dichiaratamente anti-italiana, nata dalle debolezze dello Stato unitario e che dalla debolezza dello Stato trae la propria forza. Presentandosi ai cittadini dei territori che controlla come l’unica organizzazione in grado di fare i loro interessi, in grado di difenderli dalle imposizioni di un governo centrale dipinto come lontano e vessatorio, è arrivata a costituire un vero e proprio Stato dentro lo Stato.

I suoi esponenti affettano il più completo disprezzo delle leggi della Repubblica; si vantano, anzi, di violarle pubblicamente sicuri della più totale impunità. I suoi affiliati proclamano a gran voce il proprio disprezzo per lo Stato e chi con esso collabora; legati all’organizzazione da giuramenti e rituali che possono apparire folkloristici a chi li giudica dall’esterno, sono fedeli solo ad essa ed ai suoi capi: per loro l’Italia non esiste o, se esiste, è solo un nemico da disprezzare. Una potenza straniera.

Capi e militanti, che fanno spesso riferimento alla capacità militare della propria organizzazione, spesso minacciano di usare la forza, ma in realtà non hanno bisogno di ricorrervi per raggiungere i loro scopi: si sono infiltrati profondamente nelle istituzioni e nella politica, nazionali e locali; controllano banche e casse di risparmio, aziende partecipate e municipalizzate. Hanno sviluppato una rete sempre più fitta che, senza necessità di una presenza armata, esercita un controllo capillare dell’economia, e soprattutto dell’economia pubblica, delle regioni in ci sono presenti.

A chi guarda alle vicende italiane dall’esterno, appare evidente che l’organizzazione sia un vero e proprio parassita dello Stato; come tale non mira ad ucciderlo, ma a mantenerlo perpetuamente debole. Eternamene moribondo. Vive di pubblici denari e, qualunque cosa dicano i suoi capi, ai pubblici denari è attaccata più che a qualunque altro dei valori che, pubblicamente, questi proclamano come propri.

Non sono completamente dimostrati i collegamenti tra suoi esponenti e quelli delle altre organizzazioni antinazionali presenti in Italia, ma è questione solo di tempo; strutture simili e con scopi simili non possono, a medio termine, che spartirsi il territorio o, nello stesso territorio, i compiti. Le organizzazioni anti-italie possono anche entrare in conflitto tra loro, ma, alla fine trovano sempre un modo di coesistere e cooperare.

Che cosa può offrire, l’organizzazione, a Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta? Cosa ha più di loro? Il controllo di regioni in cui la presenza delle altre mafie è certa, ma non capillare, e l’accesso diretto e immediato ai più alti livelli della politica.

Mentre lo Stato assiste, apparentemente impotente, al proprio degrado, uomini dell’organizzazione amministrano comuni, province e regioni; il loro Capo è un ministro della Repubblica ed il suo vice è il ministro degli Interni: quello che una volta si diceva il ministro di Polizia.

Come si diceva una volta e si continua a dire: povera Italia.

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