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La piazza rossa

Non è stata solo una manifestazione del sindacato, è stata una manifestazione di popolo, di simpatizzanti, attivisti del M5S, di iscritti e non iscritti al PD, ma anche di precari, di disoccupati, che avevano avuto fiducia in Renzi e sono stati delusi.

C'era Maria, a piazza San Giovanni, precaria in cerca di uguaglianza e di diritti, che aspettava ed aspetta la riduzione dei contratti precari, ed ha avuto il contratto a termine senza causa, che invece li aumenta. C'era Mohamed in cerca di lavoro e di integrazione, che voleva e vuole la rottamazione del lavoro nero, e non l'ha avuta.

C'era Giovanni che lavora alla TyssenKrupp di Terni, che cercava e cerca la dignità sul lavoro ed ha avuto il demansionamento ed il controllo a distanza.

Ma sono mille le aziende in crisi, e milioni i lavoratori che non trovano lavoro e vivono il dramma della precarietà e del licenziamento, della cassa integrazione, del sopruso del padrone. Per fortuna il coraggio e la fiducia nell'oggi e nel domaninon abbandona mai i lavoratori e li accompagna in tutti i momenti della loro attività politico/sindacale. Una fiducia e un coraggio che si esprimono nella protesta e nella proposta, che saranno pure nostalgia, ma che bella nostalgia quelladella lotta che supplisce allo squilibrio dei rapporti forza.

Lavoro, uguaglianza, dignità sono parole di ieri, ma cariche di civiltà; sono le parole d'ordine della manifestazione e un programma per il domani: la riduzione dei contratti precari da 46 a 6, l'estensione dei diritti dei cosiddetti garantiti ai precari, l'estensione dell'articolo 18 a tutti i lavoratori, in tutte le realtà imprenditoriali e dovunque si lavora, nei partiti ma anche nei sindacati.

Più diritti per tutti, ecco il significato di uguaglianza e dignità. Ecco il futuro!

Ma c'è il lavoro da creare e la strada per ottenerlo non è quella della distruzione dei diritti dei lavoratori, degli incentivi a pioggia, dei finanziamenti non garantiti.

La strada è una politica industriale che individui i settori dove siamo e possiamo essere più competitivi e li supporti con infrastrutture e finanziamenti.

La strada è la valorizzazione della forza lavoro. Il personale formato, che fa bene il suo lavoro si sente utile ed indispensabile all'azienda, ritrova nel suo lavoro la dignità. La valorizzazione del lavoro dipendente serve a qualificare ed innovare la produzione e per questo è anche un fattore competitivo dell’impresa. 

La Cina e l'India sono concorrenziali sul mercato, perché hanno lavoro a basso costo e senza diritti. Ma non è questa la modalità competitiva che appartiene all’Italia. Nel nostro D.N.A. industriale c'e' la qualità e la novità del prodotto e non la merce a prezzo basso.

A San Giovanni c'era protesta e la proposta e tutto questo si chiama lotta. Con la lotta si va avanti, perche non può un Renzi qualsiasi, anche se protetto dai poteri forti, spogliare i lavoratori dei loro diritti. I nostri operai non potranno mai diventare come gli operai cinesi, perchè hanno una storia di conquiste sociali, strappate con le unghie e con i denti, che non potrà mai essere distrutta da regole e codicilli. Sono secoli che i lavoratori hanno avuto battute d’arresto, ma alla fine hanno sempre vinto.

E questo è bene che lo ricordiate, caro Renzi e caro Serra.

 

Foto: Politica Italia, Flickr

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