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La mappa delle città più colpite da eventi metereologici

Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

 

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

 

È possibile vedere la mappa a questo link www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico

- See more at: http://www.linfalab.it/la-mappa-di-...

Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

 

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

 

È possibile vedere la mappa a questo link www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico

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Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

 

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

 

È possibile vedere la mappa a questo link www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico

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Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

 

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

 

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Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

 

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

 

È possibile vedere la mappa a questo link

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di Rossana Andreato

Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono visti gli effetti devastanti del surriscaldamento del clima, che sta comportando l’alterazione delle dinamiche meteorologiche a livello globale. Il nostro Paese è stato colpito più volte da eventi meteorici di portata devastante, che rivelano la fragilità di molti luoghi del nostro territorio. A questo si aggiungerebbero poi la cementificazione incontrollata e spesso non regolamentata di molte zone d’Italia e una gestione delle reti di smaltimento delle acque spesso troppo carente.

Legambiente ha voluto tirare le fila della situazione attuale in cui versano 6 milioni di persone che vivono in quell’81,2% dei Comuni italiani, classificati ad elevato rischio idrogeologico. Sono state raccolte le principali informazioni relative ai più gravi casi di allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria, temperature estreme ed eventi meteorici assolutamente fuori dai trend abituali.

Tutti i dati sono stati inseriti in una “mappa del rischio climatico”, realizzata da Legambiente grazie al contributo di TeamDev e di Esri Italia.

In questa mappa, interattiva e che sarà continuamente aggiornata, si cerca di stabilire le correlazioni tra i luoghi dove questi fenomeni ritornano a distanza spesso di poco tempo, valutando come mai fenomeni simili, in contesti differenti, creino danni di entità diverse.

I dati partono dal 2010 e includono anche le recenti alluvioni di Genova del 9 e 10 ottobre 2014.

I numeri sono davvero allarmanti: 80 i Comuni che hanno subito i maggiori impatti, 112 i fenomeni meteorologici che hanno devastato in particolare le aree urbane, di cui 30 relativi ad alluvioni da piogge intense, 25 ad esondazioni fluviali, 20 trombe d’aria, 32 casi di danni alle infrastrutture e 8 in cui il patrimonio storico è stato duramente colpito.

A questi si uniscono i disagi che la popolazione ha subito a causa dei 29 giorni di blocco delle metropolitane e delle linee ferroviarie (10 giorni a Roma, 9 a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino) e i 38 giorni di black out elettrico complessivo. Ma la cosa più grave è il numero dei feriti, moltissimi, e delle vittime di queste tragedie, 138 in 4 anni.

Tutto questo deve essere evitato in futuro. Attualmente è attiva presso la presidenza del Consiglio, una task force con il compito di affrontare il tema del dissesto idrogeologico, ma nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici siamo ancora molto indietro. È stato approvato da pochi giorni, in ritardo rispetto alle scadenze imposte dalla Commissione Europea, il documento che contiene gli obbiettivi generali della strategia nazionale di adattamento al clima, ma riguardo al Piano Nazionale, la situazione è ancora bloccata, col rischio che anche gli ingenti fondi europei previsti dal Programma Quadro UE 2014-2020 vengano sprecati, per mancanza di una strategia.

Lo stesso Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente sostiene che

«Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici . Politiche che attualmente viaggiano completamente separate.»

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Crediti immagini:

Alluvione a Vicenza, 2010 - Foto: Wikimedia

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