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La manifestazione No al Carbone di Cerano (Brindisi)

Della manifestazione di sabato scorso a Cerano (Brindisi) contro la centrale a carbone dell’Enel (e contro il concerto che l’azienda energetica ha offerto alla popolazione per rifarsi l’immagine) avevo parlato QUI.

Con colpevole ritardo, pubblico un piccolo resoconto della serata, alla quale ho avuto modo di partecipare.

Le foto sono pochissime, perché ho utilizzato più che altro la videocamera (prossimamente, se ne sarò capace, monterò e pubblicherò il "girato").

L’immagine d’apertura, per cominciare, raffigura il cartello che ho contribuito a ideare e che ha realizzato graficamente il mio amico Danilo Cavallo. Non credo che sia utile commentarlo; se volete vederlo ingrandito cliccateci sopra.

Un resoconto più puntuale della manifestazione si trova, comunque, QUI.
 

L’idea che stava dietro alla protesta era organizzare una specie di controconcerto a suon di vuvuzelas e altri "strumenti" rumorosi - un pretesto per esprimere la propria contrarietà, ma anche per informare, con le parole e con i volantini gli spettatori del concerto della realtà di Cerano, che avvelena l’aria e il suolo, rendendosi responsabile di un’incidenza di tumori più elevata rispetto agli altri comuni della provincia.

Davanti alla centrale a carbone «Federico II» (mai, in realtà, l’imperatore svevo avrebbe avvelenato la sua terra) i manifestanti hanno iniziato a confluire verso le 19. Alla fine eravamo in tanti, 500, secondo il gruppo «No al Carbone», 200 secondo la polizia. Due ali di folla hanno circondato le auto degli spettatori intervenuti al concerto di Patty Pravo e Irene Grandi, accompagnandole con il frastuono delle vuvuzelas e la consegna di volantini.
 Ho apprezzato il fatto che si tentasse di dialogare, di convincere gli spetattori a fare dietro front (qualcuno è effettivamente tornato indietro tra gli applausi dei manifestanti), così come mi ha fatto piacere vedere che la maggior parte degli automobilisti ha accolto con un sorriso il rallentamento e il tentativo di persuasione.


 Un mio amico mi ha fatto notare che la folla era piuttosto composita (c’erano bambini, giovani e adulti, attivisti No al Carbone e di altre associazioni, bandiere del WWF, di Rifondazione e dei Giovani comunisti, dell’Italia dei Valori, che schierava anche il senatore Giuseppe Caforio, cartelli di Greenpeace) e questo è stato senz’altro un punto di forza della manifestazione, tendenzialmente riuscita e pacifica.
 
Un altro mio amico si è soffermato sugli aspetti negativi: singoli episodi di mani battute sulle auto, oppure di trombe suonate al di là dei finestrini aperti, magari con i bambini a bordo. Ritengo si sia trattato di poca cosa, eppure a furia di ragionarci sopra (il mio amico ha trovato troppo aggressivo il contegno di alcuni manifestanti - e quindi poco utile alla causa) qualche perplessità è venuta anche a me.

Non tutti gli spettatori, probabilmente, avevano chiara la situazione. Capisco i cori di «Vergogna!» quando è passata un’auto con la scritta Enel. Capisco meno il fatto che la persona comune - supponiamola, anche a torto ma strategicamente, ignara dei fatti - si sia dovuta sentire aggredita o quantomeno giudicata.

Non fraintendiamoci: sono il primo ad aver formulato giudizi. Dei sorrisi e dei tentativi di dialogo, inoltre, come delle macchine tornate indietro, ho già detto. Penso in ogni caso di non offendere nessuno se dico che si sarebbe potuto fare di più per evitare il meccanismo psicologico di difesa di chi si sente aggredito (chi sono questi qua, che cosa vogliono?).

Il terrorista, in questo caso, si chiama Enel, non permettiamogli di usare nei nostri confronti etichette stupide come «violenti» o «ecoterroristi», per aver suonato una vuvuzela.

Sto dicendo, e cerco finalmente di spiegarmi, che per la prossima manifestazione una strategia alternativa potrebbe essere restare tutti ordinati, disciplinati, nel massimo silenzio, quasi scusandosi per il disagio arrecato e chiedendo solo di lasciare un volantino. Ma v’immaginate l’effetto di un’auto costretta a marciare tra due muri di folla innaturalmente silenziosa?

Viceversa, se si opterà per il casino, per il "controconcerto", che controconcerto sia! Facciamolo allegro, con gli strumenti veri, facciamo vedere una buona volta che non siamo soltanto degli arrabbiati, che siamo lì per informare, per testimoniare, ma che anche a noi piace suonare, divertirci e che non abbiamo nulla contro chi va a vedere Patty Pravo o Irene Grandi, ma che non possiamo non dire no alla centrale della morte.

Credo che l’effetto sarebbe maggiore o, quantomeno, percepito "positivamente".

Naturalmente posso aver detto un mucchio di stupidaggini, del che mi scuso, ma mi piacerebbe ci si ragionasse sopra senza pregiudizi o offese.

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