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La manifestazione Fiom e l’irrinunciabile opportunismo del PD

La presenza di un No-Tav alla manifestazione della Fiom ha tolto le castagne dal fuoco ad un PD che non può rinunciare al suo opportunismo.

In realtà, il presidente della comunità montana della Val di Susa ha tolto le castagne dal fuoco al Partito Democratico. Non c’è da stupirsi che il PD abbia deciso di disertare la manifestazione nazionale a Roma del prossimo 9 marzo. Era già capitato per la manifestazione della Fiom del 16 ottobre 2010. Allora c’era Fioroni che raccomandava di "fare attenzione a mischiarsi con i centri sociali", mentre Fassina dichiarava la sua volontà di partecipare alla manifestazione.
 
Oggi il problema sono i cittadini della Val di Susa, descritti come pericolosi e richiamati in maniera strumentale al rispetto della legalità, anche dal presidente della Repubblica. L’eterogeneità espressa dalle posizioni di Bersani e Veltroni, Fassina e Letta, Vita e Fioroni, più che un grande partitom ne fa solo un partito grande, per dirla con una famosa pubblicità di pennelli.
 
A Fassina che parla di una manifestazione che con la partecipazione del presidente della comunità montana della Val di Susa si sarebbe "caricata anche di altri contenuti", motivo per il quale avrebbe rinunciato a parteciparvi, non può credere nessuno. Basta leggere la piattaforma della manifestazione promossa dai metalmeccanici della Cgil, per notare come il No alla Tav sia assolutamente coerente.
 
"La sostenibilità ambientale delle produzioni e dell’uso del territorio" è un punto decisivo della piattaforma approvata dal Comitato centrale della Fiom, che si inserisce coerentemente nell’opposizione alle "scelte del Governo italiano", che rispecchiano imposizioni di istituzioni come la BCE che, di fatto, succhiano sovranità politica all’Italia. Quest’ultimo aspetto, d’altronde, richiama la necessità di lottare per "per una diversa idea d’Europa fondata sul lavoro e la democrazia". 
 
Elementi, quelli richiamati nella piattaforma dello sciopero Fiom, che non possono essere rivendicati in fabbrica e messi da parte fuori dai luoghi di lavoro. Un richiamo, quello al lavoro ed alla democrazia ed alla loro inseparabilità, che è perfettamente rappresentato dalle numerose lotte in campo per il lavoro; per la democrazia nei luoghi di lavoro; per i beni comuni; fino alla resistenza dei valsusini.
 
Ma per nessuna di quelle lotte il PD ha avuto la capacità di prendere una posizione chiara. L’opportunismo è per il PD elemento irrinunciabile e quasi fisiologico, per sostenere da “sinistra” sconcezze politiche come il pareggio di bilancio nella Costituzione, richiesto dai tecnocrati dell’UE e mai sottoposto al giudizio dei cittadini, che pure saranno costretti a subirne le amarissime conseguenze.
 
Questioni, ancora una volta, che richiamano all’esercizio della democrazia. Come vi richiamano, in una repubblica fondata sul lavoro, la difesa dell’articolo 18, la reale rappresentanza sindacale, la difesa dei diritti del lavoro. Così com’è questione di esercizio della democrazia, il No al Tav Torino-Lione.

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