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La fallacia di composizione dei libertari da pandemia

Piccola tassonomia libertaria antifallace da pandemia, sotto supervisione logica, per il bene nostro e altrui

In questi giorni ho assistito ad un interessante esperimento social(e), relativo alla maledetta pandemia che ci avvolge da ormai una decina di mesi. Durante i quali, in parallelo al frastuono straniante di tesi, induzioni, inferenze, certezze, proclami e dichiarazioni, abbiamo anche assistito ad alcuni tristi casi individuali di vero e proprio burnout, probabilmente a seguito di predisposizione psicologica individuale. Quindi diciamo che sono piuttosto allenato e non mi altero più di tanto. La cosa che mi ha interessato, come osservatore, è la reazione fortemente avversa di alcune persone, di orientamento ideologico facilmente individuabile, all’ipotesi di obbligo generalizzato di utilizzo di mascherine anche all’aperto.

Tutto o quasi è iniziato da questa dichiarazione di Andrea Crisanti, già deus ex machina del cosiddetto “modello Veneto”, la cui ruvida indipendenza di giudizio e scarsa propensione alla diplomazia lo rende decisamente apprezzabile, almeno ai miei occhi. Che ha detto, in particolare, Crisanti? Questo:

In diverse Regioni sono state varate ordinanze per l’obbligo di mascherine anche all’aperto. Anche nel Lazio si va verso questa decisione.
Fanno bene.

Servirà a limitare il contagio?
Serve a tenere l’attenzione elevata.

Che, detta tutta, è una banalità assoluta. Poiché in questo momento il problema di tutto il mondo è la caduta di tensione ed attenzione verso il virus (cosa assai umana e comprensibile ma non per questo giustificabile), se associamo ad una condotta una sanzione formale, con relativo enforcement, c’è speranza di aumentare la compliance. Incredibile concetto, vero? Sono sconvolto.

Certo, a tutti noi neo-umanisti piacerebbe vivere in contesti di consapevolezza dove la sanzione per condotte comunitarie dannose è la riprovazione sociale e non il poliziotto. Pare però che non viviamo in questo irenico iperuranio. Triste, lo so: sarà per la prossima reincarnazione.

L’affermazione di Crisanti, almeno sul mio wall Facebook, è stata invece vissuta da alcuni come una sorta di diabolica confessione involontaria, la voce dal sen fuggita: “A-ha, ecco la pistola fumante: le mascherine non servono a nulla se non a soffocare la nostra libertà-ta-ta-ta!” Ora, se le mascherine non servissero a nulla e qualcuno malgrado ciò tentasse di imporle ex lege, potremmo accusare questo qualcuno di essere un liberticida in combutta con la Spectre che sta cercando di addomesticare il genere umano per portarlo verso i propri obiettivi. Che non sappiamo ancora quali siano ma stiamo studiando appassionatamente.

Crisanti agente delle F.O.L. (Forze Oscure Liberticide) che puntano alla inquietante Dittatura Sanitaria, quindi? Credo di no. Credo volesse semplicemente dire quello che ho tentato di spiegare sopra: la sanzione formale come surrogato “quick and dirty” di quella sociale. E infatti resta scettico sull’obbligo ma piuttosto che niente, meglio piuttosto. Ma niente, apriti cielo, e resta aperto. E qui inizia la parte più drammatica delle motivazioni della contestazione neolibertaria: la tortura a cui la logica viene sottoposta.

Iniziano quelli che “ehi, ma io abito in un luogo isolato, non c’è nessuno in giro, non possono multarmi se non indosso la mascherina!”. Che poi è la reazione caratteristica di chi è in disaccordo con una tesi ma è troppo pigro per lavorare su una astrazione (o forse non ne è capace), e quindi prende il caso estremo, lo innalza a modello e te lo sbatte in faccia per mostrarti quanto sbagli.

Poi ci sono quelli un filo più sofisticati, che ascendono nella complessità degli esempi per avere un modello più robusto ed inattaccabile. “Ma io l’ho con me e la indosso quando ci sono assembramenti, che motivo c’è di renderla obbligatoria sempre e comunque?”. Buon punto. Anch’io vedo in giro molta gente con la mascherina sul gomito, a passeggio da sola, che quando si avvicina ad altre persone, conosciute o meno, se la porta fulminea al volto. Proprio una seconda natura, signora mia. Come dite? È una battuta, la mia? Ebbene sì, mi avete sgamato.

Il passaggio di stato, da “solitudine” ad “assembramento”, nei centri urbani, anche minori, è molto più rapido di quanto alcuni siano disposti ad ammettere, ahimè. Poi ci sono i volenterosi, quelli che mettono la mascherina lasciando rigorosamente scoperto il naso. Che, come noto, non è veicolo e recettore di contagio, no no. Lasciateci almeno il naso, vi prego!

A stretto giro, sopraggiungono i libertari totalitari. Nel senso di quelli che, se anche un solo caso disconferma la tesi, allora è liberi tutti. “Vedi? Tizio ha preso il covid eppure usava sempre la mascherina oltre a salutare sempre, ergo la mascherina non serve a nulla!”

Segue, nella tassonomia libertaria, il momento migliore e più godibile, almeno per me: la fallacia di composizione. Troppo bella, credetemi. Suona così: “Ah, sì? Allora ci saranno sbirri col drone che cercheranno di mettermi in catene se sono da solo sulla spiaggia senza mascherina, eh? Eh?”. Provate a concentrarvi su questa immagine, quasi californiana. Ci siete voi, da soli, su una spiaggia. Il sole basso o alto sull’orizzonte, come preferite. Magari qualche cavallone all’orizzonte. Quasi una immagine da Beach Boys in Surfing USA.

Domanda: come mai siete soli in spiaggia? Possibili risposte: la spiaggia è vostra; quindi, niente sbirri né droni o dico a Higgins di liberare Zeus e Apollo. Oppure la spiaggia è pubblica ma vige divieto di accesso per motivi -che so- sanitari, e voi libertari arrivate sul posto dicendo “figo, non c’è nessuno, solo io. Quindi niente mascherina, tiè!”. Improvvisamente, vi trovate circondati da una folla di altrettanti libertari pari vostro, che hanno fatto il vostro stesso ragionamento. Un po’ come le partenze intelligenti o gli ingorghi di auto negli incroci senza semaforo e con precedenze optional. Uguale. Addio libertà, arrivano i divieti, sigh.

Spero che ora il concetto di fallacia di composizione vi sia più comprensibile ma non vorrei essere troppo ottimista. Perché è piuttosto preoccupante doverlo spiegare a gente che insiste ad usare l’immagine della spiaggia col runner solitario come esempio di libertà. Tanti individui fanno una folla, purtroppo. Una legge fisica prima che morale. En passant, vi segnalo anche i portatori non troppo sani di fallacia di composizione alla rovescia: “eh, ma è chiarissimo: si inizia con obbligo di mascherina e si arriva al lockdown totale. Come fate a non capire?”. Inutile tentare di spiegare che la mascherina serve ad evitare lockdown generalizzati, sigh.

Menzione d’onore per i libertari da TSO, che sono quelli che assimilano l’obbligo di indossare la mascherina ad un trattamento sanitario obbligatorio. Che necessiterebbe -appunto- di un TSO per permettere a costoro di apprezzare la differenza sostanziale, a livello fisico. Anche qui, passiamo oltre.

Da ultimo, o forse dall’inizio, ci sono gli analfabeti computazionali: una categoria di libertari del tutto peculiare. Sono convinti che una epidemia si propaghi in progressione aritmetica di ragione 1 o al massimo 2, e mai geometrica. “Ehi, siamo ancora a numeri bassi, smettetela con questo terrorismo!” Ooookay.

Vorrei finire con alcune riflessioni. Ipotizzate che io sia un soggetto a cui della “società” frega assai poco. Una specie di thatcheriano, insomma. O meglio, un seguace di Adam Smith, per il quale la somma dei comportamenti individuali egoistici produce un esito collettivo virtuoso (altra fallacia di composizione? A volte, non sempre). O forse sono solo un fottuto misantropo, chi può dirlo. E quindi? Quindi voglio evitare che “gli altri” mi rompano le scatole oltre il minimo indispensabile. Sui mezzi pubblici, in ascensore, alle riunioni di condominio, eccetera.

Questa mia complessione psicologica fa sì che io abbia la tendenza a lasciar correre gli stili di vita altrui, sin quando non entrano nella mia sfera esistenziale. Sono un libertario? Chiamatemi così, se credete. I problemi sorgono quando le condotte altrui entrano nella mia esistenza. In altri termini, per fare un esempio, vorrei evitare che i droplet altrui mi infettassero. Vaste programme, lo so.

Per tentare di perseguire il quale, uso la mascherina pressoché ovunque: sui mezzi pubblici la FFP2, quando cammino per strada la chirurgica. Per questa premessa, mi infastidiscono quelli che lasciano scoperto il naso al supermercato, quelli che se la abbassano per parlare col vicino, e mi prudono le mani quando vedo (ormai non li vedo quasi più, grazie al cielo) quelli con mascherine con valvola, che per me sono untori purissimi oltre che ben più egoisti di me.

Dove ci porta, questo ragionamento? Qui: amate la società? Proteggetela indossando la mascherina. Non vi può fregar di meno di quella cosa chiamata “società” ma non volete che condotte altrui vi mettano a rischio, perché siete un fottuto misantropo? Indossate la mascherina. Poi magari, parlo per me, prenderete lo stesso il virus perché la vostra compagna è medico, quindi a rischio malgrado le precauzioni. Ma qui parliamo di probabilità e comportamenti, non di costanti fisiche.

E se tutto ciò non bastasse, nel senso che il virus fosse ancora molto circolante e non avessimo tempo di fare corsi di altruismo o di egoismo smithiano? Mettiamo dei divieti e facciamoli rispettare. Troppo brutale? Penso di sì ma al momento non vedo molte alternative. Anche a me piacerebbe arrivare agli obiettivi per argomentazione ed evangelizzazione laica del prossimo ma qui proprio manca il tempo, perché le pandemie viaggiano in progressione geometrica, non aritmetica. Attendendo la terapia o il vaccino.

Ci sono modi differenti per essere libertari durante una pandemia. Perseguire quello della disobbedienza sulla prevenzione e sulla protezione, solo perché viene da un “ordine” delle autorità è il modo migliore per estinguere se stessi, dopo i propri neuroni.

AGGIORNAMENTO: a conferma del fatto che questo tema è una miniera, il post ha suscitato levate di scudi dalla categoria che potremmo a questo punto definire dei “libertari preventivi”: il Dpcm non c’è ancora, la norma neppure, eppure leggo di gente che mi rampogna dicendo che “è assurdo l’obbligo quando intorno non c’è nessuno”. Interessanti riflessi condizionati, non trovate?

Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

Questo articolo è stato pubblicato qui

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