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La disoccupazione colpisce anche i ciechi

Una vera e propria emergenza lavorativa colpisce particolarmente i giovani con disabilità visiva. Lo sostiene, in una lettera indirizzata al ministro Fornero, il presidente dell’Uic (Unione italiana ciechi e ipovedenti), Tommaso Daniele.

Questa lettera viene esaminata in un articolo pubblicato su www.superabile.it. Daniele rileva, in primo luogo, che “Il lavoro è un bene prezioso per l’intera umanità, ma per i ciechi e gli ipovedenti è prezioso due volte perché rappresenta la strada maestra per l’integrazione sociale”.

“Recenti dati statistici riferiscono che un giovane su tre è senza lavoro. – aggiunge Daniele – I giovani ciechi ed ipovedenti sono praticamente disoccupati e attendono dal Governo un segnale concreto che possa rappresentare una inversione di tendenza. Essi chiedono, inoltre, alla nostra Unione, una azione decisa, forte affinché la loro problematica venga conosciuta dalle autorità di Governo, e termini il muro di gomma con il ministero del Lavoro, con la Conferenza Stato Regioni e con le singole regioni”.

Daniele illustra quindi al ministro le principali problematiche che riguardano l’inserimento lavorativo di persone cieche e ipovedenti: innanzitutto, “la figura dell’operatore telefonico, ignorata dalla riforma degli istituti tecnici del ministro Gelmini, è stata equiparata con Decreto del ministero del Lavoro, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni, all’operatore amministrativo segretariale e conserva il diritto al collocamento obbligatorio previsto dalla Legge 113/1985”.

Per quanto riguarda poi il massofisioterapista, “la qualifica che si ottiene attraverso un corso triennale con un titolo di scuola media inferiore, non è più spendibile perché la normativa europea prevede che il diploma di fisioterapista si consegue attraverso un corso universitario triennale. Si chiede, quindi, che la figura del massofisioterapista venga equiparata all’operatore del benessere e che sia prevista una corsia preferenziale all’interno dei meccanismi del collocamento mirato previsto dalla Legge 68/1999 (quali, ad es., le convenzioni di inserimento lavorativo)”.

Il decreto Salvi del 10 gennaio 2000 ha poi individuato “tre nuove figure professionali per i ciechi, alle quali ha esteso i diritti previsti per gli operatori telefonici sanciti dalla Legge 113/1985: l’operatore di telemarketing, il gestore di banche dati e l’addetto alle relazioni con il pubblico. Tali figure – denuncia tuttavia Daniele – non sono state utilizzate, perché le regioni non le hanno inserite nella programmazione. Si chiede un autorevole intervento sulla conferenza Stato Regioni, affinché si provveda a recuperare il tempo perduto”.

La legge 29/1994 prevede poi il collocamento obbligatorio del terapista della riabilitazione, una figura oggi sostituita dal fisioterapista, che però, come riferisce Daniele, “attualmente non gode del beneficio del collocamento obbligatorio. Si chiede di intervenire presso la Commissione Lavoro del Senato affinché approvi uno specifico disegno di legge, almeno nella parte che sostituisce la parola terapista della riabilitazione con fisioterapista”.

Il presidente dell’Uic ribadisce poi la richiesta, più volte rivolta al ministero del Lavoro, di riconoscimento della figura professionale del “perito fonico”, nell’ambito forense dedicato ai non vedenti: “una figura – spiega Daniele – formata specificamente per migliorare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. Si chiede di intervenire affinché il decreto venga emanato al più presto e si stipuli un accordo con il ministero di Grazia e Giustizia per la utilizzazione di tale figura”.

Daniele denuncia poi la riduzione significativa del numero dei posti di operatore e quindi la diminuzione dei lavoratori ciechi occupati come centralinista telefonico. A tal proposito, “si chiede una interpretazione autentica dell’art. 3, comma 1, della legge 113/1985 perché a nostro avviso l’introduzione di nuove tecnologie non elimina il diritto dei ciechi e degli ipovedenti al collocamento obbligatorio”.

Nonostante la grave crisi economica, nonostante il generalizzato aumento della disoccupazione, non possono essere trascurati i problemi delle persone che, oggettivamente, hanno maggiori difficoltà, come i ciechi e gli ipovedenti, tutt’altro. E le richieste del presidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti sono molto precise e anche per questo motivo è auspicabile che siano accolte.

 

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