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La destra xenofoba avanza in Europa

Timori per l’annunciata avanzata dell’estrema destra razzista ed anti-europeista estesi anche ad altre parti del vecchio continente in occasione delle consultazioni comunitarie.

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che si terranno in tutto i 27 paesi dell’Unione da giovedì prossimo a domenica nascondono alcune insidie molto allarmanti che potrebbero definitivamente bloccare il cammino verso l’avverarsi del sogno europeista dei padri nobili dell’Europa, quali Robert Schumann, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e, più recentemente, Simone Weil, Helmut Kohl ed Emilio Colombo. Quasi dovunque ma soprattutto nei paesi dell’Europa ex sovietica si preannuncia infatti una forte avanzata dei movimenti di estrema destra razzisti, xenofobi e fortemente anti-europeisti.

Dalla Repubblica ceca ai Paesi Baltici, sino all’Ungheria ed alla Bulgaria è soprattutto la politica anti-rom ed anti-immigrati a coagulare attorno a movimenti, che altrimenti non supererebbero probabilmente la soglia utile ad ottenere la rappresentanza al Parlamento europeo, la simpatia di un numero sempre crescente di elettori. Non a caso in Olanda il partito dichiaratamente xenofobo del Pvv, guidato da Geert Wilders, chiede ai suoi compatrioti un plebiscito al fine di poter cacciare la Romania, considerata a torto come la nazione-culla dei Rom, dall’Unione europea. La crisi economica poi, che per certe nazioni come le tre repubbliche baltiche e l’Ungheria è stata proprio nera e profonda, non ha certo migliorato le cose e l’estrema destra, approfittandone, ha attribuito all’integrazione europea buona parte delle sue cause. Cosa totalmente assurda giacché è provato che in mancanza di integrazione con la ricca Europa occidentale le fragilissime economie dell’Europa centro-orientale sarebbero inesorabilmente naufragate dopo anni di crescita ininterrotta, trascinando nella miseria e nella povertà gli abitanti di questi stati.


Nonostante questa inopponibile verità infatti le opinioni pubbliche delle nazioni ex- appartenenti al Patto di Varsavia, allevate per cinquant’anni dai regimi comunisti nel più torbido provincialismo, sono le più inclini a cadere nella trappola del nazionalismo e del revanscismo più feroce, razzista e xenofobo. Già oggi nella derelitta Ungheria gli ultranazionalisti dello Jobbik, unitamente a buona parte della destra che fa capo al partito d’opposizione Fidesz guidato dal capo dell’opposizione Vicktor Orban, accarezzano l’idea di rivendicare alla sovranità di Bucarest buona parte della Transilvania, terra che da dopo la prima guerra mondiale, con il disfacimento dell’impero asburgico, appartiene alla Romania.

Certamente Bruxelles deve fare oggi i conti con molti errori commessi dalla Commissione negli ultimi anni, primo fra tutto la sua inerzia di fronte alle guerre balcaniche ed al problema dei Rom. I Rom sono un antico popolo indiano che a partire dal medioevo ha iniziato a stanziarsi nel medio-basso bacino danubiano. Odiati dai popoli autoctoni, in genere slavi ma anche di origine latina come i romeni, che durante la seconda guerra mondiale hanno appoggiato il loro sterminio da parte di Hitler negli anni novanta si sono concentrati quasi totalmente in Romania dove il loro numero è aumentato esponenzialmente grazie alle varie pulizie etniche compiute da serbi ed albanesi nei Balcani occidentali.

Al momento dell’ingresso della Romania nell’Unione europea ovviamente gran parte di loro è fuggita da una nazione che mai li ha amati ma, invadendo il resto d’Europa, ha suscitato l’allarme sociale, in buona parte giustificato, dell’opinione pubblica del vecchio continente, facendo erroneamente balenare nella mente di molti la falsa equazione rom uguale romeno. Solamente una decisa azione di riposizionamento di questa etnia, da sempre nomade ma da secoli appartenente all’Europa, guidata dall’Unione nel suo complesso e la sua sedentarizzazione incentivata tranquillizzerebbe una buona fetta d’opinione pubblica cosiccome la decisa iniziativa di Bruxelles in altri campi, come in quello relativo all’immigrazione extra- comunitaria o nell’adozione di ulteriori iniziative per combattere in tempi di crisi la povertà e la disoccupazione, avrebbe l’innegabile merito di riavvicinare le istituzioni comunitarie ai cittadini e di rendere appetibile a tutti il Trattato di Lisbona. Solamente vincendo l’euroscetticismo Bruxelles potrà emarginare i movimenti razzisti e xenofobi che stanno nascendo come virgulti in tante delle nazioni che compongono l’Unione e ne stanno mettendo in pericolo la stessa esistenza. 

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