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 Home page > Attualità > Politica > La democrazia in Italia è arrivata per caso

La democrazia in Italia è arrivata per caso

Non c’è niente da fare, abbiamo perso.

Al massimo dell’ottimismo abbiamo anche pensato di farcela, di credere di essere un popolo democratico. Ci eravamo talmente tanto infognati dentro al pensiero che nulla potesse cambiare che non abbiamo fatto a tempo a cogliere i fatti.

Dopotutto fu Napoleone, con un po’ di guerra e qualche bottino di conquista a fare finta per primo di portare la democrazia in Italia. A distanza di secoli dall’età comunale la gente pensava nuovamente di avere dei diritti oltre che dei doveri. Non durò molto. Una lenta inesorabile scivolata democratica verso il fascismo. Poi la guerra e la sua fine.

E il referendum popolare, con il voto anche alle donne, e tutti a votare. E per fortuna gli agenti segreti degli Stati Uniti compirono forse l’unica buona azione nei nostri confronti, sabotando il risultato dei voti: gli italiani continuavano a pensare alla monarchia.

Anni e anni di Democrazia Cristiana, aspettando forse che il buon Dio si degnasse di scendere in terra per porre fine a quello scempio, e invece nulla, toccò ai magistrati, ai vari del pool mani pulite. Le mani si pulirono. Ma come si dice, una mano lava l’altra e insieme lavano il viso.

Arrivò il cavaliere. Un cavaliere diverso, lontano da quello che si immagina nelle favole. Amava raccontare idiozie e cospargere la gente di profezie, volgendosi anche verso il santissimo.

Il problema è che piaceva.

Il problema di oggi è che piace lui, e che dall’altra parte fanno a gara ad essere peggiori.

Non c’è alternativa, all’Italia piacciono gli uomini risoluti, forti, decisi, che se ne infischiano.


Arriveremo anche al presidenzialismo.

E sarà come tornare nuovamente alla monarchia, riappropriandoci, alla fine, del nostro voto di sessanta anni fa. Dopotutto è quasi giusto.

Voglio dire, se non si impara sulla pelle che troppi poteri nelle mani di una sola persona non possono essere altro che deleteri, si rischia di crederci per davvero, che sia una cosa democratica.

E’ un ritorno alla nostalgia, una saudade di re. Di re buono, intendiamoci, poi, in questo caso lo eleggeremmo addirittura, per cui...

Dopotutto è quasi giusto.

Che ognuno abbia ciò che si merita.

La Francia la democrazia, noi il Re.

Ho già cancellato tre finali di articolo, ma credo di aver trovato quello giusto:
W V.E.R.D.I. (Vittorio Emanuele Re D’Italia)

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