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La controversa Legge Natura

Il Parlamento europeo ha da poco approvato la cosiddetta Legge Natura. La legge deve ancora essere approvata dal Consiglio, cioè dai rappresentanti degli Stati. Non ha avuto una ampia maggioranza ed è frutto di un compromesso fra il partito socialista e i verdi da una parte e il partito popolare dall'altra che la ha sostenuta solo dopo aver fatto approvare degli emendamenti che ne limitano la portata. Di che cosa si tratta?

 Risponde a una esigenza di riportare città e campagne al loro ciclo naturale. Piantare alberi nelle città o comunque avere spazi non cementificati e lasciare spazi nelle campagne alla natura, che nella cultura degli ambientalisti si traduce in biodiversità. Dall'altra parte esiste una difesa di una tradizione italiana ma anche europea di strappare terreni alle paludi, al mare, alle zone salmastre per renderli coltivabili, abitabili, per evitare fra l'altro la diffusione di malattie come la malaria. I primi sono soliti in estate ricordare come gli incendi dei boschi - spesso dolosi - tolgono ettari di terreno al patrimonio boschivo. Gli altri aggiungono che nonostante i deprecabili incendi il patrimonio boschivo in Italia è in crescita, sicuramente copre più di un terzo del paese. Basti pensare alle Alpi e agli Appennini, quasi totalmente ricoperti da alberi. Un albero gode di vita propria: nasce, cresce e muore. Durante la sua vita getta attorno a sé centinaia di semi da cui nascono altri alberi. Oltre alle montagne e alle colline ci sono anche le numerose aree di pini o robinie anche in pianura, spesso parchi o aree protette. La tradizione ha portato a eliminare paludi in Emilia Romagna, nel Lazio, in Sicilia, in Sardegna. Per chi non lo sa la piana di Catania interamente coltivata ad aranci è frutto di una bonifica degli anni cinquanta di zone paludose dove era diffusa la malaria. Lo stesso vale per più aree della Romagna, quelle di recente alluvionate. In Lazio nella provincia di Latina nel Ventennio sono state strappati migliaia di ettari alle infiltrazioni del mare. E questi sono solo alcuni dei tanti esempi di opere di bonifica portato avanti. Negano la biodiversità? Un'altra tradizione italiana è quella dei giardini all'italiana creati grazie alla operosità dell'uomo portando acqua per irrigare e piantando piante a volte non autoctone che realizzano splendidi spettacoli. Molte sono protette dal Fai. In Lombardia esiste il parco della Pineta che copre aree della provincia di Como e Varese, entrambe molto verdi. La strategia del parco è quello di lasciare le piante a sé stesse. Se un albero muore e viene giù non bisogna toccarlo perché il tronco si ricoprirà di muschio e ospiterà fauna selvatica. È l'opposto del giardino all'italiana ma anche del manteniamo dei boschi che comporta ripulite il sottobosco, togliere i rami caduti, alberi morti o malati. Boschi dove in autunno si va raccogliere funghi e castagne, dove si realizzano sentieri per renderli più fruibili fa parte dell'uomo. Con il secondo atteggiamento si ha un bosco pulito e le persone hanno legna da ardere, giacche' in montagna e in collina le case hanno un camino o una stufa a legna e ci si riscalda con quelli. Un altro aspetto della opera civilizzatrice dell'uomo sulla natura è il taglio del bosco. Periodicamente alcune aree boschive - mai al di sopra dell'uno per cento della superficie - vanno tagliate. Il legname verrà adoperato per gli scopi più opportuni. Nelle zone dove è stato effettuato il taglio i semi gettati dagli alberi e le piante piccole esistenti nell'arco di qualche anno faranno rinascere il bosco con piante giovani, non malate. A questo bisogna aggiungere che i sentieri che consentono alle persone di fruire dei boschi fungono anche da tagliafuoco in caso di incendio. In molte aree boschive l'opera dell'uomo ha realizzato torrette in legno con telecamere in cima per avvistate i principi di incendio e intervenire subito. I nostri boschi sono poi popolati da numerosi animali selvatici: cervi, antilopi, stambecchi, cinghiali, volpi ,scoiattoli. Molti non hanno il nemico naturale e quando diventano troppi a ridimensionare il numero ci pensano i cacciatori che li fanno finire sulle nostre tavole. Oltre ai boschi esistono le distese di prati - dove di nutrono bovini, ovini. E poi esiste la macchia mediterranea dove trovano nutrimento le capre. La biodiversità è curata invece nelle oasi del WWF o in alcune aree protette. Abbiamo circa ottocento isole, la maggior parte disabitate che sono delle aree naturali per la diversità. I due atteggiamenti possono convivere? Certamente. Anche se con difficoltà per via di un dibattito da parte di ambientalisti e animalisti fortemente ideologizzato. Ritornando alla legge approvata dal Parlamento europeo si teme che in nome della biodiversità si tolga parte del patrimonio naturale che è bello e utile grazie all'opera dell'uomo per lasciarlo forse al godimento di animali selvatici. (Nella foto agrumi nella piana di Catania)

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