• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > La confessione di Bianconi & Co. Per una nuova Costituente

La confessione di Bianconi & Co. Per una nuova Costituente

Le parole in libertà degli esponenti del PdL rivelano verità gravissime senza peraltro provocare, nella maggior parte dei casi, alcuna reazione.

Bianconi & Co. parlano apertamente dell’esistenza di una costituzione materiale, diversa dalla Costituzione formale e, per molti versi, ad essa antitetica.

La prassi politica, sostengono, ha ormai "superato" il parlamentarismo su cui si basa la nostra carta costituzionale: questo equivale a dir che la Costituzione, il patto fondante della Repubblica, è stata tradita; che è stata aggirata, stravolta, violentata, da una classe politica di scellerati che, di questo tradimento, mena pure vanto.

Se tale tradimento è avvenuto, e la cosa è sotto gli occhi di tutti, con l’introduzione surrettizia d’elementi di presidenzialismo in una repubblica parlamentare, della cosa dovrebbe occuparsi la magistratura; se è avvenuto un attentato alla Costituzione, e questo confessano apertamente i parlamentari berlusconiani, intervenga in difesa della Costituzione chi ha giurato di farlo.

Non è solo il sistema elettorale che viola i voleri dei padri costituenti; sono anche l’abuso della decretazione d’urgenza, l’apposizione sistematica della fiducia e l’introduzione del voto di fiducia palese, ad essere contrari alla lettera, non solo allo spirito della Costituzione.

Chi dell’introduzione di tali innovazioni si è reso responsabile ha “ materialmente” commesso un attentato contro la Costituzione con la complicità delle cariche dello Stato, e della corte Costituzionale, che nulla o troppo poco hanno fatto per impedirlo.

L’ignoranza abissale dei nostri politici – meravigliosa l’intervista delle Iene a rappresentanti della destra come della sinistra che non sapevano neppure l’articolo 1 della Costituzione – fa sì che di Costituzione si parli a vanvera, senza neppure aver compreso che sia e a che serva.

A sentire certi discorsi pare che la Costituzione sia una delle tante leggi dello Stato, modificabile a piacere dalla maggioranza; quasi che ogni nuovo governo abbia il diritto di farsene una propria secondo le necessità, le pulsioni e le mode del momento.

La Costituzione rappresenta, invece, il cuore stesso della Repubblica, ai cui valori dà compiuta espressione e regola i meccanismo fondamentali del funzionamento della democrazia.

Per usare una delle metafore calcistiche che tanto sembrano piacere, la Costituzione è, anche, il regolamento del gioco della democrazia: un regolamento che, per avere pieno valore, dev’essere condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione; non fosse così cesserebbe di essere il documento fondante dello Stato, della casa di tutti gli italiani, per trasformarsi in imposizione di una parte del paese sull’altra.

Il percorso difficile stabilito dai Costituenti per le leggi di natura costituzionale, doppia votazione di Camera e Senato con maggioranza dei 2/3 e, in mancanza di questa maggioramza qualificata, successivo referendum popolare, ha esattamente lo scopo di far sì che qualunque modifica alla costituzione sia lungamente pensata e dibattuta, questa la ragione della doppia votazione a distanza di sei mesi, e accettata dalla stragrande maggioranza delle forze politiche.

Di più; i padri Costituenti richiedevano, per modificare la Costituzione, una maggioranza qualificata dentro ad un parlamento eletto col sistema puramente proporzionale. Pare evidente che, se lo spirito della nostra Costituzione deve essere rispettato, per modificarla in modo sostanziale non ci sia altro modo legittimo che attraverso un’assemblea costituente eletta col più puro dei sistemi proporzionale; un’assemblea che, contrariamente al parlamento attuale, dia spazio a tutte le voci, anche le più minoritarie, presenti nel panorama politico nazionale.

Ancora: non si possono introdurre riforme in senso presidenziale, in un sistema di controlli e contrappesi disegnati per una Repubblica parlamentare come il nostro, senza prima ritornare al più rigoroso parlamentarismo.

Solo un Parlamento tornato a godere pienamente delle proprie prerogative e a svolgere le proprie funzioni può, con pochi rischi per la democrazia, votare le leggi costituzionali necessarie, se davvero si vuole farlo, a trasformare la nostra Repubblica da parlamentare a presidenziale come pure, eventualmente, ad introdurre un federalismo equo e condiviso, l’unico che abbia senso, modificando la natura dello Stato Unitario.

L’Italia presidenziale e federale profetizzata da Bossi e Berlusconi, insomma, può nascere solo dentro ad una nuova Costituente; realizzarla in altro modo, e soprattutto di soppiatto a forza di malintese leggi ordinarie, rappresenterebbe un tradimento della Costituzione: un colpo di stato contro la Repubblica parlamentare nata dalla resistenza e un attentato all’unità della Patria.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares