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La conferenza di Hollande, raccontata all’Italia(na)

La conferenza dall'Eliseo del presidente francese Hollande non verteva affatto sulla liaison con l'attrice Juliet Gayet, come invece hanno provato a farci credere.

Di carne sul fuoco, alla conferenza stampa che Hollande ha tenuto l'altroieri all'Eliseo, ce n'era eccome. La "svolta liberale", così l'hanno definita in molti, è stata la risposta necessaria a una situazione che da tempo gli analisti segnalano: la Francia sta vivendo una fase di declino.

La domanda è se Hollande sarà in grado - politicamente e personalmente - di mantenere fede al piano di riforme (riduzione della spesa pubblica, ristrutturazione del mercato del lavoro, alleggerimento delle tassazioni) di cui ieri ha parlato. Ne ho scritto per Formiche: "Hollande, la Francia, il mondo e l'Italia", aggiungo qui un'opinione.

In Italia, tutto l'aspetto politico del discorso del presidente francese, è passato in secondo piano e si è corsi a vedere quali sarebbero state le sue reazioni alle domande sulla liaison con l'attrice Julie Gayet - con cui avrebbe tradito la sua attuale compagna Valérie Trierweiler.

Ma Hollande non ha parlato quasi per niente della vicenda: gli sono state fatte domande, ma ha chiuso l'argomentazione in fretta con un «non è questo il momento» - come a dire, "stiamo parlando di cose serie" adesso - e con un «le cose private si affrontano nel privato». Ad una domanda di un giornalista, che ha chiesto se Trierweiler è da considerarsi ancora la première dame, anche in vista della visita ufficiale negli Stati Uniti - prevista per l'11 febbraio -, Hollande ha risposto che chiarirà tutto, dicendo di più, prima della partenza per Washington.

Ora la questione è annosa - quanto delicata. Un uomo politico, rappresentante delle istituzioni, ha un privato che si scinde completamente dal pubblico? Forse no: non in modo esclusivo. La mia opinione si racchiude nell'approccio anglosassone a certe argomentazioni: "Se tradisci tua moglie, puoi tradire anche la Nazione". Sebbene, chiaramente, ci sono situazioni e situazioni - e la generalizzazione, come si dice generalizzando - è sempre sbagliata. Non è moralismo, è una cosa diversa che andrebbe approfondita, ma farebbe deviare il senso di questo che sto scrivendo, e dunque sarà per un altra volta.


Perché il punto non è tanto questo - discussione di carattere etico e morale, sull'etica politica, di alto livello se vogliamo. Ma si parla di circostanze più terra terra: il nostro sistema giornalistico. A guardarsi intorno, non c'è stato un giornale che abbia resistito al gossip, alla ricerca dell'informazione più corpulenta su quella coppia, ad aprire con un qualche riferimento al tradimento in scooter e all'appartamento in rue du Cirque, nell’VIII arrondissement di Parigi. Non è moralismo, nemmeno stavolta: sia chiaro, non sono così ipocrita o così sprovveduto da non credere che la vera "polpa" editoriale - declinazione anche commerciale del termine - sia la questione della liaison. Così come non sono così disattento da non notare anche i comportamenti della stampa internazionale - che ha dato altrettanto spazio alle rivelazioni di Closer -, o gli articoli interessanti e approfonditi sulla situazione francese, che molti dei nostri media hanno riportato (uno su tutti il CorSera con il bravissimo corrispondente parigino Stefano Montefiori).

Il punto vero allora sta nella mistificazione della notizia: almeno fino alla mattinata successiva - e cioè per tutta la serata, con tanto di programmi dedicati -, i media italiani hanno provato a farci credere che la conferenza stampa di ieri fosse stata organizzata ad hoc per far luce sulla storia amorosa - e sia chiaro, di nuovo, non sono così cretino da pensare che quei 600 giornalisti presenti non fossero lì per saperne di più sulla vicenda.

Senza riportare non solo quel "non è questo il momento" che avrebbe - ed ha - cancellato ogni aspettativa, ma soprattutto mettendo le decisioni sul cambio di rotta politico del governo francese in secondo piano - faccio notare, che da molti quello che ha detto Hollande è stato riportato come una sorta di svolta epocale della gauche francese verso posizioni liberal-sociali.

Ma niente: come se niente fosse si è continuato a parlare e cingottare di altro, con Vespa che ha messo su una puntata con un parterre de roi, dove mancava soltanto la vicina di casa di mia nonna.

E per capirci, all'indomani la notizia che i nostri giornali stanno ancora riportando a gran voce, è che il ministro della Cultura francese, Aurélie Filippetti (fedelissima di Hollande), ha revocato la nomina dell’attrice-produttrice Gayet dai membri della giuria dei borsisti per l’Accademia di Francia a Roma, che ha sede a Villa Medici a Trinità dei Monti.

 

@danemblog

Foto: C-log/Flickr

 

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