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La cementificazione procede senza soste

Ogni anno vengono consumati 500 chilometri quadrati di territorio. E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano. Nonostante ciò, tante persone rimangono senza casa perché non se la possono permettere. Questo uno dei principali risultati del rapporto “Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia” l’annuario di Legambiente, elaborato dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia. Secondo l’associazione ambientalista, negli ultimi 15 anni, il consumo di suolo è cresciuto in modo abnorme e incontrollato e la realtà fisica dell’Italia è ormai composta da informi fenomeni insediativi: estese periferie diffuse, grappoli disordinati di sobborghi residenziali, blocchi commerciali connessi da arterie stradali. Nel rapporto di Legambiente si sostiene fra l’altro: “Il consumo di suolo non è una prerogativa italiana. La Commissione europea ci conferma che siamo nella media dei principali paesi Ue, ma alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione a noi propri rendono la situazione molto complessa. In particolare, le periferie delle nostre principali aree urbane crescono senza un progetto metropolitano e ambientale, di trasporto pubblico e di servizi. Mentre nelle aree di maggior pregio, tra cui le coste, una produzione dissennata di seconde case ha cementificato gli ultimi lembi ancora liberi di territorio e zone a rischio idrogeologico, abusivamente o con il benestare di piani regolatori”.

“Il consumo di suolo - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale. Occorre fare come negli altri paesi europei dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno e interventi di riqualificazione e densificazione urbana, fermando così la speculazione edilizia”.

Eppure, si rileva ancora nel rapporto, a fronte di 4 milioni di abitazioni circa, realizzate negli ultimi 15 anni, nelle grandi città italiane almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell’affitto. Nelle stesse città dove l’emergenza sfratti è più pesante, quasi un milione di case risultano vuote perché economicamente irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Si prosegue poi nel rapporto: “In Italia, insomma, non si punta sul recupero dell’esistente ma sulla trasformazione di nuove aree, non si investe nella mobilità sostenibile, e le città sono sempre più congestionate e inquinate. E’ chiaro come, negli ultimi 20 anni, non si sia costruito per rispondere alle domande di abitazioni ma alla speculazione immobiliare e finanziaria, e la grave situazione di disagio sociale riscontrabile in molti centri urbani rispecchia una crisi che non riguarda solo il settore edilizio ma attraversa tutto il Paese”.

Scelta più che giusta quella di attribuire notevole rilievo, nell’ambito del rapporto annuale sull’ambiente, al consumo di suolo, o meglio alla cementificazione “selvaggia” che, peraltro, contraddistingue non solo le città più grandi ma anche quelle più piccole, anche se, va ribadito, la situazione non è omogenea su tutto il territorio nazionale. Il motivo principale alla base della validità della scelta compiuta nel rapporto è rappresentato dalle diverse e pesanti conseguenze negative sulla tutela ambientale derivanti dall’eccessivo consumo di suolo e dalle forme che esso assume, come del resto ben spiegato dal presidente di Legambiente. Concludo con una considerazione di natura politica. Spesso si sostiene, giustamente, che uno dei problemi più importanti del centro sinistra è determinato dal fatto che non riesce a proporre una vera e credibile alternativa di governo rispetto al centro destra. Ciò si manifesta non solo per quanto concerne le questioni di rilievo nazionale ma, a mio avviso, anche e soprattutto, in ambito locale e il caso della cementificazione “selvaggia” è emblematico. Anche amministrazioni locali guidate dal centro sinistra la praticano.

La loro politica urbanistica è più indirizzata alla tutela degli interessi, spesso speculativi, delle imprese edili e dei proprietari dei terreni, piuttosto che degli interessi collettivi. Quindi, in questo caso, vi è la dimostrazione più evidente del fatto che il centro sinistra non si comporta, molto spesso, in modo diverso dal centro destra, quando lo potrebbe invece fare, e quindi non propone una vera alternativa di governo e questo i cittadini lo comprendono chiaramente in quanto sono direttamente influenzati dalle politiche urbanistiche che vengono attuate a livello locale, e di questo ne sono pienamente informati.

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