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La battaglia nanotecnologica degli schermi video: SED contro OLED

La tecnologia SED (Surface-conduction Electron-emitter Display) è stata studiata e progettata qualche anno fa e, almeno sulla carta, ha ottime qualità tecniche per renderla una valida alternativa ai sistemi OLED.
 
I nuovi schermi SED, per televisori, dovevano entrare in produzione già nell’agosto del 2005 e in seguito messi in vendita nella primavera del 2006. Il vicepresidente di Toshiba, invece, nel marzo del 2006 ha posticipato la loro produzione nel corso del biennio 2007/08 e il probabile ingresso nel mercato negli anni successivi, una volta risolta la causa tra Canon e Nano-Proprietary, legata a problemi di licenze non concesse a Toshiba.

Con questo sistema ogni singolo pixel dello schermo è costituito da un tubo catodico in miniatura, funzionante come i vecchi tubi a raggi catodici, in sigla CRT (dal corrispondente termine inglese "cathode-ray tube"), composti da fosfori luminosi, che sono illuminati da fasci di elettroni.

Si avranno, di conseguenza, miglioramenti sui livelli del nero, sull’angolo di visione e sulla resa cromatica generale. In altre parole, si uniscono i vantaggi dei vecchi CRT con quelli degli LCD e dei Plasma.
 
Ricordiamo in sintesi le caratteristiche dei sistemi al plasma ed a LCD; uno schermo al plasma (Plasma Display Panel - PDP) è un tipo di schermo piatto comunemente usato per grandi televisori al di sopra dei 32 pollici. Il sistema è composto da molte piccole celle poste in mezzo a due pannelli di vetro, all’interno dei quali risiede una mistura inerte di gas nobili quali neon e xeno. Il gas nelle celle è trasformato elettricamente in un plasma, il quale in seguito eccita i fosfori ad emettere luce.
 
Uno schermo a cristalli liquidi o LCD (Liquid Crystal Display), è uno schermo sottile e leggero basato sulle proprietà ottiche di particolari sostanze denominate cristalli liquidi. Tale liquido è intrappolato fra due superfici vetrose provviste di numerosissimi contatti elettrici con i quali poter applicare un campo elettrico al liquido contenuto. Ogni contatto elettrico comanda una piccola porzione del pannello identificabile come un pixel o subpixel per gli schermi a colori.

 
La tecnologia SED, a differenza degli OLED, ha un’aspettativa di vita del display piuttosto lunga, mentre i tempi di risposta, sono più alti rispetto a quelli promessi dal concorrente, rimanendo sempre nell’ordine dei decimi di millisecondo.
Il contrasto della tecnologia SED si dovrebbe attestare su valori di 100.000:.
Purtroppo, nonostante le buone caratteristiche tecniche, il costo produttivo di questa tecnologia è ancora molto alto ed essendo tutto questo settore di ricerca coperto da brevetti detenuti da Canon (multinazionale capace di sviluppare i concetti di electron-emission e microfabrication) e Toshiba (leader nella creazione di CRT e LCD), non ci si aspetta, nel breve periodo, un lancio su larga scala dei SED, poiché recentemente la stessa Toshiba ha annunciato il suo appoggio alla tecnologia OLED.

Ritornando alle caratteristiche della tecnologia SED, possiamo sintetizzare che ogni singolo pixel è un microscopico tubo catodico, con fosfori luminosi che sono accesi da un flusso di elettroni, unendo le qualità tecnologiche dei tubi catodici, come contrasto e velocità di risposta, alla praticità di uno schermo piatto al plasma o LCD.
 
Un’altra importante caratteristica è che l’immagine non perde qualità nei pressi dei bordi grazie a migliaia di "pistole", una per ogni pixel, che agiscono sparando elettroni anche nelle zone esterne, consentendo di avere delle dimensioni dello schermo elevate, un ingombro sicuramente ridotto, e la qualità dell’immagine ai bordi esattamente uguale come al centro dell’immagine.
 
Questi schermi nanotecnologici usciranno molto presto dai laboratori e gli utenti informatici potranno trarre enormi vantaggi dall’uso di monitor SED. Infatti, la possibilità di avere un dot pitch particolarmente basso, unito a tempi di reazione da record, ne farà una scelta obbligata per grafici, progettisti, e per le applicazioni dei videogiochi più complessi.
 
Ricordo in conclusione e per completezza di informazione, che il dot pitch, chiamato anche fosforo, è la somma delle dimensioni di una triade e la distanza tra le triadi stesse, dove per triade si intende un gruppo di tre puntini di fosforo, di colore rosso, verde, blu all’interno di uno schermo CRT, quindi indirettamente è la misura della larghezza di un singolo pixel. In generale dunque un display con minore dot pitch dovrebbe avere una migliore qualità di immagine rispetto ad uno con dot pitch più elevato.
 

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