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La “balcanizzazione” italiana

L’Italia è sul rischio di diventare un paese instabile, politicamente e geograficamente. Ciò che è evidente a tutti è che la società italiana è ormai completamente balcanizzata, divisa in gruppi ed aree a cui ogni persona sente di appartenere, e che si pongono in antagonismo forzato sia verso gli altri gruppi che verso il concetto stesso di collettività.

Gli esempi non mancano ed abbondano quasi inosservati dentro il nostro quotidiano vivere. Dal tifo per il calcio ed alla conseguente sconfitta assoluta dell’avversario, alle bande di bulli di quartiere che segnano il territorio come gli animali, al branco, con accezione discriminatori, all’omofobia e xenofobia che esercitano una violenza del tutto gratuita contro la diversità e verso un colore diverso della pelle, incoraggiato da una politica governativa d’intolleranza contro i migranti, verso la propria cultura e religione.

Il Governo crede di potere comprare anche il Vaticano, offrendo leggi e favori a richiesta. Nella Chiesa una divisione ormai non tanto sotterranea sta emergendo di giorno in giorno e bisogna stare attenti che non diventi movimento o peggio ancora scisma.

Seguendo questa virtuale diga separatoria, la società italiana è spaccata e frantumata in piccoli e grandi atolli, ancora poco conscia dei rischi che corre, in modo particolare per le differenti realtà economiche fra Sud e Nord. Il Nord è otto volte più ricco del Sud. Da questo dato vi è un Nord che rivendica il federalismo fiscale, e non solo, ed un Sud che reclama il suo ritardo, a volte incolpevole a volte voluto da una classe politica incapace e “ladrocinante”. L’unica a trarne un tornaconto elettorale.


Questo squilibrio ha determinato il fiorire di contrapposti egoismi. Il Nord si lagna perché non gli va di mantenere il Sud pagando più tasse. Il Sud si lamenta perché è costretto a vivere di puro assistenzialismo. Prima c’è il sistema di corruzione politica e poi c’è la malavita. Le aree geografiche del nostro Paese sono contrassegnate, come un puzzle, da territori malavitosi: in Sicilia la mafia, in Calabria l’ ’ndrangheta, la sacra corona unita in Puglia, in Campania la camorra.

Perché si produca questo tipo di criminalità ed un Nord ricco, è necessario che ci sia una popolazione economicamente arretrata, in una zona dallo sviluppo bloccato. Ed ecco nascere la Lega Nord, il paventato Partito del Sud, si discute di secessione, di gabbie salariali, di fannulloni, precariato assistito, dialetti obbligatori, ronde, camice verde, reati di clandestinità, respingimenti, golpe d’elite e un frasario politico intollerabile ecc...

Tutte parole d’ordine e concetti che creano divisioni, muri, intolleranze. E’ difficile, in un clima del genere e in un momento di crisi economica, pensare che la convivenza civile possa durare a lungo: inevitabilmente i vari “branchi” si scontreranno ogni qual volta vi saranno delle risorse in palio, motivi di vario contenzioso.

Per evitarlo, sarebbe necessario rieducare gli italiani alla civiltà moderna, ammesso di trovare educatori validi. Se poi gli educatori, o esempi da imitare, sono quelli che stanno nelle Istituzioni, nel Governo, nel Parlamento, nelle autonomie locali, nella finanza economica, nelle grandi città come negli sperduti paesi, “il conto è fatto”! La nostra Carta Costituzionale viene attaccata un giorno sì ed uno no, così pure i valori della Resistenza e le norme etiche e morali.

Quando finirà questo continuo sbriciolamento d’incivile convivenza, di disgregamento democratico, se non vogliamo pronunciare la domanda: quando cominceremo a spararci addosso da tutte queste trincee?

Commenti all'articolo

  • Di dino (---.---.---.170) 24 settembre 2009 19:40

     ci sono argomentazioni valide con analisi errate, se mai ci fosse una secessione , forse lo scrivente non sa che la percentuale di popolazione di origine duosiciliana è pari al 67% della popolazione italiana quindi la ricchezza che della nazione andrebbe a dividersi sicuramente tenendo conto del numero di cittadini del nord e del Sud, ciò porterebbe sicuramente ad una giusta perequazione e dopo 150 anni di annessione finalmente la mia Patria le DUESICILIE riavrebbe quello che le fu tolto con la forza delle armi piemontesi.

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