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La Tour Eiffel batte il Colosseo e l’Italia perde la battaglia degli assetti immateriali

Un sondaggio rivela che anche le città, i monumenti, i siti, hanno un valore in termini di ricchezza prodotta e che l'Italia, che dovrebbe essere incontrastata dominatrice della classifica di questi valori, in realtà, non valorizza quasi nulla di quel (tanto) che ha.

Era abbastanza prevedibile che in un momento di crisi il tema del turismo e del grande richiamo che il nostro sterminato patrimonio artistico e culturale opera sugli stranieri fossero rispolverati, rappresentando da sempre una voce fondamentale e mai abbastanza riconosciuta dell’economia del nostro stato.

E’ così che è stata stilata una valorizzazione degli assetti immateriali delle diverse nazioni, cioè del valore di “reputazione” che le città di richiamo ed i loro singoli monumenti, o punti di interesse, rappresentano in termini di richiamo, vendibilità, utilità per l’indotto…etc. Così, come per un brand di moda, anche i monumenti hanno una loro fama, una loro riconoscibilità ed una loro credibilità.

Il valore del “brand” è stato calcolato sulla base di 10 parametri di vivacità economica, socio-culturale ed imprenditoriale, stilando un indice di valenza turistica (che prende in considerazione il valore economico del territorio, la conoscibilità del monumento, il flusso di visitatori del territorio e del monumento) e un indice di attrattività economica (che considera il numero di occupati nel turismo, l’accessibilità multimodale al territorio, il flusso e la presenza di stranieri, il valore dell’export).

Secondo Il Sole 24 Ore, i risultati della classifica di queste valorizzazioni è preoccupante per il bel Paese, tanto che alcune nazioni estere ci surclassano facilmente proprio sui terreni dove dovremmo essere più inattaccabili. Scopriamo così che la Torre Eiffel, geniale “traliccio” in acciaio costruito dall’ingegnere francese relativamente pochi anni fa, vale cinque volte il Colosseo, che in realtà ha un valore immobiliare inestimabile, ma che rappresenta meno indotto, richiamo e redditività del monumento parigino di fine ‘800; sempre la capitale francese, che include la torre Eiffel, vale molto più di Milano, sua storica e strenua rivale nel campo artistico, culturale e dello stile. Allo stesso modo scopriamo che il cantiere della Sagrada Familia di Gaudì a Barcellona, vale più del duomo di Milano (90 miliardi contro 82 miliardi).

Questa storia degli assetti immateriali, cioè del “brand” che racchiude ogni aspetto del paese, a noi italiani proprio non va giù. Abituati, come siamo, a non investire nulla sulle cose che di noi vengono apprezzate in giro per il mondo, quasi come se ci fossero state riservate per volontà divina, mentre gli stranieri investono e lavorano alacremente per migliorare la propria immagine e la propria efficacia sui mercati esterni, noi italiani continuiamo a crogiolarci in un passato da “vacanze romane” a trent’anni dalla morte dei due attori protagonisti del film di W.Wyler.

Dopotutto siamo diretti da tantissimi “tromboni” che preferiscono l’industria pesante, dove siamo necessariamente perdenti e privi di materie prime, al turismo; la manifattura di massa alla ricerca ed allo sviluppo e che parlano ancora oggi di esportare produzioni oramai non competitive, quando il mondo richiede a gran voce il nostro stile e la nostra fantasia. Se pensiamo ai valori sopracitati e a quanti monumenti, marchi di moda, siti archeologici, città di cultura e divertimento, che oggi sono allo sfascio e abbandonati al degrado, potrebbero fare parte di questa classifica, ci rendiamo conto di come il nostro paese non stia affatto facendo il proprio interesse, gettando alle ortiche quotidianamente miliardi di euro che potrebbero agevolmente essere generati da ciò che, in fondo, già abbiamo.

Forse bisognerebbe avere una classe dirigente più giovane di testa, slegata da quei concetti di baronia e blasone che tanto ci accomunano alle antiche ottiche borboniche e che ancora ci fanno sembrare un paese troppo arretrato per essere la culla e il simbolo dello stile, dell’arte e del buon vivere nel mondo intero. 

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