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La "Superclass" e i Superricchi: chi più ha, più avrà.

In questo libro del 2008, che il premio Nobel per l’economia J. E. Stieglitz descrive come “un’appassionante e rigorosa analisi della ricchezza e del potere che decidono la politica internazionale e l’economia del mondo in cui viviamo”, l’intrepido autore David Rothkopf, che ha viaggiato per molti anni in lungo e in largo tutto il globo terrestre, ci racconta la gestione del potere della nuova classe dei Superricchi. Infatti Rothkopf è stato consigliere per il commercio estero nel governo di Bill Clinton e ha lavorato nella società di consulenza di Henry Kissinger, diventando uno dei più stimati esperti americani di relazioni internazionali.

Secondo l’autore possiamo considerare il pianeta come una piramide: la sua base è formata dalla popolazione mondiale di oltre 6 miliardi di persone, mentre il vertice coincide con i pochi soggetti che manovrano le leve del potere, nei rispettivi paesi ma anche, e soprattutto, a livello internazionale. Sono i membri di un club esclusivo: la Superclass, circa 6.000 individui, uno per ogni milione di abitanti della terra. Un mondo che oscilla tra incontri ufficiali come il World Economic Forum di Davos e il costituirsi in lobby occulta, per scavalcare leggi e regole o condizionare e persino annullare le politiche dei governi nazionali per far valere gli interessi di alcuni clan familiari o di piccoli gruppi.

Pensiamo però anche a questo: “ogni civiltà ha avuto bisogno di migliaia di anni per unificare i concetti di nazione e Dio, per questo chi opera senza avere come proprio riferimento il proprio paese o agisce in favore di interessi di gruppo che trascendono quelli nazionali incorre nel sospetto di essere blasfemo o viene associato a forze oscure”. E se per molte persone la globalizzazione è l’occidentalizzazione, o l’americanizzazione, questo fenomeno potrebbe essere invece “solo” la moderna replica dell’atavica legge del più forte, che, sempre più spesso, nelle diverse culture umane di oggi, risulta quella del più ricco.

Ma ora, per capire meglio l’attuale crisi finanziaria, che per chissà quale motivo quasi nessuno osa chiamare scandalo epocale, valutate questi dati: “nel primo trimestre 2007 il principale donatore, con contributi di oltre 500.000 dollari per le campagne presidenziali americane, è stata Goldman Sachs… poi seguono Citigroup, UBS-Amricas, Credit Suisse, Merrill Lynch, Morgan Stanley, Lehman Brothers, Bear Stearns e due Hedge Funds, Fortress Investment Group e SAC Capital” (pag.118). Ogni commento è quindi superfluo…

Vorrei poi citare un aneddoto su Milosevic: dopo più di settanta giorni di bombardamento dei soliti “obiettivi strategici” come ponti, strade e installazioni militari e civili, non si era riusciti a fiaccare la resistenza di Milosevic, perché a lui naturalmente non interessava nulla del suo paese e del suo popolo. Ma dopo aver bombardato le industrie e aver distrutto le attività della cerchia ristretta di persone che lo sostenevano si è arrivati ben presto a far cadere il suo regime (mi chiedo perché in Iraq non si sia usata la stessa strategia).

Nell’opera si trovano poi citazioni molto significative sugli uomini e il potere: “Quasi tutti gli uomini possono superare le avversità, ma se volete veramente metterne alla prova il carattere, dategli potere”, Abraham Lincoln; “Uno squilibrio tra i ricchi e i poveri è la più antica e la più fatale malattia per qualunque repubblica”, Plutarco; “E’ bello pescare in acque agitate”, Daniel Drew (banchiere del 1890); “Gli statisti hanno la capacità di trarre dal disordine attorno a loro materiale per una nuova creazione”, Henry Kissinger; “L’uomo non sarà mai libero finché l’ultimo re non verrà strangolato con le viscere dell’ultimo prete”, Diderot; “Negata la giustizia, la sovranità sarebbe solo un brigantaggio organizzato”, S. Agostino.

A mio modesto parere il pensiero di Denis Diderot andrebbe attualizzato così: i cittadini non saranno mai liberi fino a quando l’ultimo banchiere truffatore e l’ultimo politico impostore non saranno strangolati dalle loro cravatte (la cravatta è diventata il passaporto falso del perfetto imbroglione del 2008).

Concludo con le parole di un grande economista di Harvard, J. K. Galbraith, stranamente dimenticato dal mondo dell’informazione economica, che a suo tempo diceva: lo stipendio di un capo di una grande società non è un riconoscimento del mercato per quanto ottenuto. Spesso si tratta piuttosto del gentile omaggio di un individuo verso se stesso. Sempre J. K. Galbraith affermava che la borsa era stata inventata per separare il denaro dai cretini. Poi, non dimentichiamo Aristotele, il quale pensava che l’ingiustizia derivasse semplicemente dalla voglia di avere sempre di più di alcuni cittadini incivili. E nel 2008 per fare sempre più soldi non occorre più fare il saccheggio delle città come si faceva ai tempi delle guerre di conquista dei vecchi capitani di ventura, ma basta coinvolgere la popolazione mondiale nei giochi di borsa e negli alti e bassi delle materie prime, affamando i più poveri, che invece di morire dissanguati moriranno di fame.

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