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La Spagna al voto, finisce l’era Zapatero

Domenica 20 novembre si terranno in Spagna le elezioni legislative per il rinnovo delle Camere (Cortes): saranno rinnovati tutti i 350 membri della Camera dei Deputati (Congreso) e 208 seggi sul 264 del Senato.

La fine naturale della IX Legislatura era prevista per il marzo 2012, ma l’aggravarsi della crisi economica e della precaria situazione finanziaria della Spagna hanno portato il primo ministro Zapatero a chiedere le elezioni anticipate, per tentare di sopire la bufera sui mercati. Dopo la luna di miele del primo mandato (2004-2008) e una prima rielezione in un certo senso scontata, a partire dal 2009 il giovane leader del PSOE ha dovuto fare i conti con la crisi economica, che ha determinato un forte aumento della disoccupazione e un brusco calo di consensi per il governo socialista.

A concorrere come candidato premier per i socialisti sarà Alfredo Perez Rubalcaba, ministro degli Interni, vicepremier e portavoce del governo, uomo di governo di grande esperienza (fu ministro già nei primi anni ’90 con Felipe Gonzalez al governo) e che ha continuato a godere di una forte fiducia presso l’elettorato anche quando l’immagine del governo socialista è sceso ai minimi termini.

Il suo sfidante principale, nella migliore tradizione del bipolarismo (quasi bipartitico) spagnolo, è il leader del Partido Popular, Mariano Rajoy. Già ministro e vicepresidente nel governo di Jose Maria Aznar, è alla sua terza esperienza come candidato premier dei popolari: nel 2004 infatti, quando era destinato a succedere proprio ad Aznar, fu sconfitto dalla “rivelazione” Zapatero, cosa che accadde nuovamente 4 anni dopo. Ma questa volta Rajoy sa bene di avere la vittoria praticamente in tasca.

Tutti i sondaggi effettuati ancora negli ultimi giorni (in Spagna, come in tutti paesi occidentali ad eccezione dell’Italia, è consentito pubblicare sondaggi fino al giorno prima delle elezioni) indicano infatti un vantaggio a favore del PP che appare incolmabile. Ben oltre i 10 punti (addirittura 18 secondo il sondaggio pubblicato da El Mundo) il distacco medio segnalato un po’ da tutti gli istituti, senza variazioni significative negli ultimi mesi. Ildibattito televisivo tra Rajoy e Rubalcaba, sebbene quest’ultimo abbia ben figurato, non ha determinato la svolta auspicata dai socialisti.

In virtù del sistema elettorale spagnolo, che tende a premiare i due maggiori partiti, il consenso di cui è accreditato il PP dovrebbe bastare a garantirgli la maggioranza dei seggi al Congreso. Ma ciò è anche dovuto al fatto che la percentuale del partito vincitore in Spagna si attesta regolarmente ben sopra il 40% dei consensi.

ULTIMI SONDAGGI:

14 novembre (La Razon): PP 45,9% (188 seggi) – PSOE 31% (115 seggi)

14 novembre (Cadena SER): PP 45% – PSOE 32%

13 novembre (ABC): PP 46,% (187-188 seggi) – PSOE 34,2% (123-126 seggi)

13 novembre (El Periodico): PP 46,2% (188-192 seggi) – PSOE 30,2% (115-118 seggi)

13 novembre (La Gaceta): PP 45,2% (184-187 seggi) – PSOE 31,3% (121-123 seggi)

13 novembre (La Vanguardia): PP 44,7% (184-189 seggi) – PSOE 30,1% (116-120 seggi)

13 novembre (El Mundo): PP 47,6% (198 seggi) – PSOE 29,8% (112 seggi)

12 novembre (COPE): PP 45,4% (188-192 seggi) – PSOE 31,8% (115-118 seggi)

di Salvatore Borghese

Questo articolo è stato pubblicato qui

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