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La Promenade di Charles Benesteau, da un racconto di Emmanuel Bove (parte seconda)

Emmanuel Bove. Letteratura, giornalismo, ècriture blanche. Parte seconda.

L’opera di Emmanuel Bove appare, per certi versi, ancor oggi immersa in un alone di mistero. Uno dei motivi, nonostante qualche stravagante divagazione da parte di alcuni cultori, risiede, e ce ne andiamo sempre più convincendo, in un particolare modo di utilizzare la tecnica narrativa e, di conseguenza, di condurre la narrazione.

Ricordiamo, in primo luogo a chi legge, che Bove è un giornalista. Bove possiede gli strumenti tecnico-linguistici per descrivere la cronaca. Bove scrive negli stessi anni in cui, dall’altra parte dell’oceano, il giornalismo sta mutando profondamente, prende strade nuove. E questo accade anche in Europa, non fosse altro perché i giornalisti si trovano, per la prima volta, a misurarsi con eventi tragici come la prima guerra mondiale. Si va, in questo periodo, facendo strada una scrittura che, partendo dalla cronaca, se ne distacca sempre più. Ci riferiamo alle cosiddette features, articoli in cui veniva lasciato spazio anche a storie piene di human interest. In questi componimenti, che vanno sempre più distaccandosi dalle cosiddette hard news, s’intravedevano chiari elementi di natura squisitamente letteraria.

Molti, parlando di Bove fanno riferimento alla écriture blanche, e cioè ad un modo di scrivere apparentemente neutro, distaccato, ma che, nello stesso tempo, immerge il lettore nella profondità della trama. É come se la visione del narratore coincidesse con la visione binoculare frontale del lettore. E quest’ultimo, se si trova lì, se lo scrittore è in grado di farci scoprire la trama attraverso il suo stesso sguardo, non può far altro che condividerla. É questo, pensiamo, che fa di Bove uno scrittore del tutto particolare. In questo, forse, una delle chiavi del mistero di cui si accennava. Comunque sia, approfondire la tecnica giornalistica di questo autore insieme alle sue indubbie capacità narrative, si appare una buona ipotesi di lavoro, peraltro già presa in considerazione da alcuni studiosi dell’opera boviana.

Quel che è certo, e lo possiamo da subito verificare, è che la scrittura giornalistica di Bove somiglia molto a quella dei suoi romanzi. Un esempio lo troviamo in un suo articolo inedito pubblicato sul sito che, Jean-Luc Bitton, ha dedicato allo scrittore. Si parla di una gara di nuoto a Parigi. Ecco l’attacco/incipit:

 Les femmes partent les premières. A deux heures et demie,un coup de sifflet. Certaines plongent, d'autres sautent.

Un train s'est arrêté sur le pont National, sans tenir comte de son horaire. Il y a un moment de confusion. Il ne reste plus, sur la péniche de départ, que quelques officiels, un peu surpris d'être seuls. Des cors de chasse retentissent. Des centaines d'embarcations, parmi lesquelles une gondole, se lancent à la poursuite des concurrentes dont on n'aperçoit plus que les bonnets.

E questo è un brano tratto dal suo capolavoro “Mes Amis”:

Un vieillard occupe une autre chambre. Il est gravement malade: il tousse. Au bout de sa canne, il y a un morceau de caoutchouc. Ses omoplates font deux bosses dans son dos. Une veine en relief court sur sa tempe, entre la peau et l'os. Son veston ne touche plus les hanches : il ballotte comme si les poches étaient vides. Ce pauvre homme gravit les marches une à une, sans lâcher la rampe.

Credo che le analogie tre le tecniche utilizzate appaiano estremamente evidenti. Il fuoco viene posto subito sull’oggetto principale, chi legge si sente proiettato improvvisamente in questo mondo. Poi, da questa prima immagine cominciano a svilupparsi i particolari, più o meno secondari. Parimenti accade nella migliore e navigata tecnica giornalistica della piramide rovesciata. l’attacco deve contenere in sé il maggior numero d’informazioni, il cuore delle notizia, mettendo a conto che il resto dell’articolo potrebbe essere, maldestramente e cinicamente, tagliato successivamente per motivi redazionali.

Torniamo ora alla promenade iniziale de “Le pressentiment”, che fa da sfondo a questi brevi interventi. Il cronista Bove accende la telecamera narrativa e c’invita a seguirlo. E’ l’inizio del terzo capitolo, ore 22, rue de Vanves. Charles lascia la sua abitazione al n. 102 e percorre la strada fino all’avenue du Maine. La imbocca e la risale in direzione del ponte di ferro della ferrovia, gira a destra e arriva alla gare de Montparnasse. L’attuale stazione, per inciso, è la terza stazione con quel nome. A quell’epoca circolavano già i progetti di arretramento della struttura per posizionarla dove e situata attualmente. Agli inizi degli anni ‘30 la stazione sorgeva dove attualmente sorge la torre omonima inaugurata nel 1973. I treni all’uscita percorrevano un viadotto alto 65 metri in direzione la Chaussée du Maine e dei boulevard de Montrouge. A questo punto, Charles, ha percorso circa un km. Sono le 11 di sera, il caldo è soffocante e qualche goccia di pioggia iniziava a cadere. In lontananza si ode il rumoreggiare del temporale in arrivo. All’altezza delle Gare di Montparnasse Charles si ferma, indeciso, forse a causa della pioggia imminente, se entrare in un caffè.

In questa prima tappa del racconto si può misurare la velocità di Charles che risulterebbe essere, quindi, di circa 1 km all’ora. Poi prosegue. La direzione ora è quella di ridiscendere il Boulevard di Montparnasse, per effettuare un lungo giro che poi lo avrebbe ricondotto a casa. Un percorso che intraprende in modo quasi automatico perché, ci dice, era la sua passeggiata preferita. Si tratta, in buona sostanza, di un giro alla larga intorno al cimitero di Montparnasse, lo stesso cimitero in cui Emmanuel Bove sarà poi sepolto. Una sorta di presentimento finito nel libro con lo stesso titolo? Non ci sarà mai possibile verificarlo e ci limitiamo a quest’annotazione. Charles, quindi, percorre boulevard Montparnasse fino all’incrocio con rue Denfert-Rochereau e, di li, fino all’Osservatorio. Poi, improvvisamente, ci ripensa. Ripercorre la stessa strada a ritroso fino all’incrocio con boulevard Montparnasse, lo attraversa per andare in boulevard Saint-Michel, fino rue des Écoles. Bove ci dice che siamo non lontani dalla mezzanotte. Charles, ha, in questa seconda fase, percorso circa tre km in quasi un’ora, più del doppio della velocità del tratto precedente. Scoppia il temporale. Charles Benesteau entra in un caffè.

(segue)

Leggi anche: La promenade di Charles Benesteau, da un racconto di Emmanuel Bove

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