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La Liguria e le alluvioni che si ripetono

dal libro Imprenditori suicidi

“Cosa devo fare?” credo che sia l’interrogativo, il pensiero più ricorrente nella mente di un piccolo imprenditore che nel corso del tempo è stato lasciato solo dallo Stato e dalle associazioni di categoria. Se ci fosse una classe dirigente risolutiva, non perderebbe tempo a fare proclami ogni giorno, ma si impegnerebbe per cercare una soluzione. Sul sito di Imprese che Resistono il 4 aprile 2012 un imprenditore alluvionato scrive una lettera in cui descrive il suo stato d’animo:

"Da più di un anno passo da momenti di euforia ad altri di depressione profonda. La solitudine, la vergogna, la stanchezza, le notti insonni, la delusione delle promesse mancate, ti portano a non vedere più vie di uscita. Quando pensi che i tuoi finanziamenti sono assicurati e quindi la tua morte sarebbe una soluzione per non trascinare la tua famiglia in questo vortice che ogni giorno diventa sempre più grande, e allo stesso tempo non hai il coraggio di guardare i tuoi figli negli occhi quando gli dici che non potrà partecipare alla gita scolastica, che non riesci a sostenere la loro più piccola esigenza, la testa inizia a viaggiare e la più assurda soluzione diventa come la più sensata.

A tal motivo, ho ritenuto opportuno raccontargli la mia storia ed alla situazione drammatica a cui sono arrivato, nel tentativo di tenere aperta la mia azienda. Sono titolare dal 2007 della ditta individuale “Scano Giorgio” e dall’aprile 2010, della S.r.l. Giosca forniture, operanti nella vendita all’ingrosso di: carta, plastica, detergenza ecc..

A seguito dell’alluvione che ha colpito Sestri Ponente il 4 ottobre 2010, a pochi giorni dall’inaugurazione del nuovo magazzino e punto vendita che avevo deciso di aprire per assumere una dimensione che mi permettesse di portare in attivo il bilancio, ho subito un grave danno alle mie aziende. Mi sono rivolto prima alla CA.RI.GE. ed al BANCO DI SAN GIORGIO per usufruire dei finanziamenti di aiuto alle imprese predisposti dalla Regione, essendo gli unici istituti ad aver aderito all’iniziativa. Il finanziamento in questione mi è stato negato, a voce mi hanno fatto presente che le mie garanzie erano insufficienti, benché fosse stato già approvato dai confidi e la garanzia della regione andasse a coprire il rischio restante. Benché avessi fatto presente da subito al presidente della regione e agli assessori della mia assenza di garanzie personali e della mia intenzione di chiudere e portare i libri in tribunale, sono stato rassicurato con promesse di finanziamenti dove la regione stessa avrebbe messo le garanzie. Le cose non sono andate così ed il risultato è che avendoci creduto mi sono rovinato.

Riflettendo su gli avvenimenti posso affermare che il post-alluvione mi ha fatto più danni dell’alluvione stessa. Il 5 ottobre mi sarebbero bastati 10.000/15.000 euro per riavviarmi o meno di 50.000 per chiudere, oggi non so se me ne basteranno 150.000.

Ho avuto un aiuto iniziale da parte della Regione che mi dato la possibilità di spostare la sede della ditta in un magazzino al Bic Liguria. Ma gli aiuti a metà non servono, anzi peggiorano la situazione. È come aiutare una vecchietta ad attraversare la strada e lasciarla a metà dove può passare un tir.”

Questo articolo è stato pubblicato qui

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