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 Home page > Tribuna Libera > La Leopolda: la convention della nuova razza padrona

La Leopolda: la convention della nuova razza padrona

C'erano le idee, le soluzioni ai problemi del Paese, alla Leopolda?

No! c'era un sistema di potere, la nuova razza padrona, che pensa sia di sinistra eliminare il diritto di sciopero e l’art 18.

C'era il nuovo, la modernità, alla Leopolda?

E' questo il nuovo, signor Serra, distruggere diritti di civiltà in nome di una modernità astratta, senza contenuti, che quando si fa concreta prende il volto del latifondismo dell’ottocento?

E' questo il futuro, signor Renzi? affidare ai padroni la crescita senza garanzia di crescita, regalare ai padroni denaro pubblico, senza posti di lavoro ?

E che cosa ha di nuovo una riunione di corrente che celebra il suo condottiero per il meritato trionfo, per la sua vittoria sulla sinistra, fatta con i voti della sinistra?

Il tradimento di un mandato elettorale è cosa vecchia ed è vecchio pure il volta faccia di una classe dirigente che, votata per difendere i lavoratori, li spoglia di tutti i diritti.

Certo è nuova la sua celebrazione, he ha trovato nel teatro della Leopolda una degna cornice .

A questa Leopolda è stata equiparata piazza San Giovanni; le due manifestazioni messe sullo stesso piano e definite, da qualche temerario della "stampa padrona”, due eventi di sinistra.

Non sono equiparabili, chi crea profitto e chi ne paga le spese. Certo anche i finanzieri, gli imprenditori che speculano in borsa, quelli sul punto di delocalizzare, creano lavoro, ma come fatto accidentale della ricerca e realizzazione del profitto. Poi ci sono imprenditori illuminati, che investono più in azienda che in borsa, vicino ai lavoratori, ma sono mosche bianche.

Il confronto serrato di un assemblea di fabbrica che produce idee e proposte non ha nulla da spartire con una convention che parla a se stessa, e rifiuta il contraddittorio. A un lavoratore della FIOM, che aveva chiesto di intervenire, non è stata data la possibilità di parlare.

Non si può confrontare il teatro con la realtà, un "Drive in", uno spot elettorale, con il dramma economico personale e familiare, di quelli che sfilavano nelle vie di Roma.

A San Giovanni non c'era scenografia, salatini e cotillon; c'era il dolore di migliaia di famiglie che si avvertiva in maniera palpabile. Qualcuno stringeva i denti ed andava avanti, qualche altro piangeva, e poi con gli occhi asciutti cantava” bella ciao…” per farsi forza, e proseguiva.

Non ci si può fermare, quando il Paese è in crisi e non offre lavoro né solidarietà, ma solo guerre tra i poveri.

E allora avanti popolo, al lavoro e alla lotta! 

Foto: Ivan Crivellaro, Flikr

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