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L’ombra di Farage sulle elezioni inglesi

Il 7 maggio si terranno le elezioni nel Regno Unito. Mai lo scenario nel paese è stato così incerto. Il quadro secondo gli ultimi sondaggi risulta essere molto frammentato e le elezioni politiche del 2015 potrebbero mettere fine al famoso bipartismo inglese (anche se è opportuno ricordare che Cameron attualmente governa in alleanza con i centristi Libdem, che ha di fatto rotto per la prima volta la stagione degli esecutivi monopartitici).

Il sistema inglese è un sistema maggioritario puro, quindi, i sondaggi sulle percentuali di voto ai partiti hanno una importanza relativa. Sono i collegi ad essere determinanti e chi vince in un collegio prende il seggio. I collegi sono 646 tanti quanti i membri della Camera dei Comuni che elegge un deputato con un voto diretto, maggioritario e a turno unico.

I Tory attualmente vivono un momento molto difficile. Dopo le europee che ha visto nel Regno Unito trionfare l’UKIP di Nigel Farage, i conservatori hanno visto una continua emorragia di voti. E non solo: alcuni parlamentari conservatori come Douglas Carswell e Mark Reckless hanno deciso di trasmigrare verso l’UKIP. Perfino finanziatori come Arron Banks hanno girato le spalle al cosidetto Tory party destinando nelle casse dell’UKIP circa un milione di sterline secondo fonti BBC.

Per David Cameron è molto incerta la sua rielezione al Numero 10 di Downing Street nonostante stia conducendo una campagna elettorale con appelli al cosiddetto “voto utile” per recuperare gli elettori di centro-destra che hanno sposato le tesi di Farage.

E se da una parte David Cameron rincorre l’UKIP, dall’altra parte lascia presagire anche una possibile alleanza di governo con Nigel Farage in un’intervista alla BBC1 al fine di fermare la nascita di un governo laburista.

Anche i Laburisti di Ed Miliband devono affrontare uno scenario complesso. Attualmente il terzo partito potrebbe essere lo Scottish National Party che secondo sondaggi raccoglierebbe la gran parte dei seggi scozzesi. Fino al 2010 erano per la maggior parte seggi conquistati dai laburisti. Tuttavia, la comunanza ideologica tra il Labour party e lo Scottish National Party secondo alcuni osservatori renderebbe semplice una possibile alleanza di governo.

In questo scenario anche i Verdi continuano a crescere grazie ad un bacino elettorale progressista che ricerca riforme più radicali che i Labour attualmente non garantiscono, come la tassa patrimoniale sulla popolazione più ricca.

Sia i Labour sia i Tory, che per molto tempo detenevano la maggioranza dei voti raggiungendo anche picchi del 91%, oggi affrontano uno scenario che vede un testa a testa in cui potrebbe non esserci un trionfatore certo.

Gli ultimi sondaggi mostrano una parità tra i Tory, stimati tra il 31% e il 32% delle preferenze, e i Labour, stimati tra il 32% e il 33%. I liberali sono attorno al 9% mentre l’Ukip naviga tra il 15% e il 17% e i Verdi al 6%.

Le ultime proiezioni dei seggi vedono un Parlamento bloccato con i conservatori a quota 270 seggi, i laburisti a 271, i liberali a 26, l’Ukip a 4, lo Scottish National Party a 56 (vincitore in quasi tutti i collegi scozzesi) e i Verdi con un solo seggio.

@salviokalamera

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