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L’odissea della giudice venezuelana che osò sfidare Chávez

Marìa Lourdes Afiuni è entrata nel suo terzo anno di persecuzione politico-giudiziaria. La sua è la storia di un’ostinata giudice presa di mira da altri giudici agli ordini del presidente venezuelano Hugo Chávez.

 

Marìa Lourdes Afiuni è entrata nel suo terzo anno di persecuzione politico-giudiziaria. La sua è la storia di un’ostinata giudice presa di mira da altri giudici agli ordini del presidente venezuelano Hugo Chávez.

Cos’ha fatto la giudice Afiuni per mettersi così tanto di traverso al presidente Chávez? Ha applicato la legge. Il codice penale venezuelano prevede infatti che nessuna persona possa essere trattenuta per più di due anni in attesa del processo. Così, il 10 dicembre 2009, ha ordinato la scarcerazione di un banchiere sotto inchiesta per evasione fiscale, Eligio Cedeño. Questi si trova ora negli Usa.

 

È stata arrestata alla fine di quell’anno e accusata di “corruzione, abuso d’ufficio, favoreggiamento di un’evasione e associazione per delinquere”, insieme di reati che comporta una pena massima di 30 anni di carcere: esattamente quelli che, 24 ore dopo l’arresto, il presidente Chávez invocò pubblicamente venissero inflitti a quella “bandita”, che avrebbe preso una mazzetta per scarcerare il banchiere.

La giudice Afiuni ha trascorso 14 mesi nella sezione femminile della prigione di Los Teques, fianco a fianco con assassini e narcotrafficanti che lei stessa aveva contribuito a far condannare. Immaginatevi la situazione…

Nel febbraio 2011 le sue condizioni di salute si sono aggravate, fino a diventare incompatibili col regime carcerario, ed è stata posta agli arresti domiciliari. Un mese fa, le sono stati prolungati di oltre due anni gli arresti domiciliari, sulla base del fatto che il procedimento nei suoi confronti non è ancora terminato. Nel suo caso, dunque, la legge che stabilisce il divieto di detenzione preventiva oltre i due anni, non va applicata. Al di là di qualche generico messaggio di comprensione e simpatia, i colleghi “codardi e complici”, come li definisce, l’hanno lasciata sola.

Amnesty International, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sugli arresti arbitrari e il Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati, continuano a chiedere che la giudice Afiuni sia scarcerata e reintegrata nell’incarico. Lo ha chiesto persino Noam Chomsky, che di Chávez è noto sostenitore.

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