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L’inverno tunisino: arresti, violenza, censura

La società laica tunisina è sempre più preoccupata del futuro del paese, dopo la presa del potere del partito islamista Ennahdha.

Qualche settimana fa Cheick Sadok Chrourou, un parlamentare di quel partito, ha chiesto di fermare gli scioperi applicando le pene previste dal Corano contro chi si oppone al partito di Dio: “Occorre uccidere, crocifiggere e tagliare le mani e le gambe ai miscredenti che hanno dichiarato guerra a Dio e al suo profeta”, ha dichiarato.

Nei giorni scorsi, invece, tre giornalisti sono stati arrestati con l’accusa di “attacco alla moralità pubblica”, avendo pubblicato una foto di un calciatore ritratto insieme a una donna nuda, a cui copriva il seno: la sede del giornale è ora sotto la protezione delle forze dell’ordine a causa delle molte minacce di morte pervenute.

Il mese scorso già altri due giornalisti erano stati picchiati in occasione del processo a Nessma Tv, accusata di aver trasmesso il film Persepolis. Di fronte al rischio che il premier Jabali stia procedendo davvero a tentare di creare il sesto califfato, i partiti laici hanno deciso la scorsa settimana di unirsi in una coalizione.

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