L’hip pop in Italia: un metodo scaccia-crisi

Ho voluto scrivere questo articolo perché penso che l'Italia sia un paese vecchio legato alle antiche tradizioni, specie quelle musicali. Non si dovrebbe, a un certo punto, lasciare spazio ai giovani? Non si dovrebbe provare a cambiare le cose? E perché non provarci con il rap, la canzone che privilegia anzitutto la parola, quella che ormai è passata in secondo piano? Ora ci sono solo i soldi e il successo. Io credo ancora nella parola e nel suo valore, come in quello della musica e dell' hip hop.
Io non capisco come mai l'hip hop in Italia sia così poco popolare. Come mai in altri paesi è così sviluppato e popolare e da noi invece sembra una cosa nuova e sconosciuta? "Oddio ma quello è vestito da rapper, che brutta persona. Urla nelle canzoni, dice parolacce, insulta chiunque, non si dà una calmata" il pensiero di una persona su tre riguardo al rap.
Invece l'hip hop è altro. L'hip hop è la voglia di emergere e di creare qualcosa di innovativo e creativo. Perché l' Italia è un paese vecchio in cui è difficile emergere, tutti vogliono tenersi i propri averi e le proprie posizioni e nessuno cede, nessuno aiuta nessuno, i talenti vengono valorizzati poco e fare esperienza diventa un'impresa. Farò tre esempi:
Fabri Fibra. Nato a Senigallia, fa tutta la gavetta, si autoproduce il primo disco "Turbe Giovanili" con la collaborazione di Neffa per le strumentali e da lì è stato tutto un crescendo: "Mr. Simpatia", "Tradimento", "Bugiardo", "Chi vuol essere Fabri Fibra?" e infine "Controcultura", fino a diventare una vera colonna del rap e del movimento hip hop italiano. Nessuna raccomandazione, solo un po' di cervello e di fantasia. In quanti usano ancora la fantasia oggi? Tutti cercano di copiare quelli più famosi e che hanno più successo, perché ormai l'unico scopo nella vita di un uomo è diventato fare successo.
Fibra è uno degli artisti più criticati della scena musicale italiana, per le sue parolacce e per il fatto che parla senza peli sulla lingua, e una prova di ciò è il suo libro "Dietrologia - I soldi non finiscono mai", e quindi a molti non piace. Fibra va capito. Lui non dice mai nulla per caso, c'è sempre un perché se scrive determinate cose. Molti criticavano il fatto che "Vip In Trip" fosse una canzone commerciale: come puoi definire commerciale una canzone che parla di politica, e per giunta scredita la politica Italiana?
Che poi anche questo concetto del commerciale, ormai non se ne capisce più il significato. Commerciale è qualcosa che vende, non qualcosa di stupido. Se uno scrive un testo vero, intelligente, ma decide di cantarlo sopra una base house per rendere più orecchiabile il tutto non è che diventa commerciale. Ma in Italia si può scrivere un testo bellissmo e significativo, ma state sicuri che alla metà della gente l' unica cosa che rimarrà in testa sarà il ritornello che fa "nanana".
Un altro cantante che è si è formato da solo è stato J-Ax, al secolo Alessandro Aleotti: leader degli Articolo 31 e della Spaghetti Funk negli anni '90 e nei primi del 2000 ancora oggi, alla soglia dei quarant'anni, continua a cantare e a esibirsi per tutta Italia a suon di Rap'n Roll. Perché la musica e la fantasia non hanno età, soprattutto se parti dal nulla e tenti la scalata alle vette della musica. Perchè è davvero difficile emergere da soli, visto che di solito chi si è fatto da solo è corrotto. Ax negli anni '90 lo chiamavano "Lo svuota-pista", perché quando si esibiva lui nelle discoteche la gente se ne andava, perché il rap era cosa nuova, che nessuno conosceva. Allora lui si è ingegnato e ha trovato la soluzione: rappava sopra le basi house, così la musica era sempre orecchiabile e la gente restava nella dance hall e applaudiva. Un bel giorno entrò nel locale in cui si esibivano lui e Dj Jad il produttore Franco Godi, e da lì partì la favola e la musica degli Articolo 31, che ha accompagnato - e accompagna ancora ogg i- molti adolescenti nella vita di tutti i giorni.
Marracash invece è l' esempio del rapper che vuole conquistare tutto. Viene dalla Barona, viveva nelle case popolari, ora è diventato il King del Rap. Anche lui è partito dai freestyle nelle strade, si è contraddistinto per lo stile e la fantasia, ha letto i libri perché erano il mezzo più economico per viaggiare lontano con la fantasia, ha studiato, si è acculturato e ora scrive pezzi che ritraggono l'Italia di oggi e la condizione dell' Italiano di oggi. Perché ricordiamolo, i rapper non sono dei babbuini che scimmiottano insulti sopra basi house: hanno delle conoscenze culturali, conoscono bene la storia Italiana e il nostro contesto storico-politico, se no scriverebbero cose non vere e nessuno li ascolterebbe.
Ma ora l' Italia si sta svegliando, e l' hip hop e il rap stanno prendendo il sopravvento: basta cantautori tristi e depressi, bisogna dare una scossa alla musica Italiana e all' Italia intera. Può sembrare insignificante, ma il rap arriva ai ragazzi e alle nuove generazioni che iniziano a capire quanto sia complicata e drammatica la situazione qui, e iniziano ad alzarsi dal passeggino. Il potere alla musica, il potere ai giovani, il potere alla parola.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox