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L’effetto di “volatilizzazione” del reale

La pubblicità, la simulazione di “realtà virtuali”, ha portato ad “un effetto di volatilizzazione del reale”. 

Secondo Baudrillard noi viviamo in una società di simulazione dove l'iperreale è più reale della vita quotidiana. I vari media ci “fanno vivere” una “vertigine” di realtà: una “catastrofe permanente” in cui ogni evento è “l'evento” portatore di verità. La televisione, internet, i giornali, giocano sull'audience, sul colpo di scena, sul volto, sull'immagine: questo crea il suddetto effetto di volatilizzazione del reale, l'iperrealtà, la “società dell'immagine”. La società dell'immagine è lo “schermo” di fronte a cui ci troviamo ogni giorno, è lo schermo in cui siamo immersi.

Per il sociologo francese l'intero reale tende ad appiattirsi come su uno schermo e il principio di realtà è sempre più sostituito da un principio di irrealtà.

La pubblicità “parla” dei beni di consumo e di beni astratti come la felicità: la pubblicità non rimanda più ad un mondo reale ma ad un mondo fittizio, superficiale, artificiale. I social networks, il cinema, i videogiochi, la tv e la pubblicità tutta generano una compenetrazione tra reale e “fittizio”. Il confine diviene sempre più invisibile e il reale ci sembra fittizio e il fittizio ci sembra reale.

La realtà virtuale e la vita reale si sovrappongono sempre più, non si percepisce quasi più la differenza fra le due. Il reale e il fittizio acquistano una consistenza di una patina superficiale senza profondità, una sorta di lamina metallica in cui ci riflettiamo e in cui siamo immersi. Allo stesso tempo l'effetto di volatilizzazione del reale riduce le distanze e aumenta le velocità. Siamo in una realtà in continua trasformazione, densa di energia, movimento e velocità, insomma una realtà molto simile a quella descritta da tanti quadri futuristi.

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