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L’Ungheria ha cambiato colore ma ha frenato l’avanzata dei nazionalisti di Jobbik

Dopo la netta vittoria di ieri ora Fidesz (centro- destra) mira, al secondo turno, a raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi dei seggi in Parlamento

L'Ungheria ha cambiato colore ma ha frenato l'avanzata dei nazionalisti di Jobbik

Quasi tutto come previsto alle elezioni legislative di ieri in Ungheria: il paese ha cambiato decisamente colore politico abbandonando, ma la circostanza era nell’aria, il rosso socialista ed affidandosi all’azzurro liberal-democratico del Fidesz, il partito guidato dal futuro primo ministro della nazione Viktor Orban. La voglia di cambiamento, dopo otto anni di governo socialista in cui l’Ungheria ha rischiato non più tardi di un anno e mezzo fa la bancarotta, e ne è uscita solo grazie all’aiuto europeo e del Fondo Monetario Internazionale, è stata ben espressa dall’alta percentuale, relativamente alle abitudini dei cittadini dell’Europa centro-orientale, di magiari che si sono recati alle urne: in tutto il paese si è superato il sessanta per cento degli aventi diritto al voto ed a Budapest addirittura ci si è attestati attorno al settanta per cento.
 
Il Fidesz è stato premiato dal 52,8% dei votanti mentre i socialisti sono crollati dal 42% al 19,3%. Non si è avuta, invece, nelle percentuali allarmistiche di cui si vociferava negli ultimi giorni la temuta baldanzosa avanzata a valanga dell’estrema destra ultra-nazionalista di Jobbik. Questo movimento, pericolosamente anti- semita, omofobo, razzista ed anti- europeo che propugnava un irrealistico ritorno alla grande Ungheria inscritta nei confini di cento anni fa, si è attestato attorno al 16,7% dei suffragi. Inaspettato, invece, l’ingresso in Parlamento degli ecologisti di Miklos Gaspar Tamas che, presentandosi con il marchio MLP e lo slogan “ Ci può essere un’altra politica” in aperto contrasto alle ideologie destrorse di Jobbik, hanno conseguito il 7,4% dei voti.
 
Dopo il primo turno, in cui si sono assegnati 265 seggi rispetto ai 386 del Parlamento di Budapest, al partito del nuovo primo ministro Orban ne sono stati assegnati 206 mentre i socialisti ne hanno conquistato solamente ventotto, appena due in più rispetto a quelli assegnati a Jobbik. Al secondo turno, il prossimo venticinque Aprile, il cristiano-democratico Viktor Orban cercherà di conseguirne altri sì da poter avere in Parlamento, alla fine, quella maggioranza dei due terzi, necessaria pure per cambiare la Costituzione, che gli garantirebbe una navigazione assolutamente tranquilla per i prossimi anni. Politicamente dunque l’Ungheria ha svoltato rispetto al passato, arridendo ai moderati facenti parte del Partito Popolare Europeo e riuscendo a dare ad Orban quella maggioranza che il politico moderato chiedeva al fine di non essere costretto a stringere pericolose alleanze con l’estrema destra di Jobbik.
 
“I Magiari hanno votato per il futuro dell’Ungheria, vincendo la disperazione causata dalla gravissima crisi economica. Mai nella mia carriera politica mi è stato assegnato un compito così gravoso ed ora per espletarlo al meglio ed uscire dalla grave situazione in cui si trova il mio paese avrò bisogno dell’aiuto di tutti gli ungheresi” ha commentato oggi un raggiante, ma al contempo preoccupato, Viktor Orban. Così come in Polonia e nella vicina Romania, dunque, ancora una volta nei paesi neocomunitari dell’ex Patto di Varsavia vincono i movimenti liberal-democratici di ispirazione cristiana che si riconoscono nel Partito popolare europeo e vengono clamorosamente bocciati i socialisti. Questi, secondo il corpo elettorale, non si sono ancora depurati delle scorie dei regimi totalitari comunisti e presentano personaggi ancora troppo corrotti come testimoniano recenti arresti a Budapest come a Bucarest.

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