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L’Ue approva la fusione Bayer-Monsanto senza considerare le valutazioni della società civile

La Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer. La fusione è subordinata alla cessione di un ampio pacchetto di misure correttive, che affronta le sovrapposizioni delle parti in merito a semi, pesticidi e agricoltura digitale. Il disinvestimento di circa 6 miliardi di Euro effettuato da Bayer “risponde in modo esaustivo alle preoccupazioni della Commissione in materia di concorrenza”, come ha affermato la Commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager.

Come già più volte sottolineato dalla nostra organizzazione, le questioni relative alle fusioni delle grandi multinazionali non riguardano solo aspetti commerciali e di competizione come la commissaria Vestager vorrebbe farci intendere, ma anche e soprattutto aspetti politici. Ci troviamo infatti di fronte a una strategia disegnata per estendere il controllo delle multinazionali non solo sul nostro cibo ma sulla nostra democrazia. Attraverso fusioni aggressive queste grandi aziende stanno espandendo i loro mercati e, rivolgendosi direttamente ai decisori politici, aumentano contestualmente la loro influenza e la pressione su governi e istituzioni. Attraverso la propaganda stanno inoltre screditando la scienza indipendente per garantire che i regolamenti sanitari e ambientali non interferiscano con le loro attività di profitto, portando così sempre più all’erosione dei nostri principi democratici. Espandendo i loro monopoli su sementi e cibo, prodotti chimici e medicinali, le multinazionali stanno aumentando il loro controllo sui nostri alimenti e sulla nostra salute. A ciò si aggiungono altre tattiche come la propaganda, l’acquisizione di dati tramite il digital farming, gli attacchi alla scienza indipendente, la sfida aperta nei confronti delle leggi esistenti a tutela della salute e dell’ambiente, fino a comportamenti criminali come quelli rivelati nei Monsanto PapersGli effetti negativi di questo sistema ricadono maggiormente sui piccoli e medi produttori e sui consumatori meno abbienti.

Le sei grandi aziende multinazionali che detengono il controllo sulla produzione mondiale di sementi, pesticidi e biotecnologie vogliono quindi allargare il loro impero attraverso mega acquisizioni. Se queste fusioni venissero definitivamente approvate, solo tre aziende avrebbero il controllo del 60 per cento delle sementi mondiali e del 70 per cento dei prodotti agrochimici e dei pesticidi. Il consolidamento di posizioni dominanti impedirà l’emergere di modelli agricoli sostenibili che aumentano la concorrenza e creano diversi sistemi di approvvigionamento di semi, produzione agricola e commercio. L’ampliamento del modello agricolo industriale avrà inoltre un grave impatto sull’ambiente, sulla biodiversità e sul cambiamento climatico, a causa della contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’atmosfera, pur contribuendo solo ad una minima parte del fabbisogno alimentare mondiale, cui ancora provvedono i piccoli agricoltori.

Siamo convinti che le soluzioni possibili alle molteplici crisi che stiamo vivendo debbano invece venire dall’adozione di un modello che rispetti la terra e la dignità delle persone. In tutto il mondo piccoli e medi agricoltori stanno già mettendo in pratica un’agricoltura ecologica che rinnova la fertilità del suolo e la biodiversità e fornisce cibo sano e di qualità alle proprie comunità. Come ha dimostrato il lavoro di Navdanya nel corso degli ultimi trent’anni, possiamo coltivare abbastanza cibo nutriente per sfamare due volte l’attuale popolazione mondiale far fronte ai problemi legati alla malnutrizione e alle malattie croniche e creare allo stesso tempo un sistema resiliente capace di mitigare i cambiamenti climatici.

Continueremo a rivendicare i diritti dei piccoli e medi produttori, che pur venendo schiacciati da questi meccanismi, sono gli unici in grado di garantire una produzione di cibo genuino e di qualità. Inoltre non smetteremo di combattere questo tentativo di presa di potere da parte delle multinazionali, che invece di essere regolate dai nostri rappresentanti eletti dai cittadini, riescono sempre più a vestire i panni dei regolatori, attraverso pesanti azioni di lobby ponendo così una grave minaccia al nostro stesso sistema democratico”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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