• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’Italia spiegata a uno straniero

L’Italia spiegata a uno straniero

Speriamo solo che non sia un treno in arrivo.

L'Italia spiegata a uno straniero
Raccontare la politica italiana non è facile. Men che meno ad uno straniero.
Non perché in assoluto la politica sia un argomento complicato, anzi: è qualcosa sulla quale tutti più o meno hanno un’opinione e che spesse volte accende dibattiti sul futuro. Quelli che mi piacciono di più.
 
Ma parlarne ad un’americana è forse ancora più complesso. 
Chris, la mia insegnante d’inglese, oggi era in vena di conversazione. Così abbiamo parlato di molte cose: della mia università, della sua famiglia, della mia esperienza lavorativa, del suo percorso accademico.
 
Siamo finite a confrontarci sulle nostre diverse città, io nata a Napoli e studentessa universitaria a Milano, lei nata a Boston studentessa a New York. Siamo inesorabilmente finite a parlare dei nostri Stati, io quello italiano, lei della sterminata America. Abbiamo parlato di politica, confrontato i modelli, cercato somiglianze strutturali alle due diversissime architetture statali. Ovviamente, parlare di politica, vuol dire parlare di società. E così è cominciato il mio racconto italiano, del mio bel Paese che ha dato i natali ai più grandi pensatori della storia, ma anche ai più grandi delinquenti. Al Paese di Totò Riina e Francesco Schiavone, ma anche di Peppino Impastato e Paolo Borsellino.
 
Ho provato con tutte le mie forze ad evitare il discorso "classe politica", ma nonostante tutti i miei sforzi, ci sono inesorabilmente cascata.
 
Tutti i nodi vengono al pettine, e quindi raccontare del nostro Parlamento vuol dire infondo raccontare anche "qualcosina" anche della nostra gente, della nostra terra, dei nostri costumi.
 
La nostra anomalia è lampante e quando la raccontiamo, diciamocelo, ci vergogniamo un po’. Perché ovviamente avere come primo ministro e come parlamentari, persone indagate o già condannate in giudizio non è una cosa normale. Lo sappiamo tutti.
 
E Chris, la bostoniense, non esita a infilare il dito nella piaga: "non sarebbe assolutamente concepibile negli Stati Uniti", mi ha detto, "e non perché la legge avrebbe imposto al politico di auto-censurarsi, ma proprio perché nessun partito vorrebbe avere tra le proprie fila una persona indebolita sul proprio fronte morale. Ancor prima che per etica, per interesse: la gente non voterebbe mai per persone dalla, diciamo, scarsa valenza etica. Perderebbero voti, e questo è chiaramente contro i loro interessi!".
 
Spem! Dritta al punto.
Dritta al cuore, direi. La gente... già... E’ da qui che parte la mia riflessione. 
Dov’è la gente? In questo meraviglioso Paese, sembra quasi che tutta la bellezza che c’è debba essere come compensata da una orribile corrosione delle anime, una mutilazione profonda per espiarne il possesso, come fosse una colpa. Dalla terra che detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità, è venuto meno uno dei princìpi che proprio da questa terra era nato: il senso civico.
 
Ho fatto il liceo classico, e se potessi lo rifarei altre migliaia di volte. Ho studiato immersa nel mondo che costruiva, filosofo dopo filosofo, politico dopo politico, il concetto di società.
 
L’hanno concepita qui, a pochi passi da noi, in un Paese che oggi affronta una crisi nuova, strutturale. Che si deve preparare a lacrime e sangue.
 
Così, un po’ romanticamente torno a riflettere sui grandi pensatori greci e latini che mi hanno appassionata e cresciuta. Penso al fatto che qualche migliaio d’anni fa la politica era la forma più alta di civiltà. La meglio gioventù componeva le fila dei consigli delle polis: solo i migliori. Diventare un politico era qualcosa di onorevole, sintomatico di profonde capacità, di un grande senso comune, di intelligenza sociale e abilità personali.
Ma oggi cos’è la politica?
 
Provo a raccontare alla mia americana che in Italia il senso civico è stato sostituito dalla priorità di una gestione della vita quotidiana, ormai sempre più complessa. Ci siamo disinnamorati della politica perché amarla ci ha fatto star male, e ora non vogliamo ricaderci più. Come ogni grande amore che lascia ferite lo allontaniamo, ci mettiamo a distanza di sicurezza. Lasciamo che siano i più forti (o i più furbi?) a gestirlo. A noi interessa arrivare alla fine del mese, tanto chiunque ci governi non cambia niente.
 
Penso a che gran peccato sia lasciarci andare alla marea, bendarci gli occhi, tapparci le orecchie e lasciare che microscopiche fette della società (tra l’altro alcune del tutto impreparate alla gestione della cosa pubblica) si curino di noi.
L’interesse la fa da padrona perché in fondo "tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera". E chi comanda gioca su questa cosa, su questa disaffezione. Ormai ci allontanano. Fanno diventare la politica "cosa loro". Quando dovrebbe essere "cosa di tutti". Quindi anche "nostra".
 
E sembra un cane che si morde la coda: più noi siamo indifferenti, più le nostre classi dirigenti peggiorano. Di anno in anno, di elezione in elezione, di colluso in colluso.
 
E noi, recidivi, continuiamo a votare il meno peggio, o il sorriso più sbiancato, o il colluso che riesca a farci ottenere qualcosa. Anche se magari quel "favore" chiesto in realtà dovrebbe essere un nostro diritto, anche se non dovremmo chiedere, ma pretendere.
 
Diceva Borsellino: "Mafia e politica sono due organizzazioni che controllano lo stesso territorio. O si fanno la guerra, o si mettono d’accordo".
 
Già, la mafia. Un’organizzazione che fattura, secondo quanto dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, 140 miliardi di Euro l’anno.
 
Chi altro, in Italia, fattura tanto? Come potrebbe la politica ignorare una tale massa di soldi che girano nel nostro Paese e che è prodotta da cittadini italiani e, quindi, da persone aventi diritto di voto?
 
La rivoluzione culturale che dovrebbe avvenire in Italia dovrebbe partire proprio dalla mia generazione. Quella che è nata in periodo di pace, che ha vissuto l’Europa per prima e che si sente un po’ cittadina del mondo. Quella che ha viaggiato, e che ha conosciuto il vivere quotidiano di altre nazioni confrontandosi con diverse culture. Quella che ha studiato e che regala cervelli a tutto il globo e che ogni nazione -fuorché l’Italia, sia chiaro- è disposta a pagare profumatamente pur di arruolarla nei propri atenei.
 
Un esercito di cervelli italiani al servizio dei concorrenti.
 
"Ma è solo un modo per costringerti a restare chiuso dentro casa, quando viene la sera"... continua così quel capolavoro di De Gregori. E infondo è vero. Non tutti sono uguali, e dovremmo riappropriarci della cosa pubblica, strapparla alle grinfie dei politici, rimetterla sotto il nostro controllo. Il controllo di tutti. Vigile, costante, puntiglioso.
 
Dobbiamo riprenderci l’Italia a piccoli ma solidi passi.
Da dove cominciare? Italia, se ci sei, batti un colpo.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox

Autore

aellebi

aellebi

http://unavitaazigzag.com/about-me/profile/ [ENG] Photo shot in 2003, sorry. Born (April 4, 1945 ) and raised, up to 1970, in Milan, Italy. I followed many different studies: Latin language and literature – compulsory school and university; accountancy & commerce - high school degree; English and German language and literature, Italian language and literature, (Internat.) Political (...)

Sito: Una vita a zigzag


Profilo personale

Scrivi su AgoraVox !


Ultimi articoli dell’autore

Tutti gli articoli dell’autore

Articoli correlati

Tribuna Libera
Tutti gli articoli di questa rubrica



Palmares


Articoli più letti

  1. “David Maria Turoldo, il Resistente”, un frate eclettico che fu baluardo della Lotta Partigiana Antifascista
  2. Tiromancino, esce il 22 marzo il nuovo singolo – ascolta l’ultimo successo
  3. Altri 15 studenti rapiti in una scuola della Nigeria: quasi 300 in 48 ore
  4. Superbonus e keynesiani da moto perpetuo
  5. L’assedio di Waco: storia di una setta, di un leader carismatico e di un plagio di massa
  6. Le violazioni e le violenze della Guardia Costiera libica documentate da SOS Mediterranee (Video)
  7. Giornata mondiale dell’acqua: 22 marzo
  8. Case occupate: a Catania la spossante traversia di Castorina
  9. Elezioni presidenziali in Slovenia
  10. Gaza sotto assedio: un Appello alla Solidarietà