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L’Italia delle urgenze e delle emergenze: fra decreti e grandi eventi

L'Italia delle urgenze e delle emergenze: fra decreti e grandi eventi

 
Sapete quale sarebbe il lavoro fondamentale dello Stato? Salvaguardare prima di tutto la Nazione. In tutti i sensi. Rendersi responsabile della tranquillità del territorio. Il Governo è la “cellula” che dovrebbe amministrare tutti gli ambiti socio politici ed economici di un Paese.
 
Il Governo dovrebbe occuparsi della vita dei cittadini, gestire le priorità, creare progetti per il sostegno della cittadinanza, verificare le urgenze sul territorio, prevenire – per quanto possibile – dissesti e criticità… Insomma: parecchio lavoro. Come quello di un padre ai tempi della famiglia patriarcale, dove il capo famiglia ascoltava le richieste di tutti e decideva le azioni prioritarie a seconda dell’urrgenza.
 
Ma ecco che - nel giro di qualche anno e con l’”evolversi” della Società - ci ritroviamo senza nemmeno aver capito troppo bene come e perché, ad utilizzare la parola “Urgenza” per temi ed accadimenti che di urgente hanno solo l’assoluta motivazione personale di chi queste urgenze crea.
 
Siamo diventati il Paese delle urgenze di Governo. La Nazione dei grandi eventi urgenti, dei Party e dei “G” qualcosa. Tutto ciò che fa immagine e rappresentanza, è passato per il canale prioritario dell’urgenza. E’ urgente mettere su in un battibaleno scenari da favola per il G8 G20 G12 del momento. E’ urgente metter su palcoscenici dorati per ospitare 8 grandi del Mondo su uno scenario apocalittico di terremoto. E’ urgente metter su Summit e feste di dirigenti.
 
Urgente: il contenuto della parole sta perdendo l’accezione pura del termine. No, forse l’ha già persa.
 
Quando eravamo bambini, per noi era urgente far pipì, mangiare la cioccolata e correre a giocare. Con gli anni le urgenze sono cambiate, diviene urgente trovare lavoro, compagno di vita e trovare casa e mutuo per assicurarsi un tetto sulla testa. Ed è urgente correre dal medico per salvaguardare la salute. Ecco: queste sono urgenze da cittadino.
 
Poi ci sono le urgenze in mano a Stato e Governo: mettere in sicurezza il territorio. Creare fondi certi per sostenere le fasce deboli e le istituzioni. Garantire il Diritto alla salute ed allo studio. E via discorrendo.
 
Eppure, tutto ciò non accade da anni. Pian piano ma metodicamente, le cosiddette urgenze del Paese, sono divenute altro. Parallelamente all’andamento dei contenuti televisivi sempre più orfani di contenuti culturali, ecco che le urgenze dell’Italia divengono spettacolo luccicoso da teatro notturno.
 
Tutto passa in secondo piano. Anche in terzo. Prima di tutto, c’è da pensare alle “belle figure” da fare a livello internazionale. Poco importa poi, se nel bel mezzo di un Summit in qualche altra parte del territorio interi paesi crollano. E poco importa se, dopo aver speso centinaia di migliaia di euro per rifare il look ad un qualche antico edificio palcoscenico di nuovi incontri ai vertici, c’è gente che agonizza fra un nuovo stato di povertà o l’incongruenza di Leggi che si abbattono a mannaia solo sui cittadini.
 
Per “loro”, quelli che hanno capito in tempo quando e perché fosse il caso di entrare in Politica, c’è un’altra fonte di “urgenza”: i Decreti Legge. Un decreto è una norma provvisoria ed immediatamente applicabile. Poi, c’è un termine di 60 giorni per eventualmente essere convertita in Legge dal Parlamento. Ma spesso poi, non accade ed ecco che il “Decreto di Urgenza” perde di effetto, dopo esser servito alla bisogna.
 
In mezzo a questo delirio di “urgenze” urgenti solo per pochi in alto loco, l’Italia finalmente inizia a chiedersi chi si occupa o chi si occuperà delle urgenze di tutti.
 
Ho un’idea in mente: e se chiedessimo tutti urgentemente che ci venga dedicato tempo per progettare i nostri mega Party personali o per legiferare d’urgenza per favorire noi stessi di fronte alla Legge? Come potrebbero dirci di no?
 
Pensiamo urgentemente ad una soluzione. O passeremo il resto dei nostri giorni in uno stato di urgenza che metterà completamente in crisi noi ed il nostro territorio.
 

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