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L’Italia del Covid nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile 2020

Rapporto sul Benessere equo e sostenibile 2020 – L’aspettativa di vita si è accorciata, si sono persi quasi 800mila posti di lavoro, la povertà assoluta è risalita coinvolgendo 5,6 milioni di persone, quasi il 10% della popolazione. L’8% dei ragazzi è stato escluso dall’istruzione, ma si legge di più e aumentano le competenze informatiche. 

L’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat conferma con i numeri gli effetti attesi dovuti alla pandemia. Un’emergenza sanitaria che ha riportato indietro l’Italia di un decennio, aumentando le diseguaglianze e allontanandola ulteriormente dall’Europa. Evidenziate pure alcune criticità, in particolare nella sanità, nelle politiche del lavoro e dell’istruzione. Di seguito la sintesi delle principali tendenze rilevate dai 152 indicatori (33 nuovi) considerati dallo studio per i 12 domini* analizzati. Chi desidera approfondire può reperire le informazioni complete con tutte le grafiche scaricando il Rapporto BES 2020 qui.

Salute

L’evoluzione positiva della speranza di vita alla nascita tra il 2010 e il 2019 è stata duramente frenata dal Covid-19 che ha annullato i guadagni maturati nel decennio. Nel Nord la speranza di vita passa da 82,1 anni nel 2010 a 83,6 nel 2019, per scendere nuovamente a 82 anni nel 2020. Nel Centro e nel Sud le perdite nell’ultimo anno sono meno consistenti (rispettivamente -0,5 e -0,3 anni) e portano l’aspettativa di vita a 83,1 e 82,2 anni. Chi vive a lungo, però, è spesso malato, tanto che nel 2020 il 48,8% degli over 75 anni soffrono di una o più patologie croniche. Tale quota è più elevata tra chi vive nel Mezzogiorno (56,9% rispetto a 44,6% nel Nord e a 47% nel Centro), tra le donne (55% contro 39,7% degli uomini). Malgrado le limitazioni agli spostamenti, la quota di persone sedentarie di 14 anni e più nel 2020 raggiunge il 33,8%, dato in miglioramento rispetto al 2019. È invece in eccesso di peso il 45,5% delle persone di 18 anni e più, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. Nel 2020 i fumatori sono il 18,9% della popolazione di 14 anni e più (quota stabile rispetto all’anno precedente) mentre il consumo di alcol a rischio ha riguardato il 16,8% della popolazione della stessa fascia di età (in lieve aumento).

Speranza di vita alla nascita per ripartizione geografica. Anni 2010-2020 (a). In anni

Istruzione e formazione

Nonostante i miglioramenti conseguiti nell’ultimo decennio, non si è ancora in grado di offrire a tutti i giovani le stesse opportunità per un’educazione adeguata. Il livello di istruzione e di competenze che i giovani riescono a raggiungere dipende ancora in larga misura dall’estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio in cui si vive, disuguaglianze acuite con la pandemia. Il divario con l’Europa sull’istruzione continua ad ampliarsi: nel secondo trimestre 2020 il 62,6% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore (54,8% nel 2010), il 16% inferiore alla media europea. Tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media Ue 27.

Dopo alcuni anni di diminuzioni (21,2% nel 2019), nel 2020 sale al 23,9% la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano (NEET), principalmente a causa della pandemia. Altrettanto alta è la quota di giovani che escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione dopo aver conseguito al più il titolo di scuola secondaria di primo grado (scuola media inferiore). Nel secondo trimestre 2020, in Italia, il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni. L’8% (23% tra gli alunni con disabilità) dei ragazzi delle scuole è rimasto escluso dalla didattica a distanza a causa delle scarse competenze digitali della popolazione italiana, la peggiore d’Europa (22% di “competenti” contro il 31% delle Ue). Il 24% non ha mai usato internet, il 3,4% ha competenze nulle, il 19% di base e il 32% basse. In calo anche la partecipazione universitaria (-7,2%).

Dal 2010 la partecipazione culturale fuori casa è molto diminuita, fino a toccare il minimo nel 2013 (30,6%) per poi registrare un trend crescente fino al 2019. Nel 2020, il lockdown ha inciso sulle attività del tempo libero che si svolgono fuori casa, annullando completamente i progressi degli ultimi anni: la quota di persone di 6 anni e più che si sono dedicate ad almeno due attività culturali fuori casa (andare al cinema o a un concerto, visitare musei o mostre) è scesa al 30,8% dal 35,1% del 2019. Per contro la lettura di libri è in ripresa (39,2%) rispetto al trend decrescente registrato fino al 2019 (dal 44,4% del 2010 al 38% nel 2019). Tra il 2019 e il 2020 è in aumento soprattutto la lettura di almeno 4 libri nell’anno, mentre si osserva una sostanziale stabilità nella lettura di almeno 3 quotidiani a settimana.

Persone di 30-34 anni laureate o con altri titoli terziari per genere. Anni 2010-2020 II trimestre. Valori percentuali

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

Nel 2020 l’emergenza sanitaria ha comportato un forte calo del numero di occupati: sono 788mila in meno (tra i 20-64 anni) rispetto all’anno precedente; il tasso di occupazione (sempre 20-64 anni) scende al 62% (-2%) aumentando i divari con l’Europa, in particolare per le donne (da -11,5% del 2010 a -14% del 2020). In termini di retribuzione, dopo anni di sostanziale stabilità, nel 2020 sale dal 9,6 al 12,1% l’incidenza dei lavoratori dipendenti con bassa paga (retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana). A Sud la quota è maggiore (16,4%); nel Centro è al 13,2% e al Nord al 9,6%. Dopo sei anni di calo, torna a crescere la quota di lavoratori (da 17,6 a 18,7%) che restano per lunghi periodi nello status di occupato a termine attraverso una successione di contratti a tempo determinato. Lo smart working ha coinvolto il 19% degli occupati (4,6 nel 2019), il 23,6% tra le donne.

La percentuale di lavoratori che si percepiscono come fortemente vulnerabili torna a salire ed è pari al 7,8% (+1,9 punti rispetto 2019, +400mila). Sono in tutto quasi 1,8 milioni gli occupati che temono fortemente di perdere il lavoro senza avere la possibilità di sostituirlo.

Persone di 15-29 anni che risultano non occupate né inserite in un percorso di istruzione o formazione in Italia e in Ue27, per genere. Anni 2010-2020 II trimestre. Valori percentuali

Tasso di occupazione (20-64 anni) Italia e Eu27 per genere. Anni 2010-2020 II trimestre. Valori percentuali

Benessere economico

Le disuguaglianze e le profonde differenze territoriali generate dalla crisi dello scorso decennio sono state mitigate nel 2018 e 2019 dalla crescita dell’occupazione, dalle migliori condizioni lavorative e dagli interventi a sostegno del reddito che hanno consentito di ridurre la povertà assoluta. Progressi svaniti con la pandemia, con la povertà assoluta a tornare ai livelli del 2005 coinvolgendo oltre 5,6 milioni di individui pari al 9,4% della popolazione (nel 2019 era al 7,7%). La povertà cresce soprattutto al Nord, dove i poveri assoluti passano dal 6,8% al 9,4% degli individui; più contenuta la crescita al Centro (dal 5,6% al 6,7%) e nel Mezzogiorno (dal 10,1% all’11,1%). Colpisce prevalentemente le famiglie con figli, facendo salire i minori in stato di povertà a 1.346.000 (+209.000), pari al 13,6% del totale.

Nel 2020, il 28,8% delle famiglie ha dichiarato un peggioramento della situazione economica familiare rispetto all’anno precedente (25,8% nel 2019). In aumento sono pure le famiglie che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà.

Persone in povertà assoluta per ripartizione geografica. Anni 2010-2020 (*). Valori percentuali

Relazioni sociali

La partecipazione civica e politica passa dal 57,9 al 62,5%, trainata dalla necessità di seguire l’evolvere delle disposizioni messe in atto per contrastare la diffusione della pandemia. La tendenza è più evidente nel Centro-nord rispetto al Sud e tra le donne, che recuperano parzialmente l’ampio divario rispetto agli uomini. In lieve aumento la quota di persone che hanno versato contributi in denaro ad associazioni (14,8% nel 2020 da 13,4% del 2019). Nel 2018, le istituzioni non profit attive in Italia sono 359.574 (60,1 ogni 10mila abitanti) e impiegano 853.476 dipendenti. Il numero di istituzioni cresce con tassi medi annui costanti nel tempo (intorno al 2%) mentre i dipendenti, in aumento del 3,9% tra il 2016 e il 2017.

Nel 2020 rimane stabile la soddisfazione dei cittadini per le relazioni familiari (33,1%) e amicali (22,5%) così come la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare (81,6%). Per tutti gli indicatori, le differenze territoriali sono particolarmente accentuate a svantaggio del Mezzogiorno.

Persone di 14 anni e più che svolgono attività di partecipazione sociale, civica e politica per ripartizione geografica. Anni 2010-2020 (a). Valori percentuali

Politica e istituzioni

Nel 2020, la fiducia nelle istituzioni ha consolidato il miglioramento in atto dal 2018: il 45,8% dei cittadini dai 14 anni in su ha accordato la sufficienza al sistema giudiziario (35,6% nel 2017), il 39,6% al parlamento (22,2%) e il 20,5% ai partiti politici (10,9%). Sentimenti di fiducia più elevati sono espressi nei confronti delle Forze dell’ordine (79,4%) e dei Vigili del fuoco (92,2%).

Dopo il record del 2019 con 119,9 detenuti ogni 100 posti disponibili, l’indice di affollamento nelle carceri è sceso a 105,5 grazie al Decreto “Cura Italia” voluto per ridurre il rischio di contagi e che ha consentito a molti di scontare la pena in detenzione domiciliare. La situazione è più grave al Nord (114,4 detenuti ogni 100 posti) rispetto al Centro (106,2) e al Mezzogiorno (98,2).

Nel Parlamento europeo, la rappresentanza femminile raggiunge il 39,3% nel 2020, contro il 22% del 2011. La presenza delle donne nei consigli regionali è invece ancora bassa (22%) e difforme sul territorio (32,9% al Centro, 23,2 al Nord e 15,8 al Sud). In generale, la componente femminile nelle posizioni di vertice diminuisce al crescere dell’importanza e del peso politico dell’istituzione o dell’organizzazione e arriva appena al 19,1% per le posizioni apicali (12% nel 2013). Le donne sono il 38,6% dei consiglieri di amministrazione.

Donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e negli organi decisionali, nei Consigli regionali (rappresentanza politica a livello locale) e nel Parlamento nazionale (a). Anni 2013-2020. Valori percentuali

Sicurezza

Nel 2020 migliorano gli indicatori soggettivi e oggettivi sulla sicurezza. Sale al 61,6% la quota di persone che si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano al buio da sole nella zona in cui vivono (da 57,7% nel 2019). Per contro, chi vive in zone con a rischio di criminalità scende da 25,6 al 22,6% (25,6% nel 2019), il valore più basso dal 2010.

In forte riduzione anche i reati, soprattutto quelli predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine), come conseguenza diretta delle limitazioni agli spostamenti imposte dall’emergenza sanitaria. Diminuisce sia il numero dei furti (-51,9% dei furti con destrezza e -39,3% di quelli in abitazione) e delle rapine (-29,3%). Al contrario, i delitti informatici registrano un aumento (+24%), come truffe e frodi informatiche (+1,9%). Gli omicidi (primi 6 mesi 2020) sono in calo del 18,6% rispetto al 2019 (131 contro 161), ma aumentano le vittime di sesso femminile (+5,4%). Nel 2019, l’88,3% delle donne uccise è vittima di una persona conosciuta: 61,3% da partner attuale o precedente, 22,5% da un familiare e nel 4,5% da un’altra persona che la donna conosceva (amici, colleghi, ecc.). Tra gli uomini, sono il 35,7% quelli uccisi da una persona conosciuta (di cui solo il 5,4% da un partner o ex partner).

Tasso di omicidi, rapine, borseggi e furti in abitazione per ripartizione geografica. Anni 2010-2019. Vittime di omicidi per 100.000 abitanti, vittime di rapine e borseggi per 1.000 abitanti, vittime di furti in abitazione per 1.000 famiglie

Benessere soggettivo

Nel 2020, meno della metà della popolazione (44,5%) esprime un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto al 2019 (43,2%). Si mantengono le differenze territoriali, con una maggiore percentuale di soddisfatti al Nord (48,4%) e livelli più bassi al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, 43% e 40%). La soddisfazione per la vita rimane diseguale anche per titolo di studio, classi di età e, sia pure in misura minore, tra uomini e donne.

Si evidenziano criticità in alcuni gruppi di popolazione: l’isolamento a causa del lockdown ha colpito di più le persone che vivono sole (soprattutto adulte). Peggiorano le prospettive future: persone che prevedono un miglioramento della propria situazione nei prossimi cinque anni passano dal 30,1 al 28,9%, quelle che prevedono un peggioramento sono il 13,3% al Nord (+1 punto sul 2019) e il 14% al Centro (+1,5).

Persone di 14 anni e più che hanno espresso un punteggio di soddisfazione per la vita tra 8 e 10 (su una scala da 0 a 10) e persone di 14 anni e più che ritengono che la propria situazione migliorerà nei prossimi 5 anni per ripartizione geografica. Anni 2010-2020 (a). Valori percentuali

Paesaggio e patrimonio culturale

La spesa pubblica per cultura e paesaggio resta tra le più basse d’Europa in rapporto al Pil (0,4% nel 2018). In lieve aumento la spesa dei Comuni per la cultura (19,4 euro pro capite contro 18,8 dell’anno precedente) anche se cresce il divario Nord-Sud. Continuano a diffondersi le aziende agrituristiche (8,1 ogni 100 km2 nel 2019, presenti in oltre il 60% dei comuni italiani) e migliorano gli indicatori di pressione sul paesaggio grazie al lieve calo (2019) dell’abusivismo edilizio e delle attività estrattive. Resta contenuto l’impatto degli incendi boschivi, che nel 2019 hanno investito 36mila ettari di terreno (l’1,2 per mille del territorio nazionale) uno dei valori più bassi dell’ultimo decennio. Nel 2020, l’insoddisfazione per il paesaggio del luogo di vita, associata alla percezione del degrado, segna un netto miglioramento, registrando il valore più basso dal 2014 (19,2%, quasi 2 punti in meno dell’anno precedente).

Spesa dello Stato per Tutela e valorizzazione di beni e attività culturali e paesaggistici (a) per titolo di spesa. Anni 2010-2019. Milioni di euro e valori percentuali

Ambiente

Leggi articolo dedicato qui.

Innovazione, ricerca e creatività

La diffusione dell’ICT tra le famiglie e gli individui si è accresciuta molto nel 2020, portando al 69,2% la quota di utenti regolari di Internet (era 43,9% nel 2010). Restano però ancora indietro le donne (65,8%), i più anziani (44% per la classe di età 65-74; 12,9% per gli over 50) e chi vive nel Sud, con uno scarto di 9 punti percentuali rispetto ai residenti nel Centro-nord (72,3%). Un terzo delle famiglie italiane non dispone di computer e accesso a Internet da casa. Le differenze sono molto accentuate guardando il titolo di studio: dal 7,2% delle famiglie in cui almeno un componente è laureato si passa al 68,3% di quelle in cui in cui il titolo più elevato è la licenza media.

Nel 2020 poco più di un’impresa italiana su dieci vende via web (11,5%), una delle ultime posizioni della graduatoria europea. Nel 2018, soltanto un Comune italiano su quattro ha dichiarato di offrire interamente on line almeno un servizio per le famiglie. Il livello è più che raddoppiato rispetto al 2012 (9,9%) ma l’offerta resta tendenzialmente circoscritta a un solo servizio.

Nel 2019 poco più della la metà degli occupati di 25-64 anni ha competenze digitali almeno di base (53%), valore ben al di sotto della media europea (68%). Stabile negli ultimi anni e in linea con la media Ue27 è invece il peso dell’occupazione in settori o professioni culturali e creativi (3,6%). Tutti gli indicatori evidenziano lo svantaggio del Sud, lo stesso accade per le migrazioni dei giovani laureati (25-39 anni) che, anche nel 2019, fanno registrare una penalizzazione severa (-33,5 per 1.000) per questa area del Paese.

Segnali positivi per la propensione all’innovazione. Nel triennio 2016-2018 l’indicatore si attesta al 55,7% (+7 punti rispetto al triennio precedente), con guadagni significativi nel Mezzogiorno (48,1%; +7,9) e per le piccole imprese (10-49 addetti) (53,3%; +7,6). Resta però debole la crescita degli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale e in ricerca e sviluppo (R&S): i primi crescono soltanto dell’1,1% tra il 2018 e il 2019 (contro il +13,2% della media europea) mentre la spesa per R&S resta sostanzialmente stabile all’1,45% del Pil nel 2019, ben al di sotto della media europea (2,14%) e distante dall’obiettivo dell’1,53% fissato a livello nazionale nell’ambito della strategia “Europa 2020”.

Famiglie che dispongono della connessione a internet e di almeno un computer per tipologia familiare, per ripartizione territoriale. Anno 2020 (a). Valori percentuali

Qualità dei servizi

Gli indicatori sulla qualità dei servizi sanitari mostrano una riduzione dei posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale tra il 2010 e il 2018 (da 3,51 per 10mila abitanti a 3,04) e una crescita costante del tasso di mobilità per motivi di cura dalle regioni meridionali e dal Centro tra il 2010 e il 2019 (da 9,2 a 10,9 ogni 100 dimissioni di residenti nel Sud, da 7,4 a 9 nel Centro). Nel 2019 sono circa 241mila i medici (tra specialisti e di base) e i pediatri in attività nel sistema sanitario italiano pubblico e privato, pari a 4 ogni 1.000 residenti, tra i più alti in Europa. Viceversa il dato è tra gli ultimi per il personale infermieristico (6 ogni 1.000 residenti). Oltre un terzo dei medici di medicina generale (34%) supera la soglia dei 1.500 assistiti nel 2018, quota più che raddoppiata rispetto al 2005, quando era il 15,9%. Nel 2020, un cittadino su 10 ha rinunciato a prestazioni sanitarie per difficoltà di accesso, pur avendone bisogno. Il forte aumento (6,3% nel 2019) è dovuto al Covid-19. Migliora la copertura della rete Internet, mentre sono in calo l’uso dei mezzi pubblici (dal 15,1 al 12,6%) e la raccolta differenziata (soprattutto al Sud) lasciando lontano l’obiettivo del 65% (51,9% nel 2019).

Medici di medicina generale con più di 1500 assistiti per regione e ripartizione geografica. Anno 2018. Valori percentuali

Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

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