L’HIV è vivo, per difendersi l’unico modo è la profilassi

Il virus dell’HIV (Human Immunodeficiency Virus) di cui si è smesso di parlare da tempo, tranne che in ambito scientifico, non è stato ancora debellato ed è tuttora causa di immani sofferenze in coloro che vengono afflitti dalla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Nonostante lo sciagurato tentativo di alcuni individui di dimostrare che l’HIV non sia responsabile dell’insorgenza dell’AIDS, come avvenne in modo del tutto strumentale in Sudafrica, oggi la comunità scientifica è concorde nell’individuare nei due ceppi dell’HIV (HIV-1 e HIV-2) la correlazione diretta con l’insorgenza dell’immunodeficienza acquisita.
Lo sforzo medico scientifico per debellare questa malattia e comunque per ritardarne l’insorgenza e impedirne la trasmissione verticale è stato ed è immane, molti risultati sono stati ottenuti ma ancora non si può scrivere la parola fine sul capitolo HIV. Tutti gli sforzi fatti per trovare un vaccino ancora non hanno portato a un risultato definitivo.
L’HIV è un retrovirus che si trasmette per via ematica, sessuale e purtroppo anche da madre a figlio nella trasmissione verticale. È importante notare che l’HIV non si trasmette nei normali rapporti interpersonali, come quelli lavorativi o di amicizia, quindi il portatore del virus non è in alcun modo “pericoloso”.
La trasmissione dell’HIV avviene nella stragrande maggioranza dei casi per via sessuale, 85% delle infezioni, e coinvolge in special modo gli eterosessuali, contrariamente al luogo comune che vorrebbe relegare l’HIV al modo dell’omosessualità.
Chiunque abbia un rapporto occasionale non protetto è a rischio anche in un paese come l’Italia dove l’incidenza dell’HIV è molto bassa, pertanto prima di accingersi a compiere un qualsivoglia rapporto sessuale occasionale è necessario munirsi dei profilattici che sono l’unico strumento capace di prevenire la trasmissione dell’HIV, come delle altre malattie veneree e di evitare l’insorgenza di gravidanze indesiderate.
A tal proposito una sana e corretta educazione sessuale, che purtroppo manca anche in Italia, dovrebbe portare i giovani a utilizzare sistematicamente il preservativo nei loro rapporti occasionali.
Alla luce di quanto detto e costatando la drammatica situazione di alcune regioni africane, sia in termini di gravidanze inattese sia in termini di trasmissione dell’HIV, risulta inammissibili negare l’efficacia della profilassi. È altresì vero che nei paesi sottosviluppati non può essere sufficiente distribuire preservativi per sanare la situazione ma è necessario anche educare la popolazione a una corretta vita sessuale ed a un corretto uso del profilattico.
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