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L’Acqua pubblica agli sgoccioli? Di certo, la gestione in house nella Provincia di Ancona non fa acqua!

Pubblico o privato, chi fa veramente acqua? Di certo, la gestione in house nella Provincia di Ancona non fa acqua! È quanto emerge dalla “Relazione annuale sullo stato del Servizio Idrico Integrato nell’A.T.O. n. 2 Marche Centro-Ancona”, presentata ieri 15 dicembre presso la sede della Regione Marche. All’indomani della manifestazione regionale del 4 dicembre contro la privatizzazione dell’acqua e alla vigilia della soppressione delle Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale prevista dalla L. 42/2010 a partire dal 1° gennaio 2011, l’AATO n. 2 “Marche Centro-Ancona”, l’Autorità d’Ambito incaricata di programmare, regolare e controllare la gestione del Servizio Idrico Integrato nei 43 comuni della Provincia di Ancona e nei 2 Comuni della Provincia di Macerata (Matelica ed Esanatoglia), per l’ottavo anno consecutivo, scatta la fotografia del Servizio Idrico Integrato nel territorio di sua competenza. Dalla sorgente al depuratore, a finire sotto la lente di ingrandimento dell’AATO n. 2 è l’intera filiera dell’acqua, gestita in house da Multiservizi Spa. Le fonti di approvvigionamento sono tutte di ottima qualità, la copertura del servizio acquedotto è pressoché totale, quella del servizio di fognatura è superiore alla media nazionale e quella del servizio di depurazione conforme ai valori medi nazionali. È questa in sintesi la “pagella” del Servizio Idrico Integrato nella Provincia di Ancona.

A preoccupare non è, dunque, la qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti, né la sua quantità (Il 2009 è stato infatti un anno sufficientemente piovoso). Preoccupa, piuttosto, la sua futura gestione e controllo. Dopo la conversione in Legge del Decreto Ronchi che apre alla liberalizzazione, la bocciatura della Corte Costituzionale al ricorso presentato da alcune Regioni italiane, tra cui le Marche e l’approvazione della Legge 42/2010 che prevede la soppressione delle A.A.T.O. su tutto il territorio nazionale, quale futuro si profila per l’acqua, per la sua gestione e il suo controllo? Quali rischi per le tariffe e per gli investimenti? E quali conseguenze per gli utenti? “Ci troviamo di fronte ad un quadro giuridico dai contorni incerti e dalle prospettive preoccupanti che potrebbe compromettere gli investimenti, il loro rapporto con le tariffe e l’operatività della gestione”, ha dichiarato la Presidente dell’A.A.T.O. n. 2 Marisa Abbondanzieri.

L’attuale quadro normativo che regola il settore è ancora debole ed impreparato a fronteggiare adeguatamene i rischi posti dalle grandi operazioni di concentrazione aperte dalla gara. “In fase di gara, infatti, un gestore con vari affidamenti e un’elevata capacità negoziale – ha sottolineato il Direttore dell’A.A.T.O. n.2 Massimiliano Cenerini - sarebbe in grado più di altri, di offrire un prezzo d’asta strategicamente basso, rinunciando temporaneamente a parte dei profitti per aggiudicarsi l’affidamento, compensando tale rinuncia sia con le tariffe più alte già spuntate in altri ATO, grazie proprio alle superiori capacità negoziali, sia attendendo il momento migliore, come la revisione periodica, per rinegoziare le condizioni pattuite in sede di gara. Le Autorità d’Ambito sono troppo poco indipendenti, hanno una capacità di agire limitata e sono troppo piccole per fronteggiare da sole i grandi gruppi industriali. Inoltre, la mancanza di una vera autorità di settore nazionale di settore, indipendente e autorevole, rende ancora più debole il sistema di regolazione”. Di qui la proposta di un’Autorità nazionale più forte da affiancare a quelle locali e all’attività dell’Antitrust, oltre che regole uniformi in grado di ri-equilibrare l’asimmetria gestore-utente finale: “occorre un metodo tariffario che faccia chiarezza su diversi aspetti – ha continuato Cenerini - una regolazione del trasferimento di parte dei vantaggi delle fusioni e delle acquisizioni agli utenti, sotto forma di tariffe più basse e/o maggiori investimenti”. A rischio non sono, infatti, solo le tariffe, ma anche gli investimenti, almeno fino al 2012. È infatti probabile che gli istituti di credito attenderanno il 31 dicembre 2011 per stipulare nuovi contratti di finanziamento per poter conoscere il nuovo gestore. Ma al di là della privatizzazione, ad aumentare il clima di incertezza che aleggia nel settore idrico è l’imminente soppressione delle Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, gli enti regolatori e controllori del Servizio Idrico Integrato, condannati dalla L. 42/2010 alla sparizione a partire dal 1° gennaio 2011. Il rischio? Una privatizzazione “s-regolata”, “senza alcuna possibilità di governo da parte della pubblica amministrazione e in particolare degli Enti locali”, ha precisato il Direttore Cenerini.

Se l’acqua privata fa acqua, come difendere quella pubblica? Nell’attesa del Referendum per la ri-pubblicizzazione dell’acqua, “è urgente che la Regione legiferi sull’assetto dei nuovi ambiti – ha dichiarato la Presidente Marisa Abbondanzieri - non disperdendo un patrimonio di competenze e capacità messe in atto con il decennio che ci lasciamo alle spalle, che hanno reso possibile nelle Marche un moderno Servizio Idrico Integrato, gestito in forma associata tra i Comuni marchigiani”. Intanto a tutela dell’acqua pubblica, oltre all’A.A.T.O n. 2 che ha inoltrato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la richiesta per il mantenimento della gestione in-house del sevizio, si è già mobilitata anche la Regione Marche “Dopo aver sollevato di fronte alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’art. 23 bis del Decreto Ronchi e la bocciatura del ricorso presentato, la Regione Marche un mese fa ha definito con l’ art. 38 della Legge di Assestamento di Bilancio il servizio idrico come un servizio di rilevanza non economica. Nella Regione Marche l’acqua è quindi ancora pubblica, almeno fino a quando quella norma non sarà contestata”.

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