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Kirghizistan, repressione senza precedenti contro la società civile

Amnesty International ha accusato le autorità del Kirghizistan di aver scatenato una repressione senza precedenti contro la società civile.

Nei tre anni dal suo insediamento, il governo del presidente Sadyr Zhaparov ha introdotto una serie di iniziative legislative, politiche e pratiche volte a sopprimere le voci critiche e limitare le attività delle Ong, e in particolare di coloro che si impegnano nella difesa dei diritti umani o in non meglio specificate “attività politiche”.

Nell’ottobre 2023 sono state presentate al parlamento una proposta di legge sui “rappresentanti stranieri” e modifiche alla normativa esistente relativa alle Ong, sul modello di analoghe leggi vigenti in Russia. Qualora venissero adottate, rischierebbero di compromettere gravemente la capacità delle organizzazioni della società civile di operare liberamente ed efficacemente, violando gli obblighi internazionali del Kirghizistan in materia di diritti umani e privando delle necessarie assistenze coloro che sono più emarginati, servizi che lo stato già fatica a fornire attualmente.

Il linguaggio troppo ampio e ambiguo della nuova legge conferisce alle autorità poteri discrezionali eccessivi per colpire le Ong nel loro legittimo lavoro. Particolarmente allarmante è l’introduzione di nuovi reati penali, insieme a severe sanzioni per gli attivisti e le attiviste della società civile.

Il diritto di riunione pacifica è già gravemente compromesso da marzo 2022, con divieti generalizzati di protestare nelle principali piazze pubbliche e restrizioni imposte dai tribunali contro i raduni che contestano le politiche del governo. Inizialmente giustificate come misura temporanea per prevenire “potenziali sommosse di massa” nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, queste restrizioni ingiustificate e sproporzionate sono state infine estese fino alla fine del marzo 2024.

Nell’ottobre 2022 27 persone, tra cui la difensora dei diritti umani Rita Karasartova, sono state arrestate arbitrariamente a seguito di una protesta contro un accordo di demarcazione del confine con l’Uzbekistan e ora devono affrontare accuse infondate.

La libertà di stampa è sotto attacco, come dimostrato dalla bozza di legge sui media presentata nel maggio 2023. Questa proposta di legge estende il controllo governativo sui media online e limita i contenuti basandosi su termini vaghi legati alla “moralità” e alla “salute”.

Il servizio radiofonico kirghizo di RFE/RL è riuscito a resistere a un tentativo di chiusura tra aprile e luglio 2023, mentre il giornale indipendente Kloop è stato bloccato due mesi dopo. Più di recente, 11 giornalisti sono stati arrestati per il loro coinvolgimento in progetti associati al giornalista d’inchiesta Bolot Temirov, al quale nel 2022 era stata revocata la cittadinanza kirghiza per poi essere espulso dal paese.

Anche l’indipendenza del sistema giudiziario è sotto minaccia, a seguito di una legge approvata nel settembre 2023 che consente al presidente della repubblica di annullare le sentenze della Corte costituzionale basandosi su nozioni soggettive di “valori morali e coscienza sociale”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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