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Jackie, con Natalie Portman. “Non ho mai desiderato la fama, sono solo diventata una Kennedy”

Natalie Portman si misura con il mito di Jaqueline Kennedy e ne esce vittoriosa alla grande. Non fosse l’anno di La la land andrebbe serenamente a prendersi il suo secondo oscar. Eppure Jackie è un buon film ma non penso rimarrà memorabile.

Pablo Larraín ci racconta una settimana particolare della first lady, quella più difficile della sua vita, quella immediatamente successiva all’omicidio di JFK. Lo spunto è un’intervista che Jackie concede una settimana dopo gli eventi. E’ l’occasione per raccontare il suo punto di vista, quello che è successo. Emozioni, sensazioni, paure.

Ne viene fuori un ritratto completo, di una donna forte, consapevole del suo ruolo… o meglio dei suoi diversi ruoli. Ma allo stesso tempo siamo di fronte ad una donna schiacciata dal peso di quanto successo e proprio da quel ruolo di cui è tanto consapevole.

Le immagini che riprendono la visita guidata alla Casa Bianca, che ritornano per tutto il film, ci danno la linea corretta della sua consapevolezza e del modo in cui avrebbe vvoluto interpretare il suo ruolo.

Ma nel film c’è tantissimo altro, tutto rinchiuso in un’unica figura.

Abbiamo quel vestito rosa, vero simbolo del momento, abbiamo il rapporto con Bob Kennedy e quello con i Johnson. Abbiamo la necessità forte che Jackie sente che il marito venga ricordato come un gran presidente e la paura che questo non avvenga. Di conseguenza il rapporto con la storia passata, con Lincoln, con i luoghi che hanno visto passare la storia.

Abbiamo la preparazione del funerale (di nuovo legata al mito di Lincoln) e le difficoltà con la sicurezza, i rischi.

E poi naturalmente c’è la Jackie madre, che deve dire ai suoi figli che il padre non c’è più. Ma è un padre speciale, un padre di tutti.

Attenzione però, non è solo un’esaltazione del mito Kennedy. Nel film è chiaro, e la protagonista non fa nulla per negarlo, che il rapporto marito-moglie non era idilliaco. Una coppia normale, con tutte le difficioltà del caso, addirittura accentuate dal ruolo e dal personaggio JFK.

Su tutto però mi sembra il caso di puntare l’attenzione sul senso di responsabilità di Jackie, sia nei confronti del popolo americano, che nei confronti dei figli e del ricordo che lei assolutamente vuole rimanga del marito presidente. Consapevolezza e responsabilità.

Per i miei gusti il finale di Larreìn è davvero un po’ troppo declinato in favola.

Frase rappresentativa: “Non ho mai desiderato la fama, sono solo diventata una Kennedy”

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