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Italia paese di santi, navigatori, poeti e anche di evasori fiscali e finti poveri?

Di fronte alle reazioni alla modesta proposta avanzata da Fratoianni, Orfini e altri di introdurre una imposta sui patrimoni che vanno dai 500.000 € in su, imposta proporzionale che comporterebbe l’abrogazione di una serie di altre tasse come l’IMU sulla seconda casa ecc., si è alzata una levata di scudi oltre che da Zingaretti, Salvini, M5S e dai soliti giornalisti pro sistema anche da parte di milioni di italiani appartenenti a categorie sociali che invece dovrebbero esultare per una tale proposta.

 Porro dalla TV ha tuonato dicendo che in Italia chi ha un lavoro e chi ha una casa ha un patrimonio superiore ai 500.000 € per cui il 70% degli italiani verrebbe colpito da un tale provvedimento. Televisioni e giornali di regime sono i principali diffusori di fake news. Che siano fake news quelle messe in giro dai media si evince dai dati aggiornati sul livello dei redditi e sul patrimonio medio degli italiani pubblicati dal Centro Studi Einaudi in collaborazione con Intesa San Paolo e Doxa. Tanto dai dati del Centro Studi Einaudi che dati ISTAT si evince che il bene rifugio continua ad essere l’acquisto della casa nella quale si abita e che il patrimonio medio stimato italiano è di circa 270 mila euro. Cifra questa ben lontana dal patrimonio individuato come base imponibile per l’applicazione di una imposta sul patrimonio.

Quando si parla di valore patrimoniale di un immobile il riferimento è il valore attribuito ad esso dalla rendita catastale e non certamente dal prezzo di acquisto dello stesso determinato dal mercato. Già a legislazione vigente è il valore catastale ad essere utilizzato ai fini IRPEF, IMU, Donazioni, ecc. non certamente il prezzo d’acquisto dell’immobile per cui sostenere come fa Porro che il 70% degli italiani ha un patrimonio superiore ai 500.000 € è una sciocchezza dietro la quale si nasconde la solita difesa degli interessi dei rentier, degli evasori e degli elusori fiscali. Dagli studi condotti dall’Agenzia delle Entrate e dalla Banca d’Italia la differenza tra il valore catastale e quello del mercato è in media di 2,25 volte. La distanza tra valore catastale e valore di mercato cresce favorendo i contribuenti più ricchi i quali sono titolari di immobili di pregio solitamente di più antico accatastamento perché situati nei centri storici. Da qui la necessità di un’anagrafe patrimoniale. 

Prendendo a riferimento i dati ISTAT relativi ai redditi degli italiani ciò che evinco è che, dato il mercato dei mutui e le garanzie richieste per la concessione degli stessi per l’acquisto di un immobile, avere un patrimonio da 500.000 € in su non è cosa alla portata della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Secondo uno studio del CENSIS solo il 2,5% delle famiglie italiane possiede un patrimonio finanziario superiore ai 500.000 € ed è questa la percentuale di famiglie che può permettersi immobili da mezzo milione di euro in su. Per inciso il 50% degli italiani che possiede un tale patrimonio risiede a Milano. 

I dati ISTAT dicono, calcolando il valore mediano, che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha un reddito che non supera i 25.426 euro l’anno, ossia 2120 euro al mese, con evidenti differenze tra aree geografiche, nucleo familiare, età dei componenti del nucleo familiare, numero dei figli e se nuclei familiari stranieri o italiani. Da questi dati appare davvero difficile che le famiglie italiane possano essere titolari di patrimoni dal valore di 500.000 €. Considerato che la propensione al risparmio degli italiani è dell’8,9% del reddito percepito per mettere insieme una cifra come quella della quale si discute bisogna vivere più di una volta. Non è un caso che il 10% più ricco degli italiani detiene il 50% della ricchezza complessiva secondo una ricerca del Servizio Studi BNL Paribas.

Dai dati che ho sommariamente esposto sostenere, alla Porro, che una tale imposta colpirebbe la classe media italiana è infondata. La ragione per la quale la proposta di legge di Fratoianni, Orfini ecc. ha provocato reazioni scomposte è che ha messo a nudo la questione dei costi per far fronte all’emergenza pandemica e da quali fasce sociali dovranno essere pagati. Giorni fa ci pensò il filosofo Cacciari, sulla scia di Ichino, a individuare a chi far pagare i costi economici della pandemia: i dipendenti pubblici. I soliti lavativi che lavorano da casa per cui percepiscono lo stipendio senza far nulla. Quella di Cacciari è una delle tante sciocchezze alimentate da televisioni e media mainstream per terrorizzare la working class italiana. Sul piano economico ridurre il salario agli unici lavoratori che ancora ne hanno uno equivale a ridurre ancora di più i consumi e con essi inibire la ripresa.

La proposta avanzata da Fratoianni, Orfini ed altri pur presentando alcuni limiti, evidenziati tra l’altro dallo stesso Fratoianni nell’intervista rilasciata a il Manifesto, pone la questione della giustizia sociale per cui chi ha di più deve dare di più. Dopo anni di controriforme fiscali a tutela dei redditi alti e della ricchezza della upper class finalmente la questione viene posta dal verso giusto. Che opinionisti come Porro o filosofi à la carte come Cacciari possano difendere gli interessi della upper class si comprende, inaccettabili sono le prese di posizioni di Zingaretti e Di Maio i quali dovrebbero invece sostenere esattamente il contrario. Le posizioni di questi ultimi contribuiscono a terrorizzare ulteriormente la working class spaventata da una ridicola minaccia di “esproprio proletario” che non li tocca minimamente. A meno che l’ italiano non sia anche un popolo di evasori e di finti poveri.

Commenti all'articolo

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.173) 7 dicembre 2020 12:19
    Enzo Salvà

    Ottimo articolo, complimenti e grazie.

    Ieri stavo seguendo la sua stessa pista facendo un po’ di ricerca.

    A meno che l’italiano non sia un popolo di evasori e finti poveri.

    Eh già, un bel fattore di emersione.

    Però viviamo un momento particolare e fortemente influenzato dalla propaganda, la proposta, pur essendo senza dubbio giusta, é stata presentata in un contesto sbagliato, secondo me.

    Aspettare New Generation Eu, con un buon supporto informativo, sempre che un tale supporto sia possibile, forse sarebbe stato preferibile. 

    Un Saluto

    Es.

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.173) 7 dicembre 2020 16:31
    Enzo Salvà

    Non so se rimarrà il commento precedente, quello che mi chiede cos’è Next Generation EU: è il piano complessivo che contiene il Recovery Fund. In inglese anche questo e tutti lo capiscono, anche i sovranisti. Lo scrivo così perché in futuro ne verranno fuori di tutti i colori, flat tax, quote 100, ristori per 49 milioni, e tutto quello che la fantasia più sfrenata può immaginare. Meglio prevenire. Un saluto Es.

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