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Italia, la coperta è ancora troppo corta?

Festeggiamenti amari per l'unica vittoria, contro l'Uruguay, dell'Italia nell'appena finito Autumn Nations Series. Mentre sia Irlanda che Francia sconfiggono gli All Blacks gli Azzurri sono nuovamente a fare i conti con le proprie prestazioni. La problematica, forse, non sta nella preparazione dei singoli giocatori, ma altrove.

Fa decisamente cascare le braccia. Dopo anni di avvicendamenti alla guida della nazionale italiana, cambi di vertici federali e proposte, troppo poche, di nuovi talenti, l'Italia continua ad arrancare nella sua disperata nuova scalata del ranking mondiale.

Parlando con chi di rugby ne mastica molto più di chi vi sta scrivendo, emerge ferma convinzione che il problema sta molto nella errata formazione, fino a un certo momento, dei nuovi giocatori in quanto si preferiva portare avanti ragazzi con una certa determinata struttura fisica rispetto a chi, magari più esile, era molto più prestante. Il che non ha fatto emergere chi avrebbe fatto realmente la differenza in campo.
Problema che la nazionale italiana si è portata dietro troppo tempo e quando è corsa ai ripari si è trovata con una squadra molto giovane, inesperta e in cronico recupero del gap che si è creato con le alte squadre di Tier1 che invece, non avendo tale politica, sono in piena crescita. Vedi i risultati degli All Blacks in questi test match tanto per avere un esempio.
Non che la attuale Italia sia una squadra da buttare, ma ancora necessita di attenta programmazione e le ultime tre partite sono un lampante esempio di quanto sto cercando di spiegarvi.

Scegliendo un quasi sicuro successo al botteghino la FIR ha nuovamente invitato gli All Blacks in quel dell'Olimpico. Partita duramente contestata in quanto dal risultato scontato e inutile per entrambe le formazioni come test del proprio gioco. Ma si sa, la Haka piace a tutti e una gita a Roma fa sempre piacere.


Gli Azzurri invece ci sorprendono e sfoderano una prova maiuscola dove riescono per buona parte della partita ad arginare la marea nera andando a realizzare quella che ho definito "la loro migliore sconfitta di sempre".

Arriva poi il secondo match, contro l'Argentina e gli Azzurri non sono gli stessi. Il calo fisico e mentale è evidente visto l'enorme sforzo della settimana precedente, su tutti l'infortunio di Marco Riccioni, e l'Italia che prima era stata osannata per aver perso contro gli All Blacks viene additata come inconcludente e incapace. Immancable la sconfitta contro un avversario che, in situazione ottimale, sarebbe stato tranquillamente a portata.

A concludere la ciliegina sulla torta, l'Uruguay. Affrontato e sconfitto dalla formazione Italia A ha avuto modo e l'intelligenza di organizzare nuovamente il proprio gioco forti anche dei vari rincalzi arrivati dalle varie squadre di campionato europee. Arrivano invece tardi gli avvicendamenti per l'Italia e ne esce una partita di scarsa bellezza e, a momenti, a favore dei Los Teros.

Viene a questo punto da porsi una domanda. Vista l'attuale situazione e la disperata necessità di far crescere nuovamente il movimento rugbystico italiano, è proprio necessario affrontare tali partite e soprattutto in questo ordine?
Forse non è meglio armarsi di umiltà e limitarsi a qualche scontro diretto e cercare di tornare in alto nel ranking? Forse non è il caso di sfidare il Giappone, la Georgia o la Russia (tanto per fare degli esempi) invece di farsi del male contro gli All Blacks e riuscire poi a giocare bene le altre partite? Gli amanti del rugby questo lo capiscono, e bene.
Il rugby, purtroppo, sta diventando sempre di più mercato e i diritti televisivi servono, lo capisco, ma in questo momento, con la attuale squadra, l'Italia non può permettersi una tale politica di gestione delle partite.

 

 

 

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