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Italia condannata per tortura: una sentenza sulla nostra dignità

Il 7 aprile scorso la sentenza della Corte europea dei Diritti umani ha condannato l’Italia per non aver perseguito e nemmeno identificato gli autori delle violenze della polizia contro le persone che parteciparono al vertice del G8 di Genova nel 2001

I fatti si svolsero nella notte tra il 21 e il 22 luglio, quando il vertice internazionale in corso in quei giorni si era ormai concluso. Più di trecento poliziotti fecero irruzione nella scuola Diaz dove, oltre a un gran numero di attivisti e manifestanti, si trovavano anche il centro stampa messo in piedi da vari organi d’informazione alternativi e gli studi di Radio Gap. L’intervento violento delle forze dell’ordine causò più di sessanta feriti e 93 persone furono arrestate e trasportate alla vicina caserma di Bolzaneto.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

Nelle motivazioni della sentenza europea si legge che la risposta delle autorità italiane è stata inadeguata, soprattutto perché alla polizia è stato permesso di “rifiutarsi impunemente di dare alle autorità competenti la collaborazione necessaria all’identificazione” degli agenti sospettati delle violenze. Ad esempio, durante il processo davanti al tribunale italiano, le forze dell’ordine hanno inviato alla procura foto molto vecchie degli agenti coinvolti. Inoltre l’Italia ha condannato solo i funzionari di polizia e non gli autori materiali delle violenze.

A seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 2012, in cui solo 17 funzionari di polizia sono stati condannati per falsa testimonianza e calunnia, anche Amnesty International si è espressa duramente, ricordando che i fallimenti e le omissioni dello Stato nel rendere pienamente giustizia alle vittime delle violenze di Genova sono stati di tale entità che le condanne che ne sono seguite sono risultate comunque inadeguate.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

La condanna della Corte europea dei Diritti umani non riguarda solo i funzionari e gli agenti di polizia ma l’intero Paese. Ciò che è accaduto è qualificabile come “trattamenti crudeli assimilabili ad atti di tortura” ed è successo proprio in Italia. La Corte ha riconosciuto che c’è un “problema strutturale” nella legislazione italiana, in quanto non ha gli strumenti idonei a punire il reato di tortura. L’assenza di un reato specifico ha fatto sì che fattispecie qualificate e qualificabili come tortura fossero sanzionate con pene lievi e non applicate per intervenuta prescrizione. Il codice penale italiano, infatti, in casi come quello della Diaz prevede che siano punite solo le lesioni personali.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

Testimonianza di una detenuta al carcere di Bolzaneto.

Le violenze di Genova, però, riguardano persone torturate. Persone che vennero trasferite a Bolzaneto, dove non subirono solo lesioni personali ma furono costrette a rimanere per ore in posizioni dolorose, furono picchiate e ferite senza ricevere le cure adeguate, costrette a cantare canzonette oscene, minacciate di subire violenze e stupri e sottoposte a perquisizioni corporali eseguite in modo volutamente degradante. Le deposizioni portano alla luce, inoltre, tutto il repertorio di insulti e umiliazioni sessiste subito dalle ragazze, e con esso il clima di volgare e incivile maschilismo presente nella caserma. C’è chi si ricorda le parole precise: “Sei senza dignità”. E quell’ufficiale aveva ragione, quelle persone erano state spogliate del loro diritto fondamentale alla dignità per mano degli stessi agenti che quel diritto avrebbero dovuto garantirlo.

Testimonianza di un detenuto al carcere di Bolzaneto.

Testimonianza di un detenuto al carcere di Bolzaneto.

Occorre ricordare che l’art. 1 della Convenzione contro la tortura del 1984, ratificata dal nostro Paese nel 1988, definisce tortura “ogni atto per mezzo del quale un dolore o delle sofferenze acute, sia fisiche che mentali, vengono deliberatamente inflitte a una persona da agenti della pubblica amministrazione o su loro istigazione o comunque da altre persone che agiscono in posizione ufficiale”. La tortura è, quindi, la perdita definitiva dell’umana dignità, una crisi collettiva fatta di barbarie, fallimenti e paura.

Questa Convenzione prevede che ogni Stato si adoperi per perseguire penalmente quegli atti di tortura delineati all’art. 1 della stessa. Sono passati oltre 25 anni ma l’Italia ancora non ha tenuto fede al suo impegno. Nel frattempo, molti altri casi che chiamano in causa la responsabilità delle forze di polizia sono emersi e purtroppo continuano a emergere, senza che vi sia stata una risposta adeguata da parte delle istituzioni.

Testimonianza di un detenuto al carcere di Bolzaneto.

Testimonianza di un detenuto al carcere di Bolzaneto.

Il dibattito sulla legge per l’introduzione del reato di tortura in Italia è ormai in discussione da due anni. Il 9 aprile, la Camera dei Deputati ha approvato un disegno di legge che mira a introdurre il reato di tortura nel nostro Paese. Si tratta sicuramente di un testo non perfetto, ma è stato fatto, tuttavia, un importante passo avanti. Ora il disegno di legge è passato al Senato, che quanto prima dovrà esaminarlo e possibilmente migliorarlo… per il nostro diritto alla dignità.

Chiara Parapini per Segnali di Fumo

Questo articolo è stato pubblicato qui

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